[05/02/2013] News toscana

Enzimi contro vernici, la lotta contro le bombolette spray riparte dall'università di Pisa

Il progetto dell’ateneo si guadagna un finanziamento di 820mila euro dal Miur

Nonostante che in qualche caso si tratti di vere e proprie espressioni artistiche e che i writer tengano a distinguersi dai semplici "imbrattatori", chiunque deturpi o imbratti un bene pubblico o privato è punibile, secondo il codice penale, con una multa, oppure, se l'infrazione è commessa su un edificio di interesse storico-culturale, si può rischiare anche il carcere. Tra l'altro, nel 2011 il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge delega per rendere più efficaci le attività di contrasto dei reati contro il patrimonio culturale. Ma al di la delle norme più severe che possono servire anche da deterrente per i male intenzionati o per chi cerca una "tela" per dare sfogo alla propria vena artistica, quando il danno è fatto è poi necessario ripulire.

A tal proposito il dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'università di Pisa ha da dire la sua: ha infatti studiato una tecnica innovativa che utilizza gli enzimi per rimuovere scritte e graffiti fatti con vernici spray sulle superfici in pietra. Questo progetto di ricerca di interesse nazionale (Prin) "Sostenibilità nei beni culturali: dalla diagnostica allo sviluppo di sistemi innovativi di consolidamento, pulitura e protezione" è coordinato da Maria Perla Colombini, docente di Chimica analitica allo stesso dipartimento.

«In generale il progetto di ricerca si propone di studiare metodologie innovative ed ecocompatibili per il consolidamento e la pulitura di manufatti artistici. Nello specifico, l'uso di enzimi sulle superfici in pietra permetterà di superare gli svantaggi che derivano dai metodi di pulitura tradizionali di natura meccanica o chimica che comportano la formazione di microfratture ed abrasioni, la permanenza di residui anche tossici, oltre ai tempi lunghi e ai costi elevati degli interventi». L'obiettivo, quindi, è quello di  mettere a punto dei sistemi di nuova generazione atossici, biocompatibili, e a basso costo per il consolidamento, la protezione e la pulitura di diversi supporti e manufatti storico-artistici: dal legno archeologico degradato alle superfici pittoriche e lapidee.

«Tutte le tecnologie proposte troveranno un efficace banco di prova nell'ambito dei partenariati con musei a cominciare dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e da altre realtà che individueremo nel corso del progetto- ha aggiunto Colombini- I risultati della ricerca saranno quindi sfruttabili ai fini di orientare sempre di più le strategie conservative verso una filosofia di conservazione preventiva, più sostenibile dal punto di vista dei costi e dei rischi rispetto a interventi di restauro generalmente invasivi e costosi».

Il progetto, che si è appena aggiudicato un finanziamento del Miur di circa 820mila euro, durerà tre anni e vede come partner l'Ateneo pisano, l'Istituto di scienze e tecnologie molecolari del Cnr di Perugia e le università di Torino, Milano-Bicocca, Palermo, Cagliari, Firenze e Bari.

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