[05/02/2013] News

Scienza, tecnologia ed ecologia: che ne sanno i candidati premier?

I risultati del sondaggio Ecobarometro, di cui parliamo in un altro pezzo del giornale di oggi, ci dicono che la disoccupazione e le criticità ambientali sono in cima alle preoccupazioni dei cittadini.

Temi centrali per la politica nostrana (e non solo) che, alle prese con la campagna elettorale, non dedica invece a questi temi l'attenzione che meriterebbero. La pressione degli elettori, però, si fa sentire anche in questo campo. È infatti grazie all'iniziativa promossa dal gruppo Dibattito Scienza se tre candidati premier - Pierluigi Bersani, Oscar Giannino e Antonio Ingroia (mentre Silvio Berslusconi, Mario Monti e Beppe Grillo non hanno neanche accettato il confronto) - hanno risposto a 10 domande su temi che spaziano da scienza, tecnologia e ricerca alle politiche per la riconversione ecologica del Paese.

Domande e risposte al completo sono disponibili online, ma 4 di queste sono particolarmente interessanti nell'ottica della sostenibilità: vertono sulla lotta ai cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico, sulla politica energetica italiana quanto sulla gestione dei rifiuti solidi urbani. Dovessimo valutare l'attenzione della politica per questi temi dall'ampiezza e dal dettaglio di queste risposte - in confronto tra loro - dovremmo affermare che soltanto il centrosinistra sembra avvinarsi al dedicargli il giusto peso. Sarebbe certo una valutazione per difetto, vogliamo sperare, ma in questo caso risposte davvero articolate appaiono cliccando sul sorriso sornione col quale viene presentato Bersani.

A partire da quella sulla messa in sicurezza del territorio, che il leader Pd conferma che essere «la prima "Grande Opera" di cui l'Italia ha urgente bisogno», quando «un recente studio dell'Ordine dei Geologi rileva invece che dal dopoguerra a oggi il nostro Paese ha speso 213 miliardi di euro per arginare le mille emergenze che si sono verificate». La risposta al problema passa dunque, tra le varie iniziative, da «un fondo nazionale pluriennale per la difesa del suolo, dotandolo di adeguate e certe risorse» all'ampliamento degli incentivi sull'efficientamento energetico (55%) «anche alla messa in sicurezza sismica dei fabbricati privati».

L'attenzione per il comparto dell'edilizia è altrettanto viva nell'affermare che lì è presente «una delle priorità delle politiche climatiche», ossia «il potenziamento delle iniziative sull'efficienza energetica», passando «dall'innalzamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra al 2020 e della quota di rinnovabili da raggiungere alla fine del decennio (dal 17% al 20% sui consumi finali)» fino al «favorire la spinta all'innovazione» rilanciando «iniziative analoghe a quelle del programma "Industria 2015" che avevamo avviato nel 2007 per fare emergere soluzioni di punta nei comparti dell'efficienza, delle rinnovabili, della mobilità sostenibile e per rafforzare le competenze sull'adattamento ai cambiamenti climatici». Sulle scelte di politica energetica appare molto discutibile, invece, il passaggio in cui Bersani afferma che «il principio che deve guidare le scelte del Paese è l'ambiente e non il petrolio; detto ciò non bisogna nemmeno inseguire i fantasmi e quindi, ad esempio, in mare è necessario distinguere l'estrazione di petrolio da quella del gas, che non può inquinare le acque».

Nelle risposte di Bersani non manca l'attenzione anche per il riciclo: se ancora siamo lontani da un'attenta riflessione sui flussi di materia che attraversano la nostra economia (o anche soltanto il tema dei rifiuti speciali, 4 volte gli urbani), riguardo ai rifiuti urbani almeno viene affermato chiaramente come sia necessario che «il sistema della gestione integrata dei rifiuti urbani» sia organizzato attraverso «percorsi che promuovano nuovi comportamenti, l'innovazione delle tecnologie e sistemi organizzativi più efficienti per raggiungere gli obiettivi ambiziosi della Direttiva europea 2008/98/CE. Tale Direttiva, deve costituire, non solo in termini formali, un punto imprescindibile di riferimento dal punto di vista politico e istituzionale. Occorre adeguare la legislazione nazionale e regionale per costruire quella "società del riciclaggio" prefigurata dalla stessa Direttiva».

Da questo punto di vista merita un rilievo particolare l'attenzione al «Piano Nazionale per la prevenzione dei rifiuti (che dovrà essere redatto entro il 12/12/2013)» che - dichiara Bersani - «sarà l'occasione per un forte impegno politico del Pd, convinti come siamo che prevenire la produzione dei rifiuti sia la vera risposta».

Ma non potrà essere certo l'unica, e quindi avanti con l'idea di «promuovere un ciclo virtuoso di produzione di beni riciclabili, attuando la responsabilità del produttore, attraverso l'introduzione di tributi speciali sui beni "superflui" o non riciclabili immessi sul mercato». Al livello di fiscalità, dirigere sull'industria del riciclo almeno quegli incentivi diretti adesso alla termovalorizzazione dovrà essere un'idea sulla quale riflettere.

Quel che è certo è che, dopo le accese polemiche per la rinuncia del Pd ad una parte della corrente ambientalista interno al partito, i temi forti della sostenibilità stanno emergendo di nuovo. Questo, almeno a parole: ma un manifesto d'intenti è ben diverso da un programma dettagliato, e i cittadini italiani - come conferma il sondaggio Ecobarometro di cui sopra - si aspettano che l'attenzione attorno a questi temi salga ancora, e che possa contribuire a formulare una risposta per creare nuovo lavoro, quella nuova linfa di cui il Paese ha disperatamente bisogno.

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