[31/01/2013] News toscana

La neve di Auschwitz si scioglie in lacrime

Giovedì 30 gennaio, Giorno della Memoria. Come il 27 gennaio, come domani. Per ricordare non basta una sola giornata: 364 soli da smemorato sono davvero troppi da veder sorgere in un anno. E se "sostenibilità" significa anzitutto capire quale eredità vogliamo che la nostra società conservi per se stessa e per i suoi eredi, anche un quotidiano di economia ecologica può permettersi di ricordare quel che non può essere dimenticato, ma che mai dovrà essere rivissuto in futuro. Lo facciamo in controtendenza, in un giorno non tradizionale, prendendo di nuovo a prestito le belle parole di Walter Fortini, collega della Regione Toscana, che ha accompagnato i ragazzi della nostra terra nel viaggio del Treno della memoria.

Il treno corre verso Firenze. La nebbia prende il posto della neve e i ragazzi toscani, come era stato per tutta la sera prima, fanno avanti e indietro per salutare Tatiana ed Andra Bucci, instancabili testimoni degli orrori di Birkenau ed Auschwitz. Gli studenti hanno in mano il libro che racconta la loro storia. Nel vagone si entra a stento. Chiedono alle sorelle di appuntare sopra al libro un pensiero, una frase. Anche all'andata era stato lo stesso. Ma i volti dei ragazzi sono ora diversi. La riprova arriva dalla schermo di un computer, dove scorrono le interviste fatte all'andata, prima di partire. "Riuscirete mai a perdonare?" chiede ancora qualcuno. In tanti glielo hanno chiesto in cinque giorni. "No - ammette una delle due - La vita certo va avanti.Ma per un sopravvissuto che ha visto tanto orrore è difficile perdonare". Anche Shlomo Venezia diceva lo stesso. Due giornaliste del Washington Post, che faranno un reportage sul treno e sulle due sopravvissute, prendono appunti.

Prima di arrivare a Padova dove scendono- Andra abita lì- le sorelle triestine vogliono salutare tutti e la loro voce corre sugli altoparlanti del treno."Shalom" . "Siete meravigliosi, ci avete emozionato. Senza di voi non sarebbe stato lo stesso". "Spero che vi ricorderete di tutto quello che avete visto, vissuto e sentito, di questo viaggio faticoso e non certo gioioso. Magari non subito, nel tempo". Perchè ad Auschwitz, come ha detto qualcuno in questi giorni, c'era ancora la neve, quella che cantava Guccini. Nel mondo c'è ancora la neve; e tuona il cannone e sale lento il vento, ieri come oggi. Per questo vedere e testimoniare è importante. Linda, pisana, scrive su twitter: "Domani sera il compito più importante, raccontare a mia nipote di nove anni dove sono stata".

Il treno si ferma. Sono le undici. L'ultimo saluto è veloce, perché i finestrini del treno quest'anno non si possono aprire. Una ragazza regala ad Andra un braccialetto. Il viaggio è finito. Anzi no, continuerà a casa.

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