[30/01/2013] News

Airpocalypse a Pechino. Cresce la protesta contro lo smog cancerogeno

In un sondaggio su Sina Weibo il 99% chiede una legge sull’aria pulita di tipo “occidentale”

Mentre nella Cina settentrionale una pesante nebbia carica di inquinanti costringe il governo a chiudere aeroporti ed autostrade, a Pechino gli abitanti continuano a soffocare per un inquinamento atmosferico che supera di gran lunga i livelli di sicurezza, e stanno accadendo cose abbastanza inusuali. Un sondaggio online  sulla popolare piattaforma social media Sina Weibo,  lanciato da Pan Shiyi, magnate immobiliare della Soho China, tra i pochissimi ricchi cinesi che hanno preso a cuore la causa di aria pulita,  ha avuto un successo travolgente: in 10 ore hanno risposto 32.000 persone  e il  99% chiede che il governo emani una legge sull'aria pulita sul modello del Clean Air Act Usa e dei regolamenti dell'Ue.  Secondo gli internauti cinesi le misure dovrebbero comprendere giornate senza auto nei periodi di smog, standard più severi sulle emissioni auto  e maggiori protezioni per la salute pubblica. 

Secondo l'agenzia ufficiale cinese Xinhua, la coltre di inquinanti cancerogeni che ormai avvolge Pechino da circa un mese si estende in realtà su circa 1,3 milioni di chilometri quadrati, un'area grande tre volte la California. A Pechino questa settimana la visibilità si è ancora ridotta e secondo gli abitanti si tratta del peggior smog di sempre.

Il governo municipale della capitale cinese sembra in grandi difficoltà e Pan, che fa parte del Congresso nazionale del popolo come rappresentante di Pechino, ha avvertito che «Il controllo dell'inquinamento atmosferico richiede la partecipazione di tutti i cittadini. Userò la mia posizione come delegato all'Npc per presentare i risultati di questo voto all'Npc ed al governo. La cosa più importante è attuare leggi».

Secondo gli indici governativi, la qualità dell'aria nella capitale cinese per due settimane è stata da "molto insalubre" o "pericolosa". L'ambasciata statunitense a Pechino ha fatto analisi dell'aria in proprio ed ha detto che i livelli di inquinamento da polveri fini, note come Pm2.5, lunedì notte avevano raggiunto quota 517 - quasi il doppio del livello 300, considerato pericoloso per l'uomo - mentre l'Organizzazione mondiale della sanità raccomanda una esposizione giornaliera su media annua non superiore a 20. Secondo i dati ufficiali del governo cinese, martedì i livelli raggiunti nella maggior parte dell'area di Pechino erano di 400.  Ma l'ambasciata Usa due settimane fa aveva registrato livelli di 700, definiti "airpocaliypse". Un ospedale pediatrico nel centro di Pechino ha curato 9.000 bambini per febbre, asma e disturbi respiratori e le mascherine anti-smog sono ormai diventate usuali a Pechino, dove erano una rarità.

Un pechinese che ha partecipato al sondaggio scrive su Weibo: «Penso di sapere che coloro che hanno votato no sono i principali produttori di inquinamento che hanno paura di una legge danneggerebbe i loro interessi, oppure sono creature che non respirano».

La spinta dell'opinione pubblica è arrivata fino ai palazzi del potere comunista assediati dallo smog e le autorità ambientali di Pechino la settimana scorsa hanno presentato una serie di misure per ridurre l'inquinamento, comprese la immediata rottamazione di 180.000 veicoli vecchi, la chiusura di 450 impianti altamente inquinanti e la sostituzione di decine di migliaia di caldaie a carbone.

Xinhua scrive che ieri il governo municipale di Pechino ha tenuto una riunione d'urgenza «Per il lavoro di emergenza per controllare il grave inquinamento dell'aria. Tutte le contee, i dipartimenti, le imprese e le istituzioni devono prendere l'iniziativa di sospendere il 30% per cento dei veicoli ufficiali di servizio». Poi sono state chiuse  temporaneamente 103 fabbriche altamente inquinanti, ma l'aria della capitale è rimasta pericolosa.

Lo scetticismo online scetticismo è evidente e molti non nascondono i dubbi sulla caapacità di attuare queste misure da parte del governo metropolitano. Altri blogger fanno notare che ci vorrebbero soluzioni più drastiche e complete e che in altre città della Cina l'inquinamento è anche peggiore che nella capitale.

L'esempio più ricorrente è quello del Clean Air Act della Gran Bretagna del 1956, approvato dopo il "Great Smog" di Londra che in 4 anni provocò la morte di ben 12.000 persone, e che a portato Londra a scrollarsi di dosso i problemi dell'inquinamento atmosferico. Oppure Clean Air Act Usa approvato nel 163, che secondo l'Union of Concerned Scientists ha evitato la morte premature di 400.000 persone.

Il dibattito su una legge per l'aria pulita sta mettendo in difficoltà la leadership cinese uscita dall'ultimo congresso del Partito comunista. Il premier cinese Wen Jiabao è intervenuto in un forum del leader comunisti ed ha sottolineato: «Le recenti nebbie e smog hanno colpito la vita normale e la salute della gente. Dobbiamo prendere misure efficaci per accelerare il miglioramento della nostra struttura industriale, promuovere il risparmio energetico e costruire una civiltà ecologica Dobbiamo utilizzare le azioni in modo che la gente possa vedere la speranza».

Nonostante la crescente rabbia dell'opinione pubblica per l'inquinamento e la volontà di molti cinesi di rinunciare a una crescita economica solo quantitativa in cambio di un ambiente più pulito, ogni tentativo di imporre restrizioni significative agli inquinatori inevitabilmente si scontra con potenti interessi costituiti e con reti di potere controllate dal Partito comunista cinese e dai "principini" i figli in affari dei leader comunisti.  Le emissioni di veicoli a diesel sono  una delle principali fonti di Pm 2.5, ma il comitato responsabile della definizione di norme per il gasolio in Cina è dominato dagli uomini delle raffinerie di petrolio, che non vogliono produrre combustibile più pulito perché il prezzo del carburante è fissato dal governo e loro ci guadagnerebbero di meno. 

Ma il nazionalismo cinese sembra ormai una malattia inguaribile. Molti dei partecipanti al sondaggio anti-smog hanno suggerito che ci siano forze ostili dietro a chi impedisce di disinquinare la Cina: «Le persone che hanno votato no? Vengono sfruttate da elementi anti-cinesi», ha commentato un microblogger. 

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