[29/01/2013] News

Ex Urss e Protocollo di Kyoto, Bonfatti: «In Bielorussia politica fondata su una doppia bugia»

Dal summit climatico Russia, Bielorussia, Kazakistan e Ucraina un no all’accordo di Doha

Dopo il vivace scambio di opinioni tra l'ambasciatore della Bielorussia Evgeny Shestakov e la nostra redazione ci scrive Massimo Bonfatti, presidente di Mondo in cammino. «Esprimo (avendo sviluppato negli ultimi due decenni, con tantissime missioni e relazioni, una discreta conoscenza della realtà bielorussa) la mia più profonda adesione alle opinioni di greenreport - argomenta Bonfatti - convinto e sapendo che in Belarus la politica (fra cui quella ambientale, deducibile dai provvedimenti degli ultimi anni in merito al fallout di Chernobyl) si fonda su una doppia bugia: quella istituzionale che, nel tempo, è diventata il marchio distintivo del regime illiberale di Lukashenko e una dell'Aiea  (International atomic energy agency, ndr), organizzazione che, misconoscendo e minimizzando le conseguenze della tragedia di Chernobyl, subdolamente supporta quello  stesso regime illiberale che poi i governi che ne compongono la lobby, deprecano in altre sedi».

Intanto, da quanto scrive il 23 gennaio da Minsk la Belarusian Telegraph Agency (BeIta) emerge il quadro del meeting anti-Protocollo di Kyoto: «Esperti provenienti da Bielorussia, Kazakistan, Russia e Ucraina sono incontrati a Minsk il 21-22 gennaio per discutere le questioni del cambiamento climatico». L'agenzia bielorussa cita il ministro degli Esteri Sergey Martynov, che spiega che le consultazioni multilaterali dei 4 Paesi più importanti dell'ex Unione Sovietica hanno analizzato «I risultati della 18esima sessione della Conferenza delle parti della UN Framework Convention on Climate Change e l'ottava  riunione della Conferenza delle parti del Protocollo di Kyoto, che si è svolta a Doha dal 26 novembre all'8 dicembre 2012».

Su Responding To Climate Change (Rtcc), Olga Dobrodivoda scrive: «Russia, Bielorussia, Ucraina e Kazakistan hanno deciso quella che viene definita una "serie di misure" in risposta all'accordo ai climate talks dell'Onu a Doha lo scorso dicembre di prorogare il Protocollo di Kyoto. Il meeting della scorsa settimana a Minsk ha stabilito che tutti sono ancora scontenti di un emendamento al trattato di Kyoto, che significa che le loro emissioni devono essere inferiori rispetto a quelle del 2008-2010. Questo è un problema per le economie in fase di transizione, che speravano di aumentare le emissioni, mentre continuano a crescere e a migliorare il tenore di vita».

Oleg Shamanov, un alto funzionario del ministero degli Esteri russ, ha spiegato a Rtcc che «I quattro Paesi, alla fine dei colloqui, hanno condiviso le preoccupazioni su un certo numero di "violazioni procedurali", con la presidenza del Qatar che ha apertamente ignorato le proteste, ed una apparente mancanza di consenso per l'adozione del pacchetto».

Non è ancora chiaro quali misure Russia, Bielorussia, Kazakistan ed Ucraina vogliono adottare in risposta alla proroga del periodo di impegni del Protocollo di Kyoto, ma Shamanov ha detto che a Minsk gli esperti hanno concordato «Un insieme di misure volte a garantire gli interessi di Russia, Bielorussia, Kazakistan e Ucraina a livello nazionale, regionale e internazionale». Riguardo a come i Paesi ex sovietici intendono sviluppare queste misure anti-Kyoto, Shamanov ha fatto notare che notato che comunque quanto deciso  «Non può non avere delle conseguenze per il processo di accettazione delle modifiche di Doha. Per i quattro paesi non c'è praticamente alcun senso nell'accettare l'emendamento, in quanto è stato spinto a forza».

La Russia ed i suoi fedeli alleati vedono in quello che è successo alla Cop18 Unfccc di Doha puro "nichilismo giuridico", e sottolineano che «A meno che queste tendenze negative non vengano affrontate, lavorare nell'ambito della Durban platform potrebbe portare ad una forma di danni collaterali. Questa situazione non può essere semplicemente ignorata. A meno che non siano adottate misure radicali per combattere queste tendenze negative, questo  potrebbe seriamente influenzare le prospettive di progettazione e adozione del nuovo accordo globale sul clima».

Già il 17 gennaio Yuri Yaroshevich, vice capo dell'Ufficio centrale per la democrazia multilaterale e capo dell'Ufficio per la cooperazione economica e lo sviluppo sostenibile del ministero degli Esteri bielorusso, aveva  annunciato  in una conferenza stampa a Minsk che  «La Bielorussia procederà ad un'analisi giuridica della decisione approvata alla conferenza sui cambiamenti climatici di Doha», ed aveva aggiunto: «E 'presto per dire quali a conclusioni arriveremo, perché siamo solo all'inizio del nostro cammino, ma posso dire che la Bielorussia sta completamente studiando la decisione adottata nel corso della conferenza da diversi punti di vista, anche finanziari, economici, quelli di natura giuridica, ambientale e anche politica, concentrandosi su l'impatto dell'accordo "Kyoto-2" sui nostri piani di crescita economica».

Poi ha annunciato il meeting di Minsk: «Le  consultazioni hanno lo scopo di elaborare una posizione coordinata sulle decisioni adottate durante la recente conferenza di Doha e analizzare il loro impatto sugli interessi nazionali della Bielorussia. Le agenzie governative del paese condurranno  inoltre una analisi. Dopo aver tenuto le consultazioni e dell'analisi, la Bielorussia deciderà se ha senso partecipare alla seconda fase del Protocollo. Vorremmo sottolineare che il protocollo di Kyoto sta perdendo la sua importanza. La conferenza ha formalizzato impegni per meno di 40 Stati che di fatto generano solo il 15% delle emissioni, non ci sono impegni per i Paesi in via di sviluppo, molti dei quali rilasciano molto più gas serra della Bielorussia, il che dà loro un ulteriore vantaggio competitivo rispetto alla Bielorussia».

Naturalmente Yaroshevich, utilizzando praticamente le stesse parole della lettera inviata ieri dall'ambasciatore  Shestakov  a greenreport.it, ha sottolineato che «La Bielorussia attribuisce primaria importanza alla cooperazione internazionale sul  cambiamento climatico. Siamo interessati a equilibrati ed efficienti meccanismi multilaterali sul clima che soddisfino gli interessi di tutti gli Stati, compresi i Paesi in fase di transizione. Queste non sono solo parole, siamo in grado di dimostrarlo con i dati riguardanti: i risultati raggiunti nella riduzione dell'intensità energetica del Pil  sono davvero impressionanti». 

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