[29/01/2013] News toscana

Un cacciatore presidente di un parco? Basta coi pregiudizi

Trovo assai corretta l'opinione di Renzo Moschini in merito all'appello lanciato contro l'ipotesi di nomina di Luca Santini a presidente del Parco delle Foreste Casentinesi. La presa di posizione di persone pur autorevoli e degnissime di stima, non convince nemmeno me. E se Moschini ha argomentato facendo riferimento, con la solita coerenza, a questioni istituzionali, io vorrei guardare agli aspetti  di principio. Credo infatti che l'ostilità nei confronti di Santini sia basata su di un pregiudizio assoluto invece che su di una valutazione obiettiva. Santini è un apprezzato amministratore che nel corso della sua vita è stato anche responsabile dell'Urca, una associazione regionale di cacciatori che si è sempre distinta nel panorama dell'associazionismo venatorio per cultura ambientale, equilibrio, apertura alla collaborazione con le istituzioni e in particolare con le associazioni ambientaliste. Se i detrattori si fossero presi la briga di leggere

il manifesto dei principi che accompagna lo statuto dell'Urca avrebbero visto che esso non considera la caccia uno sport, ma una pratica gestionale, da esercitare solo quando utile, appunto, alla gestione ambientale.

Non sono un cacciatore e non ho molta simpatia per chi passa parte della propria esistenza con un fucile in spalla in cerca di selvaggina da abbattere, ma so che di chi sa sparare con criterio alla fauna selvatica c'è bisogno, in certi casi, persino nei parchi. Naturalmente di tale capacità non si può fare un merito ai fini dell'accesso a un incarico come quello di cui stiamo parlando, ma nemmeno può manifestarsi come un ostacolo l'aver esercitato - immagino con coscienza, responsabilità e apertura mentale - una pratica normale e legale.

Non vedo dunque come la nomina di Santini possa minacciare un Parco che poggia su leggi istitutive, regolamenti, sorveglianze, tecnici, tutti indirizzati alla conservazione e alla repressione di eventuali abusi. In proposito, e di passaggio, suggerisco di dare un'occhiata ai passi in avanti fatti dal Parco nazionale dei Monti Sibillini da quando, alcuni anni fa, è stato nominato direttore Franco Perco. Anch'egli, in quanto reduce da esperienze di collaborazione con associazioni faunistiche, dovette affrontare un'ondata di reazioni 'sopra le righe' ma ha potuto mettere a buon frutto la sua preparazione in materia faunistica.

L'altro pregiudizio che investe Santini è quello di essere amministratore locale. Come persona arrivata all'ambientalismo da esperienze amministrative, ho passato tanto tempo a cercare di persuadere i miei interlocutori del fatto che se in Italia si è fatto qualche passo in avanti sul tema della conservazione (lo so, i passi sono pochi, ma i parchi erano sei o sette e oggi sono centocinquanta) ciò è stato grazie all'ingresso in scena delle amministrazioni locali. Del resto, salveremo il mondo con qualche isola di natura in un deserto di marciume o quando tutte le autonomie saranno della partita?

Tutti potremmo ricordare il nome di amministratori locali che sono stati ottimi presidenti di Parco nazionale (Fusilli al Gargano, Lasen e Bonan alle Dolomiti Bellunesi, Tanelli all'Arcipelago Toscano, Rossi al Gran Sasso e in Abruzzo, Marcaccio ai Monti Sibillini e altri ancora) così come il nome di altri che sono stati mediocri o pessimi, ma non in quanto amministratori locali, in quanto amministratori 'tout court'. La mia idea è che gli appetiti localistici si combattono soprattutto localmente, valorizzando chi ha dimostrato di saperli affrontare sul campo; più difficilmente affidandosi a uomini della provvidenza, per quanto degni, preparati e dediti all'abnegazione.

Per concludere: i parchi, come si sa, corrono rischi ben più gravi rispetto a quello di essere amministrati da persone che conoscono il proprio territorio, rispettano le leggi e magari conoscono anche la materia di cui si devono occupare.

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