[25/01/2013] News

Trappola dei prezzi, quelli del carbone sono troppo bassi: se non salgono, gas non competitivo

Una nota della Deutsche Bank aggiunge un preoccupante dato alle purtroppo consuete notizie sulle difficoltà a ridurre le emissioni di gas serra: «Un calo costante dei prezzi europei del carbone, che coincide con un mercato stretto del gas significa che i prezzi del carbone dovrebbero aumentare di circa 80 dollari per tonnellata in modo da ripristinare la competitività del gas per la generazione di energia. In termini di valore comparativo di un generatore di corrente, il gas naturale è attualmente scambiato a un livello che è così costoso rispetto al carbone che i prezzi del carbone dovrebbero aumentare a 163 dollari per tonnellata in Europa, e 169 dollari per tonnellata nel Regno Unito, al fine di ripristinare la competitività del gas naturale per la generazione dell'energia per il carico di base. Il gas naturale non sarà competitivo rispetto al carbone a meno che non scenda a una media di 17,5 euro/MWh in Europa, e 18,8 euro/MWh nel Regno Unito».

Secondo EMP Weekly Market Review «I livelli alti di esportazione del carbone da parte di produttori come la Colombia, il Sudafrica e gli Stati Uniti hanno portato ad una mercato in eccesso di offerta e hanno contribuito a ridurre i prezzi».

Energy Market Price sottolinea che «Il contratto futures del carbone API2 2014 ha registrato una tendenza verso il basso durante l'estate del 2011 ed è sceso di quasi il 30% a circa 100 dollari per tonnellata. Allo stesso tempo, i mercati del gas europei sono ristretti in quanto i compratori sono in concorrenza con le società energetiche asiatiche per l'importazione di gas naturale liquefatto (Gnl), e le forniture dai gasdotti dalla Russia e dalla Norvegia sono anche loro ristrette. Questo significa che é necessario che i prezzi del carbone devono ripristinare la competitività nella produzione di energia elettrica pulita generata dal gas è aumentata di 50 dollari l'estate dello scorso anno a più di 80 dollari per tonnellata all'inizio del 2013».

Una situazione che pone problemi giganteschi per la politica energetica dell'Unione Europea che punta ad una transizione dalle centrali a carbone verso quelle a gas, che emette meno gas serra e che permetterebbe meglio all'Ue di centrare i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni. Una situazione che ringalluzisce Paesi carboniferi e grandi consumatori di carbone come la Polonia, che si è opposta fino all'ultimo agli impegni europei contro il cambiamento climatico.

La Deutsche Bank ha infatti anche detto che «I prezzi attuali del gas sono troppo alti per creare incentivi e investire nelle nuove centrali a gas», una cosa richiesta dai policy-makers che vogliono uscire dal carbone per raggiungere gli obbiettivi comunitari e nazionali di riduzione delle emissioni.

Ma il comunicato della banca tedesca lascia poco spazio alle interpretazioni: «Il gas naturale è scambiato ben al di sopra dei costi di un incentivo per un nuovo progetto associato del gas. Al contrario, il carbone termico è recentemente aumentato appena sopra il livello richiesto dai produttori per raggiungere il prezzo di equilibrio, che è tra i 89 e i 93 dollari per tonnellata. A causa di questa grande differenza di prezzo, la Deutsche Bank ha consigliato «Un contratto a lungo termine per la negoziazione del carbone termico e una negoziazione a breve termine del gas naturale inglese.
In termini di offerta, ci si aspettano rischi di interruzioni relativamente bassi perché le vie delle esportazioni russe verso l'Europa sono in espansione attraverso il Nord Stream e il South Stream (pipeline), mentre la produzione norvegese si concentra sull'aumento della flessibilità dei mercati con l'Europa che diventa relativamente meno dipendente dal Gnl rispetto al 2011».

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