[25/01/2013] News

Verso una soluzione diplomatica del dossier nucleare iraniano?

Iran, ambiente, Palestina, Primavera araba e Cina i dossier più importanti per il nuovo segretari di Stato Usa

«Per 15 anni i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza hanno dichiarato che un Iran
nucleare è  inaccettabile, ma ormai ci siamo vicini». E' quanto ha detto una vecchissima volpe della
politica internazionale, Henry Kissinger, intervenendo al World economic forum in corso a Davos.
«Credo che questo punto sarà  raggiunto in un futuro molto prossimo», ha aggiunto l'ex segretario di
Stato Usa riferendosi alla possibilità che Teheran completi il suo programma nucleare ed abbia a
disposizione armi atomiche. Per quanto riguarda la minaccia di proliferazione nucleare in Medio
Oriente, Kissinger ha ammonito: «Credo che un'azione unilaterale da parte di Israele potrebbe
essere l'ultima, disperata risorsa. Si dovrebbe dare a questi negoziati una possibilità concreta.
Questa non è una sfida all'identità nazionale iraniana o allo sviluppo da parte dell''America o dai
Paesi della regione. Ma se l'Iran continua ad utilizzare i negoziati per guadagnare tempo e per
perseguire il suo programma nucleare, questo potrebbe costringere altri Paesi della regione ad
adottare programmi simili. Mi aspetto che l'Iran sia all'ordine del giorno della nuova amministrazione
Obama». Secondo Kissinger «Un mancato contenimento dell'Iran avrebbe conseguenze
agghiaccianti. Se le armi nucleari continueranno a diffondersi nella regione ... dove le passioni
politiche sono così grandi... potrebbe sorgere una sorta di conflitto nucleare. Questo sarebbe un
punto di svolta nella storia dell'umanità».

All'ex segretario di Stato Usa ha risposto chi tra
pochi giorni sostituirà Hillary Clinton nello stesso incarico: John Kerry (nella foto).
Durante un'audizione alla commissione esteri del Congresso il senatore democratico si è impegnato
a cercare una soluzione diplomatica per la crisi nucleare iraniana ed ha indicato le sue priorità.


La prima è proprio quella di impedire in tutti i modi all'Iran di continuare il suo programma
nucleare privilegiando però la via diplomatica; sostenere una soluzione a due Stati per il conflitto
israeliano-palestinese, sempre più a rischio dopo la vittoria (anche se meno travolgente del previsto)
della destra israeliana; sostenere la democrazia nei Paesi della primavera araba; rafforzare i legami
con la Cina.

Ma Kerry ha anche detto che l'amministrazione Obama intende accelerare sul
fronte della lotta ai cambiamenti climatici. «In sostanza - si legge oggi sul sito della radio
internazionale iraniana Irib - l'agenda di Kerry è in sintonia con le priorità indicate da Barack Obama
nel discorso con cui ha inaugurato il suo secondo mandato presidenziale. E in totale continuità, come
lo stesso Kerry ha sottolineato, con l'azione portata avanti negli ultimi 4 anni dal segretario di Stato
uscente, Hillary Clinton».

Kerry ha detto durante l'audizione: «Il nostro compito è dare
voce a chi è senza voce nel mondo. E la nostra politica non è determinata solo dall'uso dei droni o
dal dispiegamento dei soldati. Il presidente Obama l'ha detto più volte, noi preferiamo risolvere le
crisi con la diplomazia. Ma sia chiaro che la nostra determinazione sarà massima, soprattutto per
ridurre nel mondo la minaccia nucleare».

Agli ayatollah Kerry ha mandato a dire: «Faremo
tutto quel che dobbiamo per impedire all'Iran di ottenere l'arma atomica e riaffermo qui ed oggi che
la nostra politica non è quella di contenere i problemi ma di prevenirli e l'orologio gira per i nostri
sforzi miranti ad assicurare il rispetto delle regole e la responsabilità».

L'amministrazione
Obama a fissato a marzo la data limite perché l'Iran avvii una «Cooperazione sostanziale» con
l'International atomic energy agency, altrimenti scatteranno altre sanzioni del Consiglio di Sicurezza
dell'Onu.

La Repubblica islamica nel 2012 ha partecipato a tre round di colloqui con il
gruppo 5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Usa e Germania)ma non si sono visti progressi.
Kerry ha confermato la linea di Obama: «Dispiegherò ogni sforzo per dare alla diplomazia tutte le
chances di riuscita, però nessuno deve dubitare della nostra risolutezza a ridurre la minaccia
nucleare. Dato il nostro straordinario interesse per la non-proliferazione nucleare, dobbiamo
risolvere le questioni riguardanti il programma nucleare dell'Iran».

Il premier israeliano
Benyamin Netanyahu, dopo la striminzita vittoria alle urne, il 22 gennaio ha ripetuto una altra volta
le sue minacce contro l'Iran per il suo programma nucleare: «La prima sfida era e resta impedire
all'Iran di dotarsi di ordigni atomici».

A Kerry e Netanyahu ha risposto il ministro degli
esteri russo, Sergej Lavrov che ha messo in guardia Israele e gli Usa contro un eventuale attacco
militare all'Iran: «L'idea di progettare e poi portare a termine un attacco agli impianti nucleari
iraniani e in generale alle sue infrastrutture è molto pericolosa. L'Iran è una potenza chiave, senza il
cui aiuto non sarà possibile risolvere i problemi della regione mediorientale». 

Intanto
qualcosa si muove sul fronte diplomatico: il ministro degli esteri dell'Iran, Ali Akbar Salehi, durante
la sua visita in Egitto  ha proposto che sia Il Cairo ad ospitare il prossimo round di trattative con i
Paesi G5+1. L'Egitto ha detto che si consulterà con i mediatori internazionali sulla possibilità di
ospitare questi incontri. 

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