[24/01/2013] News

Nucleare, in Europa si sceglie di nuovo: il referendum dimenticato della Bulgaria è alle porte

Il 27 gennaio sì o no alla centrale di Belene: lo stesso primo ministro Borissov la considera dannosa, denuncia imbrogli e costi eccessivi

Il 24 ottobre 2012 il presidente bulgaro Rossen Plevneliev fissò il 27 gennaio 2013 come data per lo svolgimento del primo referendum nazionale nella Bulgaria democratica, ma in Europa lo sanno in pochi. E in Bulgaria non sembrano molto interessati.

Si tratta di dire sì o no alla realizzazione del progetto per la seconda centrale nucleare a Belene, un impianto che ha visto un tragicomico tira e molla tra il governo di destra bulgaro ed i russi di Rosatom. I deputati di Sofia, tanto per rendere la cosa ancora più complicata, hanno deciso che la domanda del referendum non conterrà la parola chiave: "Belene". I bulgari dovranno rispondere con "sì" o "no" alla domanda: "Vuole che l'energia nucleare si sviluppi nella Repubblica di Bulgaria attraverso la costruzione di una nuova centrale nucleare?". Perché il referendum sia valido, dovrebbe andare alle urne almeno il 60% degli elettori, cosa che sembra molto improbabile in un Paese dove la fiducia e la partecipazione politica sono sempre più basse e dove anni di propaganda sovietica e post-comunista a favore del nucleare hanno lasciato il segno nei cittadini.

Come scrive Bulgaria Oggi, «Purtroppo manca ancora una campagna del tutto adeguata ed informativa, grazie alla quale i cittadini possano essere informati in modo dettagliato su quello che dovrebbe succedere con la realizzazione del progetto Belene». Tanto che il gruppo Verde al Parlamento Europeo ha annunciato una  causa contro la Commissione elettorale centrale presso la Corte europea dei diritti dell'Uomo perché i Verdi non hanno ottenuto il permesso di partecipare alla campagna referendaria. «Contrariamente alla legge bulgara - spiega il giornale -  i "Verdi" hanno avuto a disposizione solo tre, invece delle quattro settimane previste per la raccolta di 7000 firme, richieste per la registrazione. I sostenitori della risposta "sì" nella campagna sono stati addirittura registrati per la partecipazione nella campagna senza la richiesta di neanche una firma». Ma i Verdi europei non si sono dati per vinti: la co-presidente Rebecca Harms ha partecipato ad iniziative in Bulgaria a sostegno degli ambientalisti e gli europarlamentari hanno realizzato un video per chiedere ai bulgari di votare contro il nucleare.

Se il referendum passasse, la Bulgara costruirà a Belene - al confine con la Romania - una nuova centrale nucleare che lo stesso primo ministro Boyko Borissov considera inutile e dannosa, una specie di truffa ordita dalla Russia ai danni della Bulgaria. Gli antinuclearisti bulgari sono in crescita e si battono duramente, ma sembrano ancora minoritari tra l'opinione pubblica.

Secondo alcuni sondaggi la maggioranza dei bulgari è favorevole al nucleare. Georg Tuparev e Borislav Sandov, co-presidenti dell'associazione ambientalista Zelenite dicono che «Alle persone non sono state date informazioni sufficienti per prendere una decisione informata. Molti anni di lavaggio del cervello pro-nucleare sono un fattore determinante». Marina Dragomiretzkaya, leader del partito verde Zelena Partiya, sottolinea che il governo non ha esaminato le possibilità di sfruttare fonti di energia sostenibili, non c'è chiarezza sugli aspetti finanziari della costruzione della centrale nucleare: «Perché non spendere soldi per comprovate strategie verdi: efficienza energetica, energie rinnovabili, il riciclaggio e la green economy?» 

In questo referendum gli attivisti antinucleari si sono trovati di fronte ad un compito improbo: tempo limitato per la campagna elettorale, mancanza di soldi, nessun accesso libero e senza censure ai media. 

Ma a pochi giorni dal referendum, mentre nonostante tutto gli ambientalisti riuscivano a far salire il tono della campagna, allo scontro tra il governo e l'opposizione si è unito anche il partito di destra del Gerb: ha tirato fuori testimonianze dalle quali risulterebbe che ancora nel 2008 si sapeva che la centrale sarebbe costata più di 10 miliardi di euro, la Natsionalna Elektricheska Kompaniabulgara non disponeva dei mezzi per coprire la propria quota e la tedesca Rwe si era ritirata dalla costruzione di Belene perché contraria al pagamento anticipato effettuato dallo Stato per l' impianto.

L'ex ministro dell'economia e dell'Energia del governo di coalizione Rumen Ovcharov, però ha detto per l'ennesima volta alla commissione parlamentare su Belene che il costo complessivo della centrale non supererebbe i 5 miliardi. Il direttore del dipartimento delle comunicazioni di "Rosatom", Sergey Novikov, ha detto All'Itar Tass che «Nel 2010 il costo per la costruzione delle due unità della centrale Belene era di 6.297 miliardi di euro», quindi ben più di 5 miliardi.

Bulgaria Oggi riferisce che davanti alla commissione parlamentare su Belene, Bulat Nigmatulin, un ex ministro russo ed esperto di energia nucleare, ha detto che «Belene costerà alla Bulgaria più di 10 miliardi di euro, il che significherebbe che il prezzo al quale si dovrà vendere l'energia elettrica da essa prodotta arriverà a 14 centesimi di euro per kW/h, cioè quasi due volte superiore al prezzo al quale attualmente comprano i produttori bulgari». Si tratta di un prezzo altissimo per una regione dove è prevista la costruzione di centrali a gas  che sfrutteranno la materia prima proveniente dal mega-gasdotto South stream.

«Tutto ciò renderà l'energia elettrica, prodotta dalla centrale nucleare di Belene,"invendibile" - ha spiegato Nigmatulin agli allibiti parlamentai bulgari - La Bulgaria anche adesso nuota in un mare di energia elettrica ed avrà abbondanza di elettricità per i prossimi 20 anni. L' energia elettrica pro capite prodotta in Bulgaria è quasi il doppio rispetto ai Paesi vicini. Inoltre, il funzionamento del quinto e sesto reattore della centrale nucleare Kozloduy potrà essere prolungato per i prossimi 15-20 anni. Io sono per l' energia nucleare, ma sono contro il progetto Belene».

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