[23/01/2013] News

Resilienza e società civile, per il World economic forum il futuro ha quattro facce

I cambiamenti planetari richiedono nuovi modelli di impegno per i cittadini

Oggi anche uno dei massimi quotidiani nazionali, la Repubblica, dedicata due pagine e una delle sue firme di punta - Federico Rampini - al tema della resilienza, che tiene banco al World economic forum di Davos, dove il gotha dei leader mondiali si riunisce annualmente. Rampini "scopre" così la resilienza, definendola addirittura un «neologismo», che dilaga «tra economisti, sociologi, guru delle nuove tecnologie», per poi chiedersi: «Se l'America "resiliente" è uscita per prima dalla recessione fra le economie occidentali, c'è una ricetta che l'Europa può imparare?»

Accostare lo sfaccettato termine "resilienza" all'America, che per i lettori di greenereport.it è pane e companatico quotidiano fin dalla nascita di questo giornale, continuiamo a trovarlo quantomeno azzardato - pur in termini puramente economici - visto che stiamo parlando del Paese e dell'economia che consumano più cibo, materie prime ed energia pro-capite... ma è proprio dal World economic (Wef) forum, con quel "Dinamismo resiliente" che ha dato l'input a Rampini e del quale greenreport.it ha scritto un paio di giorni fa, arriva la vera definizione di cosa sia una società "resiliente".  

Il World Economic Forum, infatti, in occasione del suo meeting annuale in corso a Davos ha pubblicato sulla resilienza i  rapporti "World Scenario Series", tra i quali c'è anche "The Future Role of Civil Society", che mette in luce le tendenze, le maggiori incertezze e le preoccupazioni strategiche per la società civile e le sue relazioni con altri settori fino al 2030. I risultati del rapporto si basano su ricerche approfondite ricerche e colloqui interattivi con più di 200 rappresentanti della società civile ed esperti di industria, politici e accademici, e si sono svolte nel corso degli ultimi 9  mesi. Tutto questo materiale è stato utilizzato per creare 4 scenari delle sfide che si presume dovrà affrontare la società civile nei prossimi due decenni. Il rapporto Wef spiega che «Gli scenari puntano a sfidare i decision-makers con ipotesi sul contesto attuale e futuro della società civile, al fine di prendere decisioni più consapevoli». Ecco i 4 scenari disegnati dal Wef:

Mad Max: Un mondo caratterizzato da conflitti internazionali e nazionali, nel quale i governi esercitano forti controlli di sicurezza sia sul business che sulla società. I livelli di finanziamento per le sfide sociali e lo sviluppo sono limitate. Qualcosa di simile a quello che sta succedendo in Russia ed in diversi Paesi dell'ex Unione Sovietica e nelle dittature dei Paesi in via di sviluppo.

Transparently Blurred  Uno scenario nel quale la crescita economica è relativamente elevata nel periodo 2020-2030 e in cui il governi e business sono entrambi profondamente impegnati ad affrontare le sfide sociali. L'accesso ai dati, alla tecnologia e il controllo rigoroso sono le caratteristiche di una rivoluzione che riguarda sia l'attività economica che lo sviluppo sociale.

Turbulence and Trust Deficits  Un mondo caotico dove la fiducia è una merce rara. Eppure, grazie alle possibilità offerte dalla nascita della "networked society", c'è un desiderio latente ma significativa di un l'impegno sociale dei cittadini, in particolare a livello locale. Sembra un ritratto dell'attuale società italiana appesa tra reazione e possibilità di progresso.

Privatized World Uno scenario che vede il fallimento di molti governi, dove la diseguaglianza è estrema e le corporations svolgono il ruolo più importante all'interno della società, anche come fornitori dei servizi sociali. Qui siamo ad una via di mezzo tra la Grecia affondata ella crisi e il neo-conservatorismo iperliberista e la Shock Economy pienamente applicata.

«Con il recente aumento della protesta civile e dell'attività on-line, la società civile è oggi più importante e influente che in qualsiasi altro periodo della storia - afferma il rapporto - La tecnologia e la demografia hanno prodotto popolazioni sempre più consapevoli, meglio connesse e sempre più colte, spesso dominato da "coorti" giovani. Queste popolazioni chiedono giustizia sociale e responsabilità da parte di tutte le istituzioni in un momento di incertezza economica e politica. Allo stesso tempo, il ruolo del business  è mutato, con sempre più "corporate entities" che si impegnano in fide sociali e ambientali di importanza locale e globale». 

Un quadro che, purtroppo, stride con quanto possiamo osservare oggi guardandoci in giro - specialmente in campagna elettorale - e che ci fa domandarci dove siano rimasti impigliati (salvo virtuosi esempi) la società civile e il business italiani: è evidente che questi cambiamenti planetari richiedono nuovi modelli di impegno per società civile, imprese, governi ed organizzazioni internazionali.

Il rapporto mette in evidenza sei aree prioritarie per le organizzazioni della società civile per costruire strategie a lungo termine: Livello e fonti di finanziamento per le sfide della società; Influenza sociale e politica di un maggiore accesso alla tecnologia; Entità e tipo di impegno dei cittadini per le sfide della società; Stato della stabilità geopolitica globale e regionale ed integrazione globale dei mercati; Effetto del degrado ambientale e dei cambiamenti climatici sulle popolazioni: Livello di fiducia nei governi, nelle imprese e nelle organizzazioni internazionali.

Il Wef evidenzia che «L'opportunità per tutti i leader di società civile, business, governi ed organizzazioni internazionali è quella di sfruttare queste incertezze e cambiamenti per progettare nuove soluzioni alle sfide collettive. La società civile può svolgere un ruolo particolarmente forte in questo processo come fattore abilitante e sfidante costruttivo. Come "attivatore", la società civile è in grado di creare lo spazio politico e sociale per collaborazioni che si basano sulla fiducia, il servizio e il bene collettivo. In qualità di sfidante costruttivo, sia le organizzazioni tradizionali che emergenti della società civile possono fornire a sé stesse ed agli altri stakeholders i massimi livelli di responsabilità, mantenendo il loro ruolo di voce dei sotto-rappresentati e di difensori di un  cambiamento sociale trasformativo».

Secondo Nicholas Davis, direttore delle Constituents and strategic initiatives del World economic forum, «La società civile ha un ruolo vitale da svolgere, sia indipendentemente che come catalizzatrice di altri settori. Dato che tutti gli stakeholders devono rispondere ad un turbolento ambiente globale, per i leader ci sono opportunità per lavorare insieme a nuovi modi per co-creare una società resiliente». 

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