[22/01/2013] News

Bastano 36 miliardi di dollari in pił all'anno di finanziamenti pubblici per salvare il clima

Green Investment Report: il World economic forum riassume in 4 punti i modi e mezzi per sbloccare i finanziamenti per la crescita verde

Secondo il rapporto The Green Investment Report: The Ways and Means to Unlock Private Finance for Green Growth, «Una maggiorazione di solo 36 miliardi di dollari degli attuali investimenti del settore pubblico per lottare contro il global warming (96 miliardi di dollari) sarebbe sufficiente per mobilitare dei capitali privati dell'ordine di 570 miliardi di dollari. Questo investimento permetterebbe così di rispondere ai 700 miliardi necessari per affrontare la minaccia più pressante che pesa sull'economia mondiale».

36 miliardi in più di spesa pubblica (al mondo!) per mobilitare capitali privati sarebbero dunque sufficienti a colmare il deficit di investimenti verdi ed a innescare una crescita sostenibile e raggiungere gli obiettivi internazionali per lottare contro il cambiamento climatico: davvero poca roba per un mondo che ha investito enormemente di più per salvare le banche e che spreca ogni giorno molto di più per comprare armi e tenere in piedi la macchina militare mondiale (in Italia sta ormai diventando una barzelletta la querelle sugli aerei F35).

«In un'epoca nella quale gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti e sempre più costosi - ricorda il rapporto - I governi che hanno a che fare con delle restrizioni di bilancio sono alla ricerca di nuove soluzioni per rispondere ai cambiamenti climatici. Un investimento di quest'ordine potrebbe contribuire a stabilizzare le temperature nel mondo e sarebbe inferiore al budget recentemente approvato dal Congresso degli Stati Uniti (50 miliardi di dollari) per ricostruire le infrastrutture dopo il passaggio dell'uragano Sandy».

Presentando il rapporto a Davos, Thomas Kerr,  direttore della Climate change and green growth initiatives  del World economic forum (Wef), ha sottolineato che «Rendere più verde l'economia è la sola maniera per rispondere ai bisogni di una popolazione di 9 miliardi di abitanti entro il 2050. Esistono numerosi esempi di governi che hanno mirato gli investimenti in modo strategico al fine di mobilitare fondi privati a favore di infrastrutture verdi. E' venuto il momento di applicare su grande scala le soluzioni che hanno avuto successo».

Secondo il Climate vulnerable forum  il global warming provoca ogni anno circa 5 milioni di morti  e costa 1,2 trilioni di dollari all'economia globale, cioè l'1,6% del Pil mondiale. Nei soli Usa il costo delle catastrofi naturali nel 2012 ha superato i 110 miliardi di dollari. Il rapporto del Wef evidenzia che «Entro il 2030 il costo combinato dell'evoluzione del clima e dell'inquinamento atmosferico raggiungerà il 3,2% del Pil mondiale. Saranno i Paesi meno sviluppati ad essere colpiti in pieno con perdite che raggiungeranno l'11% del loro Pil», un impatto che azzererebbe qualsiasi crescita economica, anche quella cinese, ormai scesa intorno al 7-8%. Il Green Investment Report fa un esempio virtuoso per certi versi inaspettato: riguarda la Banca mondiale, che ha investito 6 miliardi di dollari in fondi climatici, che a loro volta hanno attratto 8 dollari di co-finanziamenti per ogni dollaro investito.

Il rapporto sottolinea inoltre che «L'aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili e nelle infrastrutture verdi potrebbe incoraggiare lo sviluppo sostenibile, ridurre le emissioni di gas serra e stimolare la crescita economica  mondiale. I governi devono mirare il finanziamento pubblico per attirare i capitali privati verso gli investimenti verdi utilizzando delle misure come le cauzioni, i prodotti assicurativi o le misure di incentivazione quando si basano su politiche appropriate». Non sembra proprio la politica adottata dal nostro governo...

La Climate change and green growth initiatives del  Wef definisce «Urgente investire al fine di evitare l'eventuale impatto devastante del global warming e dei fenomeni meteorologici estremi, quali quelli ritrovati in numerose regioni del mondo nel 2012. Gli scienziati ammettono che le condizioni meteorologiche estreme costituiscono oggi "la nuova norma" e che non solo costano care all'economia mondiale, ma che il loro costo aumenterà ancora. Se non interveniamo, il mondo subirà un aumento della temperatura media di 4°C entro la fine del secolo. Secondo gli specialisti, questo potrebbe innescare altre catastrofi, comprese ondate di calore estreme, tempeste tropicali più devastanti, la diminuzione degli stock alimentari e l'innalzamento del livello dei mari che colpirebbe centinaia di milioni di persone». 

La produttività delle risorse naturali, inoltre, non sta aumentando abbastanza velocemente per arginare l'esaurimento di risorse essenziali, in particolare acqua e foreste. L'erosione del suolo è in accelerazione e gli stock ittici sono in rapidissimo declino. «Tali tendenze, combinate con una crescente instabilità climatica, stanno spingendo in alto i prezzi delle materie prime, minacciando la sicurezza alimentare in un numero crescente di comunità», avverte il rapporto.

Ma di fronte a questo quadro, noto ma sempre più nero, il Wef resta ancora ottimista: «La crisi climatica rappresenta una possibilità di investimenti che possono produrre delle possibilità per il lavoro ed altri vantaggi comunitari. Questi ultimi due decenni hanno mostrato un grande progresso risultante dalla creazione di mercati redditizi per le tecnologie verdi, con investimenti mondiali nelle energie rinnovabili che hanno raggiunto 257 miliardi di dollari nel 2011, un aumento del 17% in rapporto al 2010», un aumento addirittura di 6 volte rispetto al 2004 ed il 93% in più rispetto al 2007, l'anno prima della crisi finanziaria globale.

I tassi di crescita della produttività agricola mondiale sono superiori a quelli della popolazione globale e, dagli anni '90, più di 2 miliardi di persone hanno avuto un accesso migliore all'acqua potabile. Le opportunità economiche e di miglioramento ambientale fornite dall'efficienza energetica sono ormai ampiamente riconosciute, mentre il risparmio di consumo di carburante dei veicoli è più che raddoppiato rispetto agli anni '70.

Il rapporto evidenzia anche che «I Paesi in via di sviluppo svolgono un ruolo crescente nel sostenere la transizione, dimostrando che un Paese non ha bisogno di rinunciare alle sua aspirazioni di crescita quando incoraggia un mercato interno favorevole alle tecnologie eco-compatibili». 

Alla presentazione del rapporto è intervenuto anche l'ex presidente del Messico, Felipe Calderón, che attualmente presiede la Green growth action alliance, una coalizione di banche, grandi imprese, agenzie nazionali di finanziamento ed Ong fondata al G20 del 2012 in Messico, con l'obiettivo di sbloccare i finanziamenti privati al green investment e che ha commissionato e finanziato il rapporto. Dalle parole dette da Calderón a Davos però fa capolino il rischio della privatizzazione dei beni comuni e del  land grabbing: «E' evidente che ci troveremo davanti ad una crisi climatica che rischia di avere un impatto devastante sull'economia mondiale. Stimolando gli investimenti privati a favore dell'acqua, dell'agricoltura e delle energie non inquinanti, insieme possiamo creare più resilienza per l'economia globale ed il nostro ambiente».

Il Green Investment Report si conclude infine con 4 raccomandazioni per mobilitare gli investimenti privati e rispondere alla sfida climatica:

1. Rendere più verdi gli investimenti e in tal modo l'economia è  l'unica opzione. Costruendo sul 2012 G20 Summit, i leader del G20 dovrebbero ribadire che rendere l'economia più green è l'unica strada per una crescita ed uno sviluppo sostenibili e misurare i progressi compiuti usufruendo degli investimenti privati.

2. La transizione è finanziariamente sostenibile. I costi incrementali di una crescita più verde sono insignificanti rispetto ai costi dell'inazione, con il risparmio proveniente dal minor consumo di carburante si compensano in gran parte le esigenze di investimento. Per accelerare e guidare la green growth transformation, i governi, gli investitori e le organizzazioni internazionali devono migliorare gli sforzi per superare gli ostacoli e migliorare il monitoraggio globale, l'analisi e la promozione degli investimenti verdi.

3. L'interesse pubblico e la stabilità a lungo termine delle finanze pubbliche richiedono sia "investment-grade policy frameworks" che una finanza pubblica mirata. I governi del G20 devono accelerare la graduale eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili, mettere in atto degli indicatori a lungo termine dei prezzi del carbonio, permettere un libero scambio maggiore di tecnologie verdi ed aumentare gli investimenti nell'adattamento climatico. L'investment-grade public policy è un prerequisito importante per coinvolgere il settore privato. Le istituzioni finanziarie pubbliche devono raddoppiare gli sforzi per mobilitare capitali privati attraverso sperimentati strumenti e meccanismi "scaling up" ma anche con la progettazione di nuovi fondi e strumenti per attrarre finanziamenti privati per nuove opportunità di investimento.

4. Gli investitori privati hanno bisogno di un nuovo approccio per beneficiare delle opportunità del green investment. Gli investimenti in infrastrutture verdi forniscono interessanti rendimenti a lungo termine, adeguati al rischio. Gli investitori privati non devono aspettare che politiche pubbliche perfette elimino  qualsiasi ragionevole rischio. Possono migliorare l'analisi comparativa del rischio del green investment  grazie a un maggiore uso degli investor forums e all'impegno con le agenzie di finanza pubblica per promuovere nuove soluzioni di finanziamento che aprono un attraente mercato sostenibile.

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