[22/01/2013] News

Obama goes green! Gli ambientalisti Usa esultano all'insediamento del presidente

Clima ed energie pulite in cima all’agenda di Barack Obama: «L'America non può resistere a questa transizione, dobbiamo guidarla»

E' stato davvero travolgente il discorso con il quale il presidente Usa Barack Obama ha inaugurato il suo secondo mandato. «Noi, il popolo - ha dichiarato, ponendo l'accento sul sentimento della collettività  - crediamo ancora che i nostri obblighi in quanto gli americani non siano solo per noi stessi, ma per tutti i posteri.  Rispondere alla minaccia del cambiamento climatico, sapendo che il non farlo sarebbe tradire i nostri figli e le generazioni future. Qualcuno può ancora negare la sentenza schiacciante della scienza, ma nessuno può evitare l'impatto devastante degli incendi che infuriano, della siccità paralizzante e delle tempeste più potenti. Il cammino verso le fonti di energia sostenibile sarà lungo e talvolta difficile. Ma l'America non può resistere a questa transizione, dobbiamo guidarla. Non possiamo cedere ad altre nazioni la tecnologia di una nuova energia che crea posti di lavoro e nuove industrie, dobbiamo rivendicare questa promessa. In questo modo manterremo la nostra vitalità economica ed i nostri tesori nazionali: i nostri boschi e cosi d'acqua, i nostri campi coltivati e i picchi innevati. Così preserveremo il nostro pianeta affidato alle nostre cure da Dio. Questo è ciò che darà un senso alla fede dichiarata dai nostri padri».

Il discorso di Obama ha ricordato il "moonshot moment" del suo discorso sullo stato dell'Unione del 2011, quando ha insistito sul fatto che Usa avevano raggiunto il loro "Sputnik moment", ed ora devono ancora una volta spingere sull'innovazione e le tecnologie energetiche pulite, se vogliono stare al passo con gli altri Paesi. Il che vuol dire che se prima il pericolo veniva dall'Unione Sovietica lanciata nello spazio, ora viene dalle pale eoliche e dai pannelli solari cinesi.

Gli ambientalisti statunitensi sono entusiasti. Frances Beinecke, presidente del Natural resources defense council (Nrdc) ha definito il discorso di Obama «Un invito all'azione contro il caos climatico che sta investendo il nostro Paese e minacciando il nostro futuro». La rielezione di Obama ha così rinvigorito gli ambientalisti che vogliono che il Congresso e l'Amministrazione Obama affrontino finalmente i cambiamenti climatici, ma i repubblicani (e diversi democratici) hanno fatto e faranno di tutto perché questo non accada, così come pretendono le Big Oil, i King Carbon e la lobby nucleare. Da quel che ha detto Obama, la soluzione potrebbe essere quella di aggirare i veti repubblicani con nuovi regolamenti imposti dall'Environmental protection agency (Epa). Obama però si trova già ad affrontare una difficile prova sulla quale gli americani e le Ong ambientaliste misureranno la sua sincerità: la prossima decisione del Dipartimento di Stato sul progetto dell'oleodotto Keystone XL, che dovrebbe trasportare il petrolio delle sabbie bituminose canadesi dall'Alberta alle raffinerie Usa sulla costa del Golfo del Messico.

Un investimento da 7 miliardi di dollari contro il quale gli ambientalisti stanno organizzando per febbraio una imponente manifestazione nella capitale Washington, per chiedere un cambiamento di passo nell'azione di Obama sul clima che parta proprio dalla bocciatura del Keystone XL.

Michael Brune, direttore di Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, si è detto rincuorato dal discorso e dagli impegni presi da Obama per rispondere alla distruzione climatica: «In effetti, in America le nostre possibilità sono infinite e Sierra Club, con 2,1 milioni di membri e sostenitori sollecita il Presidente  a consolidare la posizione della nostra nazione come leader globale dell'energia pulita per andare tutti verso l'energia sostenibile, ritenendo colpevoli gli inquinatori e rifiutando la pericolosa pipeline delle sabbie bituminose. Lavoreremo senza sosta per garantire la transizione a fonti di energia pulita e sicura per combattere la sfida più urgente del nostro tempo».

Beinecke ricorda che le soluzioni non mancano: «Il momento di agire è ora. Le centrali elettriche sono la nostra più grande fonte di inquinamento da anidride carbonica. Dobbiamo ridurre l'inquinamento. Dobbiamo farlo ora, per il bene del nostro Paese, dei nostri figli e per il futuro che condividiamo. La National Oceanic and Atmospheric Administration all'inizio di questo mese ha comunicato che  l'anno scorso è stato il più caldo mai registrato negli Stati Uniti continentali.  L'Nrdc  ha proposto un piano di buon senso per ridurre l'inquinamento delle centrali a carbone del 26% per cento entro il 2020. La proposta eviterebbe ogni anno l'emissione di circa mezzo miliardo di tonnellate di carbonio nell'atmosfera, riducendo l'impronta ecologica degli Usa di circa il 10% . Darebbe agli Stati la flessibilità necessaria per piani a misura del loro singolo mix energetico, consentendo alle utilities  di trovare il modo più conveniente per centrare gli obiettivi e far risparmiare alle famiglie fino a 700 dollari l'anno in costi di energia elettrica». 

Ma proprio a livello locale  sembrano nascere dubbi sulle reali intenzioni dell'amministrazione federale di Obama. ThinkProgress, che pure ha sostenuto a spada tratta i democratici in campagna elettorale e che ha apprezzato molto le parole di Obama sulla parità dei diritti per gay,  lesbiche e transessuali, proprio ieri scriveva: «La Casa Bianca continua la sua strategia fatalmente controproducente di promuovere il silenzio climatico». Il sito progressista i rifà a quanto scritto dalla Reuters: «La Casa Bianca ha chiesto che una discussione sul cambiamento climatico, in occasione del meeting dei sindaci di giovedì, si svolga a  porte chiuse, frustrando diversi partecipanti, anche se argomenti caldi, dall'immigrazione al controllo delle armi, hanno avuto un riscontro pubblico».

Il co-presidente del climate panel, Jim Brainard,  sindaco repubblicano di Carmel, nell'Indiana, ha detto che «Questo dovrebbe essere discusso apertamente». Heather Zichal che cura per conto della Casa Bianca il rapporto con i sindaci, si è rifiutato di rispondere alle domande di ThinkProgress  sul perché il meeting sarà a porte chiuse. Parlando prima del discorso di Obama, il sindaco di Seattle, Michae McGinn aveva detto: «Siamo alla ricerca di una leadership del presidente che dettagli al popolo americano la grandezza di questo problema. Ci sono un sacco di domande alle quali il presidente dovrebbe rispondere dal suo "pulpito" e spiegarne le conseguenze qui».

L'impressione è che Barack Obama abbia cominciato a rispondere, e che i suoi prossimi 4 anni potrebbero segnare una svolta per l'ambiente e per il pianeta.

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