[18/01/2013] News toscana

Rifiuti, "plastica" o "plastiche"? Meglio usare il plurale. Un esempio empirico dalla Toscana

Revet nel 2012 aumenta di 11.700 tonnellate le plastiche processate rispetto all’anno precedente

L'azienda Revet raccoglie, seleziona e avvia a riciclo  plastiche, acciaio, alluminio, vetro, poliaccoppiati (come il Tetra Pak) di gran parte della Toscana. All'interno dei suoi impianti sono passate, nell'arco dell'anno da poco concluso, ben 48mila tonnellate di plastiche (11.700 in più rispetto al 2011, principalmente a causa della lavorazione di materiale selezionato anche da altri centri di selezione toscani).

Una somma ben rilevante, che pure impallidisce rispetto alla quantità di materia masticata (e rifiuti prodotti) dalla nostra economia. Un flusso del quale sappiamo e parliamo sempre troppo poco o con scarsa cognizione di causa, anche quando ci affacciamo su quel tratta che apparentemente - dalle cronache dei giornali e dai battibecchi politici - sembra guardarci più da vicino: quello dei rifiuti.

È così che comunemente ribattezziamo un mare di rifiuti in realtà eterogeneo con un unico nome: plastica. In realtà, come ben si osserva dai dati diffusi da Revet, la varietà è molta, e altrettanto lo sono le destinazioni delle varie frazioni.

Le bottiglie e i flaconi, ad esempio, rappresentano il 37% del totale delle plastiche raccolte da Revet e rappresentano la frazione più nobile e più richiesta dal mercato (senza dimenticare che il Pet viene diviso anche per colore, per esempio il trasparente è quello che vale di più): Pet e Pe vengono dunque riciclati e destinati prevalentemente alla produzione di nuove bottiglie (nel caso del Pet),  o ad altri contenitori  o al settore tessile.

Il 44% delle plastiche raccolte e processate da Revet nel 2012 è invece il cosiddetto plasmix, che nel resto d'Europa e perfino in Germania viene avviato a recupero energetico. Grazie a un progetto di ricerca finanziato anche dalla Regione Toscana, Revet - insieme ai laboratori Pont-Tech e Pont-Lab -  ha dimostrato la fattibilità economica del riciclo meccanico del plasmix, che la newco Revet Recycling trasformerà nel densificato con cui realizza i profili per gli arredi urbani da esterni e i giochi per bambini o in granuli pronti per la stampa dei ri-prodotti (attualmente sono già sul mercato componenti per l'automotive, articoli per la casa, accessori per l'agroindustria, persiane per prefabbricati...).

Stessa destinazione per il 5%  rappresentato dal film, il 4% dal Mpo e di  altre frazioni minori come le cassette per l'ortofrutta il polipropilene rigido e il polipropilene filmico. Il 9% delle plastiche raccolte è invece il plasmix fine, impossibile da riciclare meccanicamente e destinato a recuperi meno virtuosi, come quello energetico. 

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