[18/01/2013] News

Lo scarafaggio bioluminescente di Guerre Stellari si è già estinto appena "scoperto"?

Primo caso di utilizzo della bioluminescenza a scopo difensivo. Ma la popolazione di “Jawa” sarebbe stata spazzata via da un’eruzione vulcanica

Nuove specie di insetti vengono scoperte ogni giorno, ma lo scarafaggio che avevano trovato  in Ecuador nel 2010 Peter Vršanský (dell'Accademia delle scienze della Slovacchia) ed il suo team di ricercatori russi, tedeschi e slovacchi, era così singolare che nel 2012, dopo un attento studio, ne hanno rivelato l'esistenza al mondo ed alla scienza battezzandolo in onore della saga di Guerre Stellari per la sua impressionante somiglianza con un personaggio del film: Jawa.

Ma l'insetto ha (o forse aveva) altre caratteristiche davvero incredibili: la "nuova" specie rappresenta l'unico caso noto di mimetismo bioluminescente. I modelli bioluminescenti del Lucihormetica luckae sono quasi identici a quelli "click beetle" (Pyrophorus) un coleottero velenoso con il quale condivide (o condivideva) il suo habitat.

Nello studio "The possibly extinct Lucihormetica luckae, which oddly resembles a Jawa from Star Wars" pubblicato sulla rivista scientifica Naturwissenschaften,  Vršanský e dal suo team spiegano che «La bioluminescenza è una caratteristica comune della comunicazione e della difesa degli organismi marini, ma questo fenomeno è assai limitato nel biota terrestre. Qui, i presentiamo una distribuzione geografica del solo terzo ordine di insetti luminescenti-luminescenti, scarafaggi con tutte le 13 nuove specie viventi (sulla base di campioni depositati) note e/o qui riportate. Dimostriamo per la prima volta che le foto-caratteristiche delle tre specie esaminate sono quasi identiche a quelli dei click beetles luminescenti tossici che imitano. Queste osservazioni sono le prove di un  mimetismo da luce e di un nuovo tipo di mimetismo difensivo, "Batesian and interordinal mimicry". La nostra analisi rivela sorprendentemente una novità evolutiva per tutti gli insetti viventi luminescenti, mentre in mare (ed probabilmente nel suolo) la luminescenza è presente anche in organismi filogeneticamente molto primitivi».

L'incredibile Lucihormetica luckae è il primo caso conosciuto di bioluminescenza asimmetrica: sfoggia macchie simili ad occhi sul dorso ed un terzo minuscolo sul lato destro.  Lo scarafaggio Lucihormetica luckae deve la sua fluorescenza ai batteri. Le macchie sulla superficie marrone scuro del suo carapace sono "pozzi" abitate da microbi che brillano sotto la luce fluorescente. Queste "lanterne" sono ricoperte da una superficie riflettente simile a quella dei fari delle auto. Vršanský aveva detto in un'intervista a Mongabay.com che «In questo modo l'insetto si nasconde dietro la sua stessa luminosità». Infatti, una recente analisi della bioluminescenza di queste creature dimostra che ha la stessa lunghezza d'onda della bioluminescenza dei click beetles, suggerendo che gli scarafaggi si "mascherano" come il loro "cugino" per evitare di essere mangiati dai predatori.

Il problema è che questo piccolo gioiello dell'evoluzione potrebbe non doversi preoccupare più dei predatori: si sarebbe estinto subito dopo la sua "scoperta". L'intera popolazione di Lucihormetica luckae  sarebbe stata spazzata via l'eruzione del vulcano Tungurahua, sulle cui pendici viveva.  Infatti, anche se la scoperta è stata resa nota solo nel luglio 2012, non ne è stato più trovato nemmeno un esemplare dopo l'eruzione del 2010 del Tungurahua.  

Comunque il suo sacrificio non è stato vano: i risultati della ricerca su di loro hanno dimostrato che la maggior parte degli animali marini bioluminescenti hanno probabilmente la loro origine nel Devoniano, almeno 400 milioni di anni fa. Mentre quelli bioluminescenti di acqua dolce sono tutti molto più giovani, non superiori  ai 65 milioni di anni.

«Abbiamo ottenuto indicazioni inaspettate, ma molto importante per l'origine della più moderna luminescenza terrestre - dice Vršanský - E' possibile che le specie luminescenti siano comparse a sulla terraferma solo quando la vita ha cominciato a diversificarsi la notte. Anche se ci sono indicazioni che alcuni dei dinosauri e degli uccelli che si erano evoluti prima gli insetti bioluminescenti fossero notturni».

Un'altra possibilità è che le specie terrestri abbiano solo recentemente risolto il problema dello smaltimento dei sottoprodotti tossici della bioluminescenza, cosa meno problematica in mare, dove le temperature sono spesso più fresche e stabili che nelle foreste tropicali. «Qualunque sia la ragione della discrepanza, il futuro per le specie terrestri bioluminescenti potrebbe non essere brillante - conclude Vršanský - Mentre gli insetti bioluminescenti si sono diversificati in 13 specie conosciute, la maggior parte di loro sono noti per un unico individuo raccolto. Questo suggerisce che sono estremamente rari ed a rischio di estinzione. Questo include anche le nuove specie che sono appena state descritte dalla scienza». 

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