[16/01/2013] News

I cambiamenti climatici nell'Artico europeo favoriranno (uomo permettendo) i mammiferi "opportunisti"?

A rischio ”specialisti” come il lemming e la volpe artica

Secondo quanto scrivono Anouschka Hof, Roland Jansson e Christer Nilsson, del Dipartimento di ecologia e scienze ambientali dell'università svedese di Umeå, nella ricerca "Future Climate Change Will Favour Non-Specialist Mammals in the (Sub)Arctics", il global warming nell'Artico (escluso il mare e le isole) sarà una catastrofe per i mammiferi specializzati, ma quelli più "opportunisti" ed adattabili ne potrebbero trarre numerosi vantaggi, uomini permettendo.

I ricercatori scrivono su PlosOne: «Si  prevede che gli ecosistemi artici e subartici siano particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici. L'area della tundra dovrebbe diminuire e i  climi temperati si estenderanno più a nord, danneggiando le specie che abitano negli ambienti settentrionali. Di conseguenza, le specie alle alte latitudini dovrebbero essere particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici, probabilmente vivendo contrazioni significative del loro areale. Contrariamente a queste aspettative, la nostra modellazione della distribuzione delle specie suggerisce che il cambiamento climatico previsto fino al 2080 favorirà la maggior parte dei mammiferi che attualmente vivono nell'Europa (sub) artica Europa».

La ricerca rivela che, attuando completamente la loro capacità di dispersione, la maggior parte delle specie potranno avere vantaggi dai  cambiamenti climatici, «Fatta eccezione per un paio di specialisti del clima freddo. Tuttavia, anche se per la maggior parte delle specie stanziali si contrarranno gli areali, se non sono in grado di spostare le loro nicchie climatiche, ma non si prevede che le specie si estinguano. Se il clima cambiasse ben oltre le attuali previsioni, tuttavia, le specie potrebbe scomparire».

La relativa stabilità della presenza dei mammiferi nelle aree artiche e subartiche europee va ricercata nell'adattamento di molte specie ai cambiamenti climatici che la regione ha sperimentato in passato, riducendo così le specie sensibili e gli areali limitati.

Lo studio, finanziato dal Nordic Council of Ministers, evidenzia che il pericolo maggiore per la maggioranza dei mammiferi artici e sub-artici non è il cambiamento climatico in sé, «Ma i possibili vincoli alloro capacità di dispersione e di cambiamenti nella composizione della comunità. Tali impatti dei cambiamenti futuri nelle comunità delle specie dovrebbero ricevere maggiore attenzione in letteratura».

Infatti la sopravvivenza di una singola specie artica può essere messa a rischio anche dell'alterazione della composizione dell'intera comunità dei mammiferi e degli altri esseri viventi: uno squilibrio tra prede e predatori che non frequentano più le stesse aree potrebbe essere fatale. Non solo qualche predatore potrebbe restare senza le sue prede preferite, ma molte prede potrebbero trovarsi a fare i conti con predatori sconosciuti "meridionali" che occupano aree dove prima non vivevano.

Infatti, le specie più a rischio sono la volpe artica e il lemming. La volpe artica, conosciuta anche come la volpe bianca, volpe polare o volpe della neve, è un piccolo carnivoro endemico delle regioni artiche dell'emisfero settentrionale ed è comune in tutta la tundra artica. E' così ben adattata a vivere in ambienti freddi che la sua pelliccia e bianca in inverno e scura in estate. Per questo non sembra in grado di resistere a temperature più calde, tanto che si è già osservato uno spostamento del loro areale verso nord. 

«Questi saranno gli unici casi  - spiega Nilsson che insegna ecologia del territorio - a condizione che le specie possano raggiungere le zone dove ci sarà un clima adatto a questi animali. Noi affermiamo che è altamente improbabile che tutti i mammiferi saranno in grado di farlo, il che è dovuto in parte alla crescente frammentazione dei loro ambienti vitali a causata dagli esseri umani. Queste specie ridurranno l'estensione della loro distribuzione». 

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