[14/01/2013] News

Efficienza energetica: Italia, Lituania e Repubblica Ceca non raggiungono gli obiettivi di investimento

Audit della Corte dei Conti europea. Il periodo medio di rimborso degli investimenti supera i 50 anni (in casi estremi i 150 anni)

La Commissione europea ricorda oggi che «Il costo dei maggiori consumi energetici, l'esaurimento delle riserve di combustibili fossili e l'effetto delle attività umane sui cambiamenti climatici mondiali sono all'origine delle recenti politiche in materia di efficienza energetica. Dal 2000, l'Unione europea, attraverso i fondi della politica di coesione, ha speso quasi cinque miliardi di euro per il cofinanziamento di misure di efficienza energetica negli Stati membri. La Commissione europea e gli Stati membri sono entrambi responsabili della sana gestione finanziaria di questi fondi».

La Corte dei conti europea ha valutato se gli investimenti della politica di coesione nell'efficienza energetica siano stati efficaci sotto il profilo dei costi/benefici e il risultato è abbastanza sconfortante, soprattutto perchè il campione comprendeva anche il nostro Paese: «La Corte a rilevato che i progetti selezionati per il finanziamento dalle autorità degli Stati membri non avevano obiettivi ragionevoli in termini di costi/efficacia, come ad esempio il costo per unità di energia risparmiata. Pur perseguendo obiettivi di risparmio energetico e di miglioramento del confort, essi non erano selezionati ai fini del finanziamento in base alla potenziale capacità di produrre benefici finanziari attraverso il risparmio energetico, bensì in base al fatto che gli edifici erano considerati "pronti" a ricevere i finanziamenti se necessitavano di una ristrutturazione e se la relativa documentazione era conforme ai requisiti».

La relazione speciale (RS 21/2012) della Corte dei conti europea, intitolata  "Efficacia in termini di costi/benefici degli investimenti della politica di coesione nel campo dell'efficienza energetica" ha valutato se gli investimenti della politica di coesione nell'efficienza energetica siano stati efficaci sotto il profilo dei costi/benefici. Per rispondere a tale quesito, la Corte «Ha inteso appurare se i) nelle fasi di programmazione e finanziamento siano state create le condizioni adeguate per rendere efficaci sotto il profilo dei costi/benefici gli investimenti nell'efficienza energetica e se ii) i progetti di efficienza energetica nell'edilizia pubblica siano stati efficaci sotto il profilo dei costi/benefici».

L'audit è stato svolto in Italia, Repubblica Ceca e Lituania, i Paesi che hanno avevano ricevuto i contributi più consistenti dal Fondo di coesione e dal Fondo europeo di sviluppo regionale per le misure di efficienza energetica nel periodo di programmazione 2007-2013 e che avevano anche stanziato gli importi più elevati per i progetti entro il 2009. L'audit ha incluso un esame di quattro programmi operativi e un campione di 24 progetti di investimento per l'efficienza energetica nell'edilizia pubblica ed ha concluso che «Non sono state create, in fase di programmazione e finanziamento, condizioni adeguate per rendere efficaci, in termini di costi/benefici, gli investimenti nell'efficienza energetica e che i progetti di efficienza energetica negli edifici pubblici controllati non sono stati efficaci sotto il profilo dei costi/benefici. Questo perché i programmi operativi esaminati non erano supportati da adeguate valutazioni del fabbisogno che individuassero i settori specifici in cui erano possibili risparmi energetici e le diverse opzioni per conseguirli in modo efficace dal punto di vista dei costi/benefici, giustificando così le misure scelte e il loro costo. Il concetto di efficacia sotto il profilo dei costi/benefici, o il miglior rapporto tra risorse impiegate e risultati raggiunti, non è stato un fattore determinante nel momento in cui gli Stati membri hanno assegnato finanziamenti a misure e progetti concreti in materia di efficienza energetica. Tale concetto non era stato neppure integrato nella valutazione svolta dalla Commissione prima dell'approvazione dei programmi operativi. Anche se i progetti controllati hanno prodotto le realizzazioni fisiche previste, quali la sostituzione di finestre e porte o l'isolamento di muri e tetti, il costo in relazione ai potenziali risparmi energetici è stato elevato. Più dell'efficienza energetica è stata valutata la necessità di rinnovare gli edifici pubblici. Anche se i progetti controllati miravano a risparmiare energia e ad accrescere il confort, non hanno generato un buon rapporto tra i risparmi energetici e i relativi costi d'investimento. In media, il periodo di rimborso previsto è stato di circa 50 anni, eccessivamente lungo rispetto alla vita utile delle componenti rinnovate e anche degli edifici stessi».

Gli audit energetici non erano obbligatori in Italia e Lituania e, nella Repubblica ceca che li richiedeva  raccomandavano opzioni di investimento troppo costose. «In 18 dei 24 progetti controllati, il risparmio energetico effettivo risultante dal progetto non ha potuto essere verificato in quanto non era stato misurato in modo attendibile», dice la Corte.

Harald Wögerbauer, il membro della Corte responsabile della relazione sull'efficienza energetica ha sottolineato: «Nessuno dei progetti da noi controllati è stato oggetto di una valutazione del fabbisogno e neppure di una analisi delle potenzialità di risparmio energetico in relazione agli investimenti. Gli Stati membri hanno fondamentalmente utilizzato questi fondi per rinnovare edifici pubblici, mentre il risparmio energetico era, nel migliore dei casi, una finalità secondaria».

Ma la cosa più clamorosa è che «ll periodo di rimborso previsto per gli investimenti era, in media, di 50 anni, e in alcuni casi arrivava fino a 150 anni. Ciò significa che questi fondi non sono stati spesi in modo razionale, dal momento che la vita delle componenti o degli edifici rinnovati è più breve, e possono essere per lo più considerati come una perdita dal punto di vista del risparmio energetico».

Per migliorare gli investimenti nell'efficienza energetica, la Corte raccomanda alla Commissione «Di subordinare la concessione di finanziamenti per misure di efficienza energetica nell'ambito della politica di coesione a un'adeguata valutazione del fabbisogno, ad un regolare monitoraggio, all'impiego di indicatori di performance confrontabili, nonché all'uso di criteri trasparenti per la selezione dei progetti e a costi di investimento standard per unità di energia da risparmiare, con un periodo massimo accettabile di rimborso non attualizzato dell'investimento».

Torna all'archivio