[08/01/2013] News

Il collegamento tra siccità e global warming è meno forte di quanto si pensasse?

Il Palmer Drought Severity Index troppo poco accurato. Meglio il nuovo modello Princeton

Le recenti devastanti siccità che hanno colpito Australia ed Usa hanno indotto diversi scienziati a lanciare un allarme sull'acceleramento di estese siccità in tutto il mondo a causa de global warming, ma una nuova ricerca della Princeton university e dell'Australian national university afferma che le cose potrebbero non stare proprio così.

I ricercatori statunitensi ed australiani sottolineano che «La teoria che l'aumento della temperatura porterebbe ad un'evaporazione più rapida e ad aumentare la frequenza e la gravità della siccità sembra logica. Come ha riportato nel 2007 l'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), "siccità più intense e più lunghe sono state osservate in vasti territori dagli ani ‘70". Ma la nuova ricerca indica che lo sviluppo della siccità è molto più complesso di quanto si pensasse e che i rapporti su una crescente siccità sono dovuti  alle carenze del modello matematico utilizzato per simulare la siccità, piuttosto che ad un reale drying trend».

Secondo Justin Sheffield, del Department of civil and environmental engineering della Princeton,  «La visione d'insieme è stata quella che quando la temperatura aumenta la siccità è destinata ad aumentare. Ma non è così semplice».

In un articolo pubblicato nel novembre 2012 su Nature (Little change in global drought over the past 60 years) i ricercatori avevano già scritto che gli errori derivanti dal Palmer Drought Severity Index,  un modello comunemente utilizzato per valutare la siccità, avevano portato a sopravvalutare la gravità della siccità in tutto il mondo. 

Un altro autore dello studio, Eric Wood , ha detto che gli scienziati hanno a disposizione modelli migliori, «Ma il Palmer  index è spesso usato per la sua semplicità. Tale semplicità, tuttavia, può permettere agli errori di insinuarsi». L'indice era stato originariamente sviluppato negli anni '60 per determinare i livelli degli i federali per le aziende agricole statunitensi danneggiate dalla siccità e si basa principalmente sui dati della temperatura per valutare il grado di siccità. «In parte, questo approccio riflette ciò che era disponibile per idrologi al momento - evidenzia Sheffield  - I dati della temperatura erano relativamente precisi e facili da ottenere. Ma poiché l'indice Palmer è basato principalmente sulle temperature, è estremamente sensibile al riscaldamento.  Questa forte dipendenza dalla temperatura, è dove le cose iniziano ad andare male».

Un altro problema è che l'indice di Palmer non è stato pensato per il cambiamento climatico, ma per essere utilizzato come strumento locale per prevedere l'impatto della siccità in regioni ben definite, nelle quali le variabili climatiche restano relativamente costanti. Ma con il cambiamento climatico globale altri  fattori possono controbilanciare l'impatto che l'aumento delle temperature potrebbe avere sulle risorse idriche. «Molte altre cose stanno cambiando: la velocità del vento, la radiazione solare e infrarossa, l'umidità dell'aria - dice Sheffield  - Il Palmer index è un modello troppo semplice per poter  prendere in considerazione questi cambiamenti».

Il team americano-australiano ha creato un modello più sofisticato che comprende altri dati, come la radiazione solare, l'umidità e il vento, simile ad un modello già utilizzato da Wood e Sheffield per l'African Drought Monitor, un'iniziativa internazionale che fornisce su internet lo stato delle siccità in Africa. «Dato che il modello rappresenta una gamma più ampia di variabili - spiegano i due ricercatori - dà un quadro più completo e preciso delle condizioni sul terreno. Si può fare molta strada utilizzando un approccio fisico più realistico, un approccio più appropriato, per fare queste stime». Anche recenti cartografie mostrano l'aumento di siccità in molte regioni, ma anche maggiore umidità in altre, in una situazione dinamica ma comunque preoccupante nel lungo periodo.. 

Il maggior dettaglio di quello che è stato chiamato modello Princeton non significa che è più difficile da usare perché richiede una quantità molto maggiore di dati rispetto altre stime. I ricercatori hanno spiegato che in realtà si tratta di dati difficilmente ottenibili fino a  tempi relativamente recenti da parte degli scienziati del clima, ma la copertura satellitare e un miglioramento dei dati globali provenienti dalle stazioni meteorologiche a terra hanno  fornito stime più completi e affidabili delle variabili meteorologiche quali la velocità del vento, le precipitazioni e l'umidità.  Wood ha evidenziato che «Una migliore analisi dei dati e dei modelli aveva già portato ad una certa rivalutazione dei dati sulla siccità e dei cambiamenti climatici negli ultimi anni. In un rapporto speciale di marzo, l'Ippcc ha trovato che c'erano grandi incertezze nelle tendenze della siccità. Si tratta di una modifica del rapporto 2077 del Gruppo, che è direttamente collegata alla siccità ed ai cambiamenti climatici». 

Sheffield  conclude: «Anche se questo lavoro pone la questione se il cambiamento climatico abbia già portato ad una crescente siccità, ciò non significa che la siccità non aumenterà in futuro. Certamente non significa che le cose non diventeranno peggiori in futuro. E non nega l'idea che stiamo avendo un impatto sull'atmosfera e che questo avrà un impatto sulla siccità».

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