[08/01/2013] News

Soffia forte il vento della Cina: quali prospettive per l'energia eolica della potenza asiatica?

La Cina è già il primo produttore di energia eolica al mondo, e potrebbe entro il 2030 generare grazie al vento l’8% del proprio fabbisogno di energia elettrica

Il traguardo eolico raggiunto dal paese asiatico era stato annunciato dal presidente del Consiglio per l'energia elettrica in Cina (Cec), Liu Zhenya, a fine 2012; Liu Zhenya ha spiegato come nell'ultimo decennio la potenza eolica installata è cresciuta del 60% l'anno, arrivando ad una quota totale che supera di 118 volte i valori di 10 anni fa.

Certo è, che ancora il carbone è il principale combustibile utilizzato per la produzione dell'energia elettrica a sostegno dell'economia del principale paese asiatico ma la Cina intende continuare a investire nelle fonti rinnovabili, nell'eolico in particolare, con l'obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 (anche se non ha aderito alla seconda fase del Protocollo di Kyoto non prendendo impegni precisi)  e per garantirsi la sicurezza dell'approvvigionamento energetico.

Nel prossimo futuro la Cina ha dunque l'obiettivo di continuare sulla strada della crescita dell'energia eolica e in un documento dell'Agenzia internazionale dell'energia si evidenzia che la Cina ha pianificato di raggiungere con le turbine  eoliche circa l'8% del proprio fabbisogno di elettricità entro il 2030 e di arrivare al 16% nel 2050.

Il percorso da fare è stato impostato dall'Istituto cinese per le energie rinnovabili (Eri) con l'Agenzia internazionale dell'energia (Iea)  e secondo la roadmap elaborata, la Cina dovrebbe aggiungere 15 GW l'anno di capacità eolica raggiungendo la quota del 5% (rispetto al 2010) nel 2020 e dell'8% al 2030.

Passando, così, da una quota di energia eolica che era pari all'1,3% del totale nel 2010, con 31 GW disponibili, al 5% dieci anni dopo.  La potenza complessivamente installata di impianti eolici  dovrebbe arrivare a pesare per il 15% nel mix delle fonti rinnovabili nel 2030, salendo al 26% nei 2050.

Questo piano ambizioso permetterebbe al paese asiatico di ridurre fortemente l'attuale utilizzo di carbone, calcolato in 130 milioni di tonnellate equivalenti di carbone in meno nel 2020 e 260 in meno entro la fine del decennio successivo. In sette anni, grazie alle centrali eoliche le emissioni di CO2 potrebbero quindi calare di circa 300 milioni di tonnellate. L'obiettivo- secondo quanto sostenuto nel documento della Iea, potrà essere raggiunto facendo ricorso anche a centrali off-shore, nonostante il prezzo per le installazioni sia considerato- ancora per molti anni- più caro rispetto agli impianti su terraferma.

Nel 2050 il costo per l'offshore dovrebbe scendere a circa 10.000 yuan per kw installato, che, nonostante sia sempre più caro del kw tradizionale, offre alcuni vantaggi, in particolare una maggiore efficienza delle turbine. Non sarà però sufficiente aggiungere nuove turbine per raggiungere gli obiettivi attesi e ci sono diversi ostacoli da rimuovere: secondo la Iea occorre innanzitutto una riforma complessiva del mercato elettrico cinese per orientarlo verso le energie rinnovabili.

Servono quindi incentivi e tariffe adeguate che tengano conto dei costi ambientali quali le emissioni di CO2 prodotte  per l'utilizzo del carbone nella produzione di energia elettrica e che sarebbero evitate utilizzando l'eolico. La Cina dovrà, inoltre, ammodernare la rete nazionale, rendendola più capiente e flessibile, per assorbire l'energia verde e trasmetterla nei principali centri di consumo, come città e industrie nella zona orientale del Paese.

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