[27/12/2012] News toscana

La natura del piano paesaggistico e il confronto con il territorio

La crescita della cultura paesaggistica è anche quella dell’intera società?

«D'altronde nella scheda sul paesaggio del Pit relativa a Boccadarno si annotava acutamente ‘bel panorama sulle Apuane'». Potrebbe bastare questa osservazione/provocazione a firma di Renzo Moschini per esprimere quantomeno stupore per lo sviluppo della pianificazione paesaggistica in Toscana.

Ma sperando che non ci si fermi al bel panorama, sulla prossima cosiddetta "vestizione dei vincoli" conviene soffermarsi. E' vero, questa è una parte limitata dell'adeguamento paesaggistico del Pit, ma considerato che in alcuni casi finisce per interessare interi territori comunali o interi sistemi territoriali, un confronto con i territori e le loro rappresentanze, una attenta rilettura delle schede ed una valutazione circa la natura del piano paesaggistico si ritiene debba essere fatta.

E deve essere fatta a partire dalla natura del piano, che non può essere quella della gestione del panorama o del vincolo (che, come abbiamo ampiamente sperimentato, è stata - diciamo così -insoddisfacente: è bene ricordare che dove si è costruito molto in territori completamente sottoposti a tutela questo è avvenuto con il via libera dei comuni come degli enti sovraordinati e delle soprintendenze), ma di una reale pianificazione che di fatto escluda trasformazioni, le limiti, o le incentivi. 

Potrebbe sembrare sospetta questa tripartizione su cui articolare una sorta di zonizzazione territoriale, ma non ci sono alternative perché direttive, indirizzi, tomi descrittivi e sintesi di modalità operative tipomorfologiche se non decorative non sono che un surrogato di pianificazione, in ultima analisi. E, nel migliore dei casi, espressione di mancata assunzione di responsabilità di governo.

Giacobinismo urbanistico? No, rigore e rispetto, in prima istanza della logica, in seconda della società che affida alla classe politica la responsabilità di governare, fare scelte, pagarne le conseguenze o riscuoterne i dividendi positivi quando ricorre il caso.

Insomma se Boccadarno fosse un bel panorama sulle Apuane potremmo sicuramente risparmiare la fatica di redigere un piano paesaggistico adeguamento del Pit, ma altrettanto dovremmo prendere atto che la Regione Toscana nell'ultimo quindicennio ha finito per disperdere un patrimonio culturale e non solo.

Per questo si ritiene che al di là della consegna delle schede di "vestizione dei vincoli" dei rituali comunicati stampa che illustrano le relazioni tra Regione, Anci e Urpt, si debba necessariamente fare un serio confronto nei territori perché non ci può essere delega alcuna al confronto su tematiche e problematiche che attraversano tutta la società; perché se la crescita della cultura paesaggistica è dell'intera società  i risultati ci saranno, ma se così non fosse si alimenterebbero solo polemiche, ruoli di soggetti già inclusi, la riproposizione delle ragioni degli interessi forti che di volta in volta si affacceranno nei territori.

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