[21/12/2012] News

Namibia: le malattie sensibili al clima sono killer globali

Piani d'azione nazionali per l'adattamento della sanità pubblica ai cambiamenti climatici

Oltre un miliardo di esseri umani non hanno accesso all'acqua potabile e 2,4 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienici adeguati. Nel mondo ci sono circa 4 miliardi di casi di diarrea ogni anno che causano 2,2 milioni di morti, per lo più tra i bambini di età inferiore ai cinque anni.

Una realtà drammatica, molto lontana dalle nostre confortevoli case e dalle tavole natalizie imbandite nonostante la crisi, ma quotidianamente e diffusamente presente in Paesi come la Namibia, povera nonostante  le sue ricchezze minerarie.

Il ministro della salute e servizi sociali della Namibia,  Richard Kamwi, durante un workshop organizzato nella capitale Windhoek insieme all' Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ed all'United Nations environment programme (Unep), ha annunciato che il suo governo sta preparando piani d'azione nazionali per l'adattamento della sanità pubblica ai cambiamenti climatici.

Kamwi ha sottolineato che «L'Africa è sempre più colpita da calamità naturali causate dai cambiamenti climatici. Sappiamo anche che le malattie trasmissibili sono un importante problema di salute pubblica in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. La maggior parte delle malattie trasmissibili sono collegate direttamente o indirettamente a problemi ambientali, come la mancanza di accesso sicuro all'acqua potabile, l'igiene e i servizi igienico-sanitari».

Il ministro namibiano ha fatto l'esempio dei vermi intestinali, che infettano circa il 10% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo, e ha ricordato: «Si stima che 6 milioni di persone siano cieche per il tracoma, mentre 200 milioni di persone nel mondo sono infettate con schistosomiasi, 20 milioni delle quali  soffrono di gravi conseguenze». 

Kamwi si è poi soffermato selle conseguenze del cambiamento climatico per la salute umana in Africa, il continente meno responsabile delle emissioni di gas serra che lo hanno causato, «La concentrazione atmosferica di anidride carbonica è aumentata di oltre il 30% dal periodo pre-industriale, intrappolando più calore nella bassa atmosfera - ha detto - Le conseguenti variazioni del clima globale portano una serie di rischi per la salute, dalle morti per le temperature troppo alte al cambiamento dei modelli di diffusione delle malattie infettive. Condizioni meteorologiche estreme, come forti piogge, inondazioni e disastri come gli uragani hanno un impatto devastante, mettono in pericolo la salute e distruggono proprietà e mezzi di sostentamento. Le malattie sensibili al clima sono tra i maggiori killer mondiali. La diarrea, la malaria e la malnutrizione proteico-energetica da sole hanno causato più di tre milioni di decessi nel mondo nel 2002, con oltre un terzo di queste morti che si verificano in Africa».

Il ministro namibiano ha ricordato agli esponenti dell'Oms e dell'Unep che «Le popolazioni più colpite sono quelle nei Paesi in via di sviluppo, che vivono in condizioni di estrema povertà, in particolare gli abitanti delle aree peri-urbane e rurali. Tra i principali problemi, che sono responsabili della situazione, ci sono la mancanza di priorità data alle questioni ambientali e la mancanza di risorse finanziarie».

Già nel settembre 2011 queste preoccupazioni avevano portato i ministri della salute africani ad adottare una risoluzione che istituisce un quadro per l'adeguamento della sanità pubblica ai cambiamenti climatici nella regione africana. La risoluzione chiede al direttore regionale dell'Oms di «Stabilire una programma panafricano di adeguamento della sanità pubblica ai cambiamenti climatici».

Kamwi ha concluso che il meeting di Windhoek con Oms ed Unep «E' un passo importante per definire con estrema chiarezza le questioni che devono essere affrontate con urgenza. E' necessario che ogni Paese stabilisca le modalità istituzionali necessarie per agevolare non solo i programmi di  mainstreaming ma anche per allineare le priorità dell'adattamento ai cambiamenti climatici agli obiettivi dello sviluppo nazionale».

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