[20/12/2012] News

Le prospezioni sismiche petrolifere e gasiere aumentano il rischio di intrappolamento dei narvali nel ghiaccio?

Alcune delle più grandi riserve inesplorate di idrocarburi si trovano nell'Artico, sotto il mare coperto in autunno ed inverno da una banchisa ghiacciata che continua a ridursi in dimensione e spessore a causa del global warming. Sono aree di crescente interesse per l'industria petrolifera e gasiera, come quelle della piattaforma continentale della Groenlandia, dove si stima ci siano ancora da scoprire depositi per decine di milioni di barili di petrolio potenzialmente estraibili. La prospettiva di queste grandi risorse di idrocarburi non sfruttate, ma accessibili (e in un Paese con un sistema politico stabile), dal 2007 hanno prodotto un boom delle indagini sismiche e delle perforazioni esplorative off-shore nella Groenlandia occidentale e di licenze estrattive nelle aree ad est della Groenlandia. La cosa preoccupa molto gli scienziati per le possibili ricadute sull'ambiente e la vita marina dell'Artico ed un team danese-canadese guidato da Mads Peter Haeide Jørgesen del  Greenland Institute of Natural Resources di Nuuk, ha studiato gli effetti di queste attività su uno dei cetacei simbolo dell'Artico: il narvalo. I risultati pubblicati su Biological Conservation (Narwhals and seismic exploration: Is seismic noise increasing the risk of ice entrapments?) sono preoccupanti.

L'ambiente sottomarino Artico alti livelli di rumore di fondo prodotto dagli iceberg, dal movimento del ghiaccio, dal vento, dalle onde e dai richiami della fauna selvatica, ma fino a poco tempo fa i rumori di origine antropica erano  relativamente pochi. Nonostante il global  warming abbia aperto i passaggi a nord-ovest e nord-est, il livello delle attività di trasporto marittimo rimane basso e in gran parte limitato alla acque aperte nella stagione estiva. «Pertanto l'ambiente acustico sottomarino in gran parte dell'Artico è ancora quasi intatto, senza il rumore cronico da trasporto, perforazione, esplorazione sismica e sonar - scrivono i ricercatori -  Nella Baia di Baffin le indagini industriali sismiche su larga scala sono state avviate solo recentemente».

I mammiferi marini artici utilizzano suoni subacquei per individuare le prede, rilevare ed evitare i predatori, trovare le aperture nel ghiaccio marino per respirare e per  comunicare e mantenere i contatti tra di loro. I cetacei e i pinnipedi che vivono tutto l'anno nella regione artica sono stati esposti a quantità molto limitate di suoni di origine antropica e non c'è ragione di credere che siano diventati insensibili o abituati ai rumori umani. Ci sono chiare prove scientifiche del forte impatto dei rumori navali e dei sonar su beluga, narvali e balene della Groenlandia. Però, gli effetti del rumore di origine antropica sono stati studiati su diverse specie delle regioni temperate, ma esistono pochi studi sui mammiferi marini artici. Haeide Jørgesen spiega che «A seconda del tipo e del livello del suono così come del suo carattere spaziale e temporale, gli effetti sui mammiferi marini possono comprendere modifiche a breve o lungo termine nel comportamento (ad esempio l'interruzione dell'attività di foraggiamento, l'evitamento, lo spostamento dagli habitat usuali), danni fisici a alle abilità sensoriali, e mascherare segnali importanti. La variazione del comportamento nei richiami è un effetto dell'esposizione al rumore che viene normalmente rilevato».

I narvali del settore Atlantico dell'Artico si concentrano nella Baia di Baffin e nelle acque adiacenti, sono animali ombrosi, molto sensibili alle attività umane e facilmente disturbati dall'avvicinamento delle barche, anche in zone dove non si pratica la caccia ai narvali che gli inuit effettuano dai kayak. Infatti questi cetacei dal lunghissimo rostro, che hanno alimentato il mito dell'unicorno, si immergono per lunghi periodi e scompaiono quando sono inseguiti da imbarcazioni con rumorosi motori fuoribordo. Fino ad ora nessuno studio è stato condotto sugli effetti del rumore delle prospezioni sismiche sui  narvali ma è noto che reagiscono già a lunghe distanze al rumore subacqueo prodotto da navi e  rompighiaccio, allontanandosi anche con livelli di rumore relativamente bassi. Una reattività che sembra eccezionale anche per i mammiferi marini e che spiegherebbe perché sia così raro avvistare narvali nei censimenti di cetacei eseguiti dalle navi. I suoni prodotti da narvali comprendono una vasta gamma di frequenze, da <300 Hz a >150 kHz, e le basse frequenze dei rilievi sismici possono sovrapporsi ad almeno una parte del repertorio vocale di questi cetacei. «Non è chiaro a quale distanza da un "operating seismic airgun array" la pressione sonora ricevuta dai narvali possa suscitare una risposta comportamentale o fisiologica - dicono i ricercatori - Il livello ricevuto dipenderebbe non solo dalla distanza, ma, forse più criticamente, dalla dimensione della matrice e da altri fattori. Si tratta di una combinazione di distanza (dall'airguns) e del livello ricevuto (dal cetaeo) in grado di  provocare una risposta.

I narvali possono immergersi a profondità superiori ai 1.000 metri (la profondità massima registrata nel 2003 è di 1.900 m), ma sono tra i nuotatori più lenti tra tutti i mammiferi marini e per sfuggire alle orche (Orcinus orca) o ai cacciatori Inuit effettuano immersioni prolungate o si rifugiano tra i ghiacci della  banchisa. La loro risposta di fronte ad un rompighiaccio, osservata nel 1990, è stata simile. I narvali in primavera ed autunno migrano su distanze anche superiori ai 3.000 Km, tra le aree costiere dove vivono l'estate e quelle di alimentazione invernali della banchisa, dimostrando una grande fedeltà a siti e località specifiche. Vivono in un habitat con una forte variabilità stagionale, con pochi  predatori e sono raramente esposti a perturbazioni umane, eccetto che nei brevi periodi in cui si sono cacciati lungo i bordi della banchisa in frantumazione e nelle acque libere. Ma i narvali rimangono nella regione artica e sub-artica per tutto l'anno. Ma anche se passano da millenni circa la metà dell'anno nella banchisa "densa", possono ancora rimanere intrappolati nel ghiaccio: periodicamente un gran numero di narvali soccombe in questo modo durante il periodo invernale (febbraio - aprile) nelle trappole di ghiaccio causate da un improvviso congelamento del mare durante i periodi stabili ma di alta pressione atmosferica. "Ice entrapments"  sono ben documentati dalle comunità artiche umane della Groenlandia occidentale e del Canada e la zona di Disko Bay è stata a lungo quella con la più alta incidenza di intrappolamento nel ghiaccio dei narvali, con più di 1.000 esemplari  morti in un solo episodio nel febbraio del 1915. Questa baia offre però eccellenti condizioni di alimentazione e la  copertura del ghiaccio marino è molto variabile a seconda delle correnti di acqua calda dell'Atlantico e di quelle fredde polari che si incontrano nell'area. Per questo i cacciatori inuit, basandosi sulle loro conoscenze ancestrali, durante l'inverno cercano i narvali intrappolati  nel ghiaccio. Ma recentemente si sono verificati tre intrappolamenti di narvali nel ghiaccio in aree estivazione, al di fuori del normale range degli eventi di ice-entrapment,  due dei quali in autunno dove prima non erano mai stati segnalati narvali intrappolati. Nel novembre del 2008, migliaia di narvali sono stati visti spostarsi rapidamente nel mare in via di congelamento di fronte alla comunità di Pond Inlet, nel nord dell'isola di Baffin, in Canada, pochi giorni dopo erano tutti intrappolati, poi si è scoperto che circa 1.000 narvali respiravano da buchi nella banchisa a circa 50 km dal mare aperto. Da fine settembre 2008 nella baia di Baffin la m/v Geolog Dmitriy Nalivkin  stava effettuando prospezioni sismiche mentre i narvali stavano migrando verso sud. Due incidenti letali atipici ci sono stati anche nel novembre 2009 e nel febbraio 2010 a Inglefield Bredning ed hanno coinvolto rispettivamente 30-100 e 50-100 narvali, anche in quel caso una nave, la Bergen Surveyor, stava effettuando prospezioni sismiche nel nord della baia di Baffin durante la migrazione dei narvali. 

Le zone nelle quali si creano le trappole di ghiaccio dei narvali sono più frequenti in alcune aree marine della  Groenlandia occidentale (kernel ranges) caratterizzate da una banchisa mobile nella quale ci sono "bolle" e crepe durante l'inverno  che permettono ai cetacei di respirare. A le aree costiere del Nord Baia di Baffin dove sono rimasti intrappolati i narvali nel  2008,  2009 e 2010 sono di solito completamente ricoperte di ghiaccio (fast ice) alla fine di novembre, «Così resta un mistero il perché i cetacei siano rimasti in queste aree durante il freeze-up - evidenzia Mads Peter Haeide Jørgesen -  I narvali non vivono in zone dove il clima impone un forte forcing di condizioni dell'habitat, vale a dire dove le condizioni possono cambiare da non idonee (libera dal  ghiaccio libero o banchisa non consolidata) a non idonee (copertura di ghiaccio solido e continua) su scale temporali brevi. E' stato ipotizzato che, con il cambiamento climatico, dopo il freeze-up, per i motivi dovuti all'estivazione, i ritardi nella partenza di narvali da queste zone e li rendano sempre più vulnerabili ad un rapido congelamento ed all'intrappolamento nel ghiaccio nel tardo autunno. Questa suggestione non è coerente con il fitto calendario delle migrazioni del narvalo, per decenni i cetacei sono state osservati partire dai luoghi di estivazione ben prima della formazione di fast-ice»

La causa potrebbero essere quindi i suoni a bassa frequenza delle prospezioni sismiche che possono essere trasmessi su lunghe distanze. Per esempio,  le stazioni di monitoraggio del medio-nord Atlantico hanno quest'anno hanno rilevato suoni provenienti delle navi delle prospezioni sismiche a più di 3.000 km di distanza. E rumori di questo tipo sono stati registrati nello Stretto di Fram, al largo della Groenlandia nordorientale, anche in inverno, quando l'esplorazione sismica non era condotta localmente.

Le indagini sismiche condotte nella Baia di Baffin nel 2008 e nel 2009 sono state effettuate a profondità di 500-2.000 m e gli airgun pulses  da >3000 inch3 industrial seismic arrays avrebbero "sonificato" l'ambiente subacqueo di gran parte della Baia di Baffin settentrionale durante il primo periodo della migrazione autunnale dei narvali, «E non vi è dubbio che, almeno per una parte del periodo, gli impulsi siano stati udibili dai narvali, che erano a 200 km delle navi sismiche - dice il team danese-canadese - La vicinanza generale nello spazio e nel tempo delle attività di indagine sismica e l' ice entrapments  nel  2008 e 2009-10 ci porta a proporre come possibilità che ci sia un nesso causale, tra le indagini sismiche nel 2008 e nel 2009 che interrompono la migrazione di narvali e la decisione di tornare ai luoghi di estivazione, che poi sarebbero stati ricoperti di fast ice». Anche se non esiste ancora una prova diretta, è quindi necessario attuare un approccio molto cauto per le prospezioni sismiche negli habitat dei narvali e questo vale anche se i recenti intrappolamenti fossero invece legati sia al cambiamento climatico che agli effetti dirompenti dell'attività industriale all'interno della Baia di Baffin.

Lo studio evidenzia che «Il disturbo persistente dei narvali (e di altre specie artiche acusticamente sensibili) potrebbe interrompere un comportamento importante, perché gli animali potrebbero abbandonare importanti aree estivazione e modificare i loro percorsi migratori. Quando escono dai siti di estivazione, i narvali si dirigono generalmente verso le zone di alimentazione invernale e la perturbazione potrebbe causare un loro ritorno indietro ed esporli al rischio di intrappolamento nel ghiaccio o indurli a trasferirsi in aree di svernamento che sono sub-ottimali per l'alimentazione. Considerando che narvali già sembrano avvicinarsi alle loro capacità fisiologiche e possono avere poca flessibilità per adeguare il loro nuoto e comportamento in immersione, sembra fondamentale che i cetacei non siano disturbati fino al punto di interrompere il loro ciclo di base annuale».

I ricercatori concludono che le compagnie petrolifere e gasiere e le agenzie coinvolte nella pianificazione e conduzione rilievi sismici marini devono procedere con estrema cautela in prossimità delle aree di estivazione del narvalo. Ci sono alcune priorità urgenti: studi specifici sugli effetti del rumore del seismic airgun su narvali e beluga che devono includere la valutazione degli effetti del rumore sui movimenti di fuga (dosis response experiments), sui movimenti migratori, l'attività subacquea, la vocalizzazioni e, se possibile, sulle variazioni della frequenza cardiaca durante le lunghe immersioni.  

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