[19/12/2012] News

Polveri sottili, quasi 10.000 morti nel 2012 in Cina: lo afferma l'università di Pechino

La Cina conosce bene i rischi per la salute provocati dalle polveri sottili, tanto che lo scorso anno in vista di un nuovo piano anti smog, ha deciso di mettere sotto le lenti dei riflettori il PM2.5 ritenuto responsabile di malattie polmonari, attacchi cardiaci e della famosa foschia atmosferica, che caratterizza le grandi città e Pechino in  particolare. Automobili e grandi industrie sono le fonti di queste polveri ultrasottili che mettono a rischio la salute dei cittadini.

Ora un nuovo studio realizzato dalla Scuola di Sanità pubblica dell'Università di Pechino dovrebbe togliere ogni dubbio ai decisori politici. Migliaia di persone sono morte in Cina quest'anno a causa dell'inquinamento. In 4 grandi città cinesi, Pechino, Shanghai, Guangzhou e Xi'an, avrebbero perso la vita prematuramente nel 2012, 8572 persone a causa di alti livelli nell'aria di particolato di diametro inferiore a 2,5 micron. L

o studio pubblicato dall'università insieme a Greenpeace, correla poi l'inquinamento con gli aspetti economici: le perdite economiche ammonterebbero a circa 6,8 miliardi di yuan (oltre 700 milioni di euro). Delle 4 città cinesi esaminate, il maggior numero di decessi è stato registrato a Shanghai anche se la concentrazione di Pm 2.5  in questa città non è la più alta in assoluto. «Ci sono delle spiegazioni a questo - ha dichiarato Pan Xiaochuan, uno degli autori dello studio - innanzitutto Shanghai è  la città più popolosa. In secondo luogo le persone del sud e quelle del nord hanno una diversa sensibilità all'inquinamento. Terzo, il particolato con diametro inferiore a 2,5 micron in luoghi diversi ha componenti diversi che possono provocare effetti diversi».

Per gli esperti di tossicologia dell'Università di Pechino l'esposizione continua a queste particelle può incrementare in maniera significativa il rischio di cancro e di problemi cardiaci e circolatori. La soluzione per far tornare vivibili queste città è apparentemente semplice: riducendo la concentrazione di particolato almeno al livello di guardia indicato dall'Organizzazione mondiale della sanità (10 microgrammi/m³), in base ai dati della Scuola di sanità pubblica dell'Università di Pechino, i morti si ridurrebbero di circa l'80%. Come raggiungere questo obiettivo spetta ai governi (nazionale e locali) indicarlo.

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