[19/12/2012] News

Rigassificatori di Trieste, Clini dispone un supplemento di istruttoria. Riaperte le procedure Via

Comune di Trieste ed ambientalisti contrari ai rigassificatori

L'Italia e l'Europa possono aver bisogno degli impianti di rigassificazione, ma le grandi domande in proposito rimangono soltanto dei punti interrogativi: quanti ne occorrono? Dove, e perché proprio lì? La Strategia energetica nazionale avrebbe potuto forse rispondere, ma è destinata ad affondare come i resti di questo governo "tecnico", ormai agli sgoccioli. Il documento, attualmente, è ancora in fase di consultazione pubblica, ma non c'è motivo di credere che farà ulteriori passi. Intanto, la città di Trieste è stata teatro di grandi manifestazioni dei cittadini nei giorni scorsi, mobilitatisi contro i prospettati impianti di rigassificazione. Una presa di posizione che ha fatto scendere in campo direttamente il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini.

Una nota del ministero dell'Ambiente informa che «Corrado Clini, ha disposto un supplemento di istruttoria sulla Valutazione di impatto ambientale (Via) dell'impianto di rigassificazione del metano liquefatto di Trieste Zaule e ha avviato ulteriori approfondimenti per la Via in corso sul rigassificatore offshore nel golfo di Trieste».

Clini ha preso la decisione dopo che la presidente dell'Autorità portuale di Trieste, Marina Monassi, aveva messo in evidenza possibili conflitti tra la localizzazione dell'impianto di Zaule, il traffico marittimo e lo sviluppo futuro delle attività portuali.

Il ministero sottolinea che «Nel caso dell'impianto di Zaule, la cui Via è stata rilasciata nel luglio 2009, il supplemento di istruttoria deve tenere conto anche della Valutazione ambientale strategica (Vas) del Piano regolatore portuale di Trieste, ancora in corso, e delle limitazioni al traffico marittimo e alle attività portuali che derivano dalle misure di sicurezza imposte dal progetto. Per il progetto offshore, la crescita già rilevata e quella prevista dei traffici marittimi nel golfo di Trieste richiede una valutazione aggiornata dei vincoli derivanti dalle regole di Imo (International maritime organization), che impongono la creazione di una vasta zona di rispetto, con riflessi sulle acque territoriali della Slovenia».

Per individuare le migliori soluzioni alternative, Clini ha richiesto la collaborazione della Regione Friuli Venezia Giulia, delle autorità locali, e dell'Autorità portuale. Ma contro il rigassificatore di Zaule non si sono schierai solo comitati e associazioni ambientaliste (compresa Legambiente che non sempre è contraria a inpianti di questo tipo), anche il Comune di Trieste  che dice che «Zaule viene presentato in molti sedi autorevoli come strategico per la politica energetica dell'Italia, ma questa affermazione e quantomeno discutibile non disponendo il nostro Paese di un Poiano energetico nazionale e pur in presenza di una domanda energetica in calo (-1,6% nei primi sette mesi del 2012 rispetto allo stesso periodo del 2011 - dati terna - nonostante un inverno freddo e nonostante un consumo stivo "drogato" per far fronte al caldo anomalo).

Negli ultimi 30 anni a Trieste sono stati proposti progetti simili: un mega-terminale a carbone (1981), una centrale Enel da 1.320 Mw (1986), stoccaggio di Gpl in caverna a Muggia e serbatoi interrati a Trieste (1990), l'ipotesi di spostare nel golfo di Trieste le petroliere di Venezia ed oggi i rigassificatori.  Ma il Comune di Trieste non vuole ospitare all'interno delle dighe del porto impianti energetici oltre a quelli già operativi perché comprometterebbero altri progetti  legati al turismo ed alla portualità logistica e da diporto.

Invece Clini ha ribadito che «Gli impianti di rigassificazione dell'Alto Adriatico sono strategici per l'Italia. Per questa ragione vanno superate le criticità emerse nel corso degli anni, fatte presenti dagli enti locali e dall'Autorità portuale e anche dalla Slovenia».

Il ministro ha ricordato che il 19 ottobre durante l'ultimo incontro bilaterale con la Slovenia a Lubiana, «E' stato concordato di convocare una riunione dei tre Paesi Ue (Italia, Slovenia, Croazia) che condividono lo stesso mare e hanno interessi comuni nella realizzazione di impianti per l'approvvigionamento di gas. La riunione si svolgerà in gennaio con la partecipazione della Commissione europea».

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