[19/12/2012] News

Stop alla sovra-pesca in Europa. Il Parlamento europeo accoglie l’appello dei sindaci italiani

La commissione Pesca del Parlamento europeo, presieduta dal popolare spagnolo Gabriel Mato Adrover, ha approvato con 13 voti a favore, 10 contrari e 2 astensioni una proposta di risoluzione che verrà messa in votazione in plenaria a febbraio e nella quale si legge che «La politica comune della pesca (Pcp) ha bisogno di una riforma radicale in vista di ridurre la pesca a dei livelli di stock di pesci sostenibili, di mettere un termine al rigetto di pesci  e di utilizzare dei programmi a lungo termine basati su dati scientifici più affidabili». La commissione ha dunque votato per mettere fine alla pesca eccessiva entro il 2015 e per il recupero degli stock ittici entro il 2020, ritenendo inoltre necessario chiedere agli Stati membri di valutare ed eliminare la sovraccapacità di pesca e di fornire aiuti finanziari solo agli Stati membri o agli operatori che rispettano le regole sulla pesca.

La sovra-pesca è considerata come il peggior fallimento dell'attuale Pcp, che risale al 2002; la nuova Pcp dovrebbe entrare in vigore nel 2014. Secondo i dati pubblicati dalla Commissione europea l'80% degli stock del Mediterraneo ed il 47% degli  stock dell'Atlantico sono colpiti dalla sovra-pesca e la proposta votata in Commissione pesca dell'Ue contiene misure chiare e stringenti per affrontare il problema.

Il relatore, il socialdemocratico tedesco Ulrike Rodust, ha detto: «Sono sollevato per il fatto che abbiamo ormai superato questo ostacolo complicato. Mi aspetto che a febbraio la plenaria confermi il nostro voto. Poi avremo un mandato solide per avviare i negoziati con il Consiglio in vista di firmare e concludere questa riforma».

Secondo Serena Maso di Ocean2012 e Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente, «Si tratta di un passo importante per garantire la futura sostenibilità degli stock e la stabilità a lungo termine della flotta da pesca dell'Unione europea. La Commissione Pesca del Parlamento europeo ha votato la fine di 30 anni
di mala gestione della pesca e ha chiesto ai ministri europei della pesca non ignorare i pareri scientifici nel fissare i limiti di cattura e per ripristinare gli stock ittici. Ora guardiamo alla seduta plenaria del Parlamento europeo e ai ministri della pesca per garantire il risultato di oggi venga confermato. Sul voto ha influito anche la pressione esercitata dalle comunità locali per bocca dei sindaci che hanno lanciato un appello nei giorni scorsi. Alla voce dei primi cittadini di Lampedusa, Pollica e Mazara del Vallo si sono presto affiancate quelle di tanti altri sindaci, da Senigallia a Porto Palo, da Manfredonia a Cetara, a Sciacca che hanno difeso con vigore le ragioni delle marinerie italiane costrette a un percorso di declino che le nuove misure proveranno ad invertire».

I rigetti, cioè i pesci rigettati a mare perché non hanno valore commerciale o per la loro taglia, sono circa un quarto delle catture totali nell'Ue. In una nota la Commissione pesca sottolinea che «La maggior parte  delle specie rigettate in mare muoiono». Per mettere fine a questa pratica inutile, gli eurodeputati hanno chiesto che i pescherecci vengano obbligati a sbarcare tutte le loro catture, sula base di un calendario che fissa date certe per i diversi tipi di pesca che inizierà nel 2014. La proposta di risoluzione prevede che «Le catture di pesci  sbarcate che non hanno la taglia richiesta non potranno essere vendute ed essere utilizzate ad altri fini che per il consumo umano. Gli Stati membri devono assicurarsi che le imbarcazioni da pesca rispettino il divieto di rigetto».

Il rendimento massimo sostenibile viene definito come «Il più grande prelievo che può essere fatto, in maniera sicura, anno dopo anno e che mantiene la dimensione della popolazione di pesci alla sua produttività massima».

Con il loro voto sul filo del rasoio, gli eurodeputati hanno cercato di garantire che «Gli stock di pesce ritrovino, al più tardi entro il 2020, livelli in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile, per in seguito mantenere tutti gli stock interessati a questi livelli. Alla fine, questo significa più pesci, migliori catture e, di conseguenza, posti di lavoro più numerosi nel settore della pesca»-

Per giungere davvero ad una pesca sostenibile è necessario attuare piani di gestione pluriennali: «Un approccio a più lungo termine dovrebbe dare maggiore prevedibilità - conclude la Commissione pesca - ed il settore della pesca potrebbe così investire meglio e pianificare meglio. I piani pluriennali si baseranno su dati scientifici più affidabili e precisi che gli Stati membri saranno obbligati a raccogliere e pubblicare».

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