[18/12/2012] News toscana

Portoferraio aderisce all'appello dei sindaci per la riforma della Politica comune della pesca

Carlo Rizzoli, assessore alle Attività produttive ed all'ambiente del Comune di Portoferraio, ha
annunciato l'adesione del capoluogo elbano all'appello dei sindaci per la riforma della Politica
comune della pesca, «Considerando indispensabile garantire le condizioni di sostenibilità di
sfruttamento della risorsa mare, oggi sottoposto ad un eccessivo prelievo oltre che  poco protetto; si
condivide altresì la preoccupazione per il settore produttivo, per il quale si pensa ad esempio ad una
diversificazione-qualificazione, attraverso opzioni di allevamenti sostenibili».

Ecco il
testo dell'appello promosso da Giusi Nicolini, Sindaco di Lampedusa e Linosa (Ag), Stefano Pisani,
Sindaco di Pollica (Sa), Nicola Cristaldi,  Sindaco di Mazara del Vallo (Tp) che  vuole richiamare
l'attenzione degli eurodeputati europei sulle importanti decisioni  sulla pesca che verranno prese dal
Parlamento europeo e dagli altri organismi dell'Ue:

Noi, Sindaci dei Comuni con i
principali porti pescherecci italiani, assistiamo con sgomento e preoccupazione al declino della pesca
nel nostro Paese.

Nel corso degli ultimi  anni i costi crescenti delle attività di pesca, il calo
delle catture e degli sbarchi hanno eroso la redditività del settore  provocando  la riduzione di circa
un quarto della flotta ittica nazionale e causando la perdita di migliaia di posti di lavoro.

La
crisi  della pesca italiana  riflette una situazione diffusa a livello europeo. Dal 1993 le catture nei
Paesi dell'Unione Europea  sono diminuite del 25%, una riduzione che oltretutto non è stata
accompagnata  da un aumento  dei  prezzi alla produzione, che  sono risultati stabili o  addirittura in
diminuzione, causando una costante diminuzione del reddito delle comunità che dipendono dalla
pesca.

La riforma della Politica Comune della Pesca che si sta discutendo in questi giorni
diventa quindi un'occasione irrinunciabile per invertire questa drammatica tendenza al declino,
allineando ad esempio i prelievi annuali alla capacità degli stock di riprodursi e di raggiungere il
livello più produttivo. Lo sfruttamento degli stock a  queste condizioni consentirebbe di aumentarne
le dimensioni del 70% consentendo margini di profitto triplicati rispetto a quelli attuali,  una crescita
del 90% del valore aggiunto lordo del settore e la conseguente creazione di circa 100.000 nuovi
posti di lavoro nell'Unione Europea.

I porti delle nostre città vivono della pesca, sono luogo
di elezione per le buone tradizioni delle marinerie locali, sono fattore identitario della nostra
comunità e, nonostante le difficoltà, continuano ad alimentare un tessuto umano e imprenditoriale
fatto di piccole aziende artigianali, cooperative e singoli in grado di assicurare buona economia e
coesione sociale. Per questo la tutela della pesca e delle risorse ittiche da cui essa dipende diventa
anche per noi un obiettivo improrogabile e irrinunciabile.

Il Parlamento Europeo  sarà
chiamato ad esprimersi nei prossimi giorni sul futuro della pesca. Come rappresentanti di comunità
unite dagli stessi legami con il mare e  le sue risorse, ci rivolgiamo  ai nostri europarlamentari
affinché, nell'ambito della riforma della Politica Comune della Pesca:

- appoggino tutte
quelle misure di sostenibilità sociale e ambientale che, consentendo nel breve periodo un recupero
degli stock oltre i livelli più produttivi, siano in grado di assicurare un futuro alla pesca italiana;


- condizionino gli aiuti alle demolizioni dei pescherecci e la conseguente perdita di  occupazione
alla creazione di un numero equivalente di  posti di  lavoro nelle marinerie di appartenenza.


L'appello è aperto alle adesione di altri  sindaci di Comuni che ospitano flotte pescherecce che
possono farlo all'indirizzo email:  href="mailto:sindaciperlapesca@tiscali.it">sindaciperlapesca@tiscali.it

 

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