[11/12/2012] News

Con il debole accordo di Doha la temperatura mondiale salirą di almeno 3 gradi entro il 2040

Gli scienziati: il mondo un passo pił vicino ad un cambiamento climatico catastrofico

Lo scarno rapporto "Warnings of climate science - again - written in Doha sand" pubblicato da "Climate Action Tracker", del Potsdam Institute for climate impact research (Pik), Ecofys - experts in energy  e Climate Analytics evidenzia che con gli impegni usciti dalla Cop18 Unfccc il mondo fallirà l'obiettivo di mantenere l'aumento delle temperature entro i 2 gradi centigradi e che entro il 2040 sarà già arrivato in media a 3 gradi in più.  Le conseguenze previste sono l'innalzamento del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia e della  banchisa e del permafrost artici, insieme ad un aumento del 20-30% delle precipitazioni estreme.

Il rapporto riassume così la situazione post-Doha: «Mentre i negoziati ufficiali Unfccc hanno realizzato qualche limitato progresso, favorendo sviluppi dei margini che fanno sperare che un  progresso più veloce sia possibile; dal punto di vista ufficiale, passi minori sono stati compiuti verso una maggiore riduzione delle emissioni,  compreso l'accordo per un secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto, la continuazione di finanziamenti per il clima e l'avvio di una discussione sull'aumento del livello di ambizione prima del 2020.  A margine dei negoziati, numerose azioni forniscono segnali incoraggianti, tra cui i nuovi impegni da parte dei Paesi, un'attività politica significativa per soddisfare gli impegni e un maggiore sostegno ad ulteriori iniziative complementari per aumentare il livello di ambizione. Nel complesso, con l'azione corrente, il mondo è ancora avviato ad un riscaldamento ben superiore al 3° C. Il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto prevede la continuità, ma ad un prezzo alto. La conferenza ha approvato un secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto 2013-2020 con gli impegni di riduzione delle emissioni quantificati per Australia, Bielorussia, Ue ed i suoi Stati membri, Kazakistan, Monaco, Norvegia, Svizzera ed Ucraina».

Bill Hare, di  Climate Analytics, sottolinea: «Abbiamo sentito parole molto forti a Doha, sia che si trattasse degli Usa o della Cina, ma ciò che colpisce è l'aridità e il vuoto delle parole e dei fatti quando si tratta di una vera e propria azione e del reale impegno per mantenere il riscaldamento al di sotto dei 2° C. La scienza ci dice che ora corriamo il rischio di trasformare molte delle nostre barriere coralline e foreste pluviali in un "relitto colossale, sconfinato e vuoto", con aridità, caldo e siccità che trasformeranno mole regioni da verdi a brune».

Secondo il rapporto il secondo periodo di impegno di Kyoto «E' un passo molto importante per la continuità, in particolare per l'accounting system che ha stabilito nel corso degli anni e per il clean development mechanism» ma «Avrà un impatto molto limitato sulle emissioni entro il 2020: La partecipazione dei Paesi con impegni di riduzione delle emissioni è di piccole dimensioni. Gli impegni di riduzione sono meno ambiziosi del necessario, ma è previsto un processo secondo il quale i Paesi aumentino la loro ambizione entro il 2014. Le quote non utilizzate nel primo periodo di impegno, quando sostituiscono reali sforzi di riduzione delle emissioni, possono essere riportate nel periodo di impegno successivo. I Paesi potranno  utilizzare "carried-over units" per rispettare gli obiettivi del secondo periodo d'impegno e gli sarà permesso al commerciarne fino al 2%. Un certo numero di paesi: Australia, Ue, Giappone, Liechtenstein, Monaco, Norvegia e Svizzera, hanno firmato una dichiarazione che non acquisteranno queste unità. La prosecuzione del finanziamento climatico, piccoli passi per costruire la fiducia sul Climate financing, sono  una condizione necessaria per l'attuazione delle promesse condizionali. Mentre si è convenuto che 100 miliardi di dollari all'anno dovrebbero essere mobilitati entro il 2020, il percorso per arrivarci non è chiaro. Nuove promesse sono state fatte dai Paesi membri dell'Ue, ma gli altri Paesi non si sono fatti avanti con cifre  concrete. Le decisioni Doha rafforzano la necessità di un piano a lungo termine per i finanziamenti per il clima. Resta incerto se saranno ad un livello sufficiente».

Anche l'avvio dell'Ad-hoc Durban Platform è troppo lento e poco ambizioso se si vuole davvero raggiungere gli obiettivi che la comunità internazionale si è posta per il 2020, che il rapporto definisce «Un prerequisito per raggiungere ancora il limite dei 2° C». L' Ad-hoc Durban Platform  ha fatto solo «I primi passi per essere in grado di affrontare la questione il prossimo anno con nuovi mezzi, una serie di workshop e un documento tecnico che verranno discussi nel mese di settembre 2013. Tuttavia, dopo un anno di negoziati, la Adp non ha ancora preso decisioni operative per aumentarne l'ambizione. Il rischio è alto: più si aspetta, meno opzioni sono ancora aperte per chiudere davvero il divario».

In realtà a Doha gli impegni presi da  tutte le principali economie sono rimasti invariati: «Molti si aspettavano che il Paese ospite, il Qatar, o alcuni dei suoi vicini presentassero un impegno, ma questo non è accaduto - sottolinea "Warnings of climate science - again - written in Doha sand". Soltanto alcuni Paesi hanno preso nuovi impegni di riduzione delle emissioni entro il 2020 od hanno modificato il loro impegno: Monaco ha annunciato il suo obiettivo di riduzione incondizionato delle emissioni del 30% rispetto al 1990 entro il 2020, il che è ambizioso. L'Ucraina ha presentato una proposta di  obiettivo per il secondo periodo di impegno, che è in linea con il suo impegno a ridurre le emissioni del 20% rispetto al 1990 entro il 2020. Le emissioni attuali sono circa il 60% rispetto al 1990. L'obiettivo rappresenta un aumento sostanziale delle emissioni al di sopra dei livelli attuali e resta inadeguato. Il Kazakistan, che ha presentato il suo obiettivo nella prima settimana della Conferenza, propone di ridurre la media delle emissioni annue per il secondo periodo di impegno (2013-2020) del 10% al di sotto del livello del 1990. Nel corso dei negoziati questo obiettivo è stato corretto verso l'alto e ora è del 5%. Le attuali emissioni del Kazakistan sono circa il 27% rispetto ai livelli del 1990. Il Libano ha ufficialmente presentato l'impegno di arrivare al 12% di energie rinnovabili nel mix energetico entro il 2020. Questo obiettivo è stato presentato la prima volta in occasione del vertice di Copenaghen nel 2009. La sua attuazione richiederà un notevole sforzo. La Repubblica Dominicana ha preso l'impegno di ridurre le proprie emissioni del 25% al di sotto del livello del 2010 nel 2030. Questo è notevole, in quanto richiede una inversione di tendenza».

Fortunatamente alcuni Paesi si muovono più velocemente dei negoziati ufficiali e molte iniziative realizzate ai margini dell'Unfccc forniscono segnali incoraggianti. Il rapporto evidenzia che «Un piccolo numero di paesi hanno preso nuovi impegni, tra cui Monaco, Libano e Repubblica Dominicana. Per tutti loro questo sarebbe uno spostamento significativo d

Inoltre, l'attività maggiore si concentra sulle iniziative internazionali in grado di aumentare il livello di ambizione a sostegno, o a complemento, degli impegni Unfccc relativi alle riduzioni delle emissioni. Tali iniziative comprendono settori al di fuori degli impegni attuali, come ad esempio il trasporto aereo internazionale, o di altri protagonisti, come le città o governi sub-nazionali. Le dichiarazioni di molti Paesi includono un riferimento a tali iniziative. Due documenti su questo concetto sono stati discussi ampiamente».

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