[07/12/2012] News

Spiagge, lobbies e povera Italia!

Dobbiamo augurarci che la Comunità europea ci voglia bene e non emani le sanzioni per infrazione alla normativa comunitaria in materia di concessione delle aree demaniali inserita nella legge di stabilità. Ma se così non fosse, il parlamentari che hanno votato o voteranno la legge e i balneari, che sono una lobby di tutto rispetto, come dimostra quel voto parlamentare bipartisan, si dovranno accollare quelle multe.

Non si vuole fare guerra ad una categoria, ma non si comprende perché ci debba essere chi rispetta le regole nazionali e comunitarie, e se sbaglia paga, e chi deve essere sostenuto nel non rispettarle scaricando le possibili sanzioni sull'intera collettività.

Sicuramente non è facile trovare una soluzione, ma sicuramente c'è: la si trova se ognuno la smette di tirare queste benedette spiagge solo dalla propria parte.

Proviamo allora a ragionare:

1. I beni sono pubblici ed è giusto che l'assegnazione di questi avvenga con procedure concorsuali

2. È vero che in molti casi su questi beni ci sono attrezzature o costruzioni che qualcuno ha realizzato, e allora prima di fare le gare si chieda agli attuali gestori il report degli investimenti sostenuti negli ultimi 5 - 10 anni, si calcoli l'ammortamento ed il valore residuo che dovrà andare a costituire il riferimento per un equo indennizzo qualora l'attuale concessionario non sia il futuro assegnatario. Ma si verifichi la veridicità di quegli investimenti con un serio screening contabile delle aziende e dei redditi dichiarati dai gestori. E se il nuovo assegnatario dovesse essere il vecchio a questo si dovrà comunque chiedere un canone maggiorato perché quei beni che oggi si trovano sull'area demaniale non sono suoi ma della collettività.

3. Le future assegnazioni siano date in funzione degli investimenti che ci si impegna a fare e si stabilisca, per una semplice garanzia della concorrenza, che lo stesso soggetto non possa avere oltre il 10 - 20% delle concessioni demaniali di un territorio comunale o provinciale che sia.

4. Stabiliamo, al momento dell'assegnazione delle aree, anche in funzione degli investimenti proposti, il costo presunto di riscatto che sarà poi annualmente aggiornato, tenuto conto che ci possono essere investimenti aggiuntivi magari anche per riparazioni o rifacimenti a seguito di eventi calamitosi, ovviamente se le spese non sono state finanziate da Stato o regioni per risarcimento danni calamità naturali.

Insomma, non sembra difficile lanciare delle idee per trovare una qualche soluzione e gestire il problema senza incorrere in dolorose sanzioni, per questo però ci piacerebbe sentire la voce e le giustificazioni dei politici, anche se è evidente che la prossimità della campagna elettorale è come una pistola alla loro tempia.

Però, siamo sicuri che un paese possa crescere se si gestiscono le risorse in questo modo? Non credo, e purtroppo questo è solo un esempio; tanto per non sentirci soli infatti basta ricordare come è gestito il patrimonio immobiliare pubblico, spesso nascosto dietro gli usi ministeriali o d'istituto che non sempre sono tali e che neanche "i professori o tecnici" riescono a vedere. Ovvero, povera Italia!

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