[06/12/2012] News toscana

Tia, Tarsu...Tares: tutto risolto, nulla risolto e occhio agli inganni

La posizione di Cispel

Se nulla cambia nel dibattito legislativo del Parlamento, dal 1° gennaio 2013 scatta il regime della Tares, il nuovo tributo per il servizio di smaltimento dei rifiuti che chiude la (troppo) lunga vicenda del conflitto tariffa/tributo risolto tre anni fa dalla Corte Costituzionale. Tuttavia i nodi più importanti restano ancora ingarbugliati, seguendo un copione che sembra accompagnare un conflitto giuridico che continua a mettere in difficoltà tutto il delicato comparto dell'igiene urbana.  Si tratta in sostanza della questione su chi deve incassare il nuovo tributo che, in quanto tale, dovrebbe essere richiesto ai cittadini direttamente dai Comuni. Se così sarà, allora si porrà il problema del posto di lavoro del personale assunto dalle aziende per la gestione delle bollette, fra i 250 e i 300 dipendenti in Toscana.

Alcuni deputati ci hanno pensato e hanno presentato alla Camera un emendamento alla norma che consentirebbe ai gestori di incassare anche la Tares, cosa che ci auguriamo avvenga entro il 31 dicembre. Se tutto si dovesse bloccare, infatti, si prospetta un quadro di crisi per un settore che in Italia vale 8 miliardi di euro e in Toscana circa 700 milioni, con lavoratori in mobilità il cui reimpiego è obiettivamente molto complicato.

Ma il respiro di sollievo per la probabile soluzione di questo aspetto fondamentale per il lavoro non elimina comunque la preoccupazione per il fatto che il meccanismo finanziario del nuovo regime non è ancora chiaro. Le aziende hanno bisogno di certezza sui loro ricavi ed è necessario quindi che venga definita quanto prima un'intesa finanziaria con i Comuni perché altrimenti ne va dell'equilibrio stesso dei bilanci.

E' l'ultimo atto di una vicenda che continua comunque ad avere strascichi dolorosi. Come in tutta Italia, organizzazioni di tutela dei consumatori hanno minacciato nei confronti di alcune aziende del servizio di gestione dei rifiuti urbani (Quadrifoglio di Firenze e Aamps di Livorno) l'avvio anche in Toscana delle procedure per una class action per il rimborso dell'Iva, a loro parere impropriamente applicata sulla Tia, la tariffa di igiene ambientale. L'iniziativa si basa sulla sentenza della Corte costituzionale del 2009 che ha stabilito che la Tia, che ha sostituito in diversi comuni la Tarsu, non può essere una tariffa (corrispettivo per una controprestazione misurabile) ma un tributo e che quindi non può essere soggetto all'Iva.

Nel momento in cui la vecchia TIA diventa un'entrata comunale, l'IVA resta come costo puro per cittadini e imprese. Questo perché sicuramente la fattura emessa dal gestore nei confronti del Comune sarebbe con IVA ed il Comune per coprire tale costo dovrebbe aumentare quanto richiesto ai cittadini a titolo di tariffa. Non considerare applicabile l'Iva sulla tariffa comporta dunque non tanto la necessità di "rimborsare" l'Iva agli utenti che l'hanno pagata, quanto riformulare loro un calcolo che includa l'Iva sugli acquisti sostenuti dai gestori come costo (come avviene per i comuni a Tarsu), oltre che chiedere all'erario il rimborso della quota Iva una volta definite le modalità di ricalcolo delle compensazioni.

Si tratta di iniziative ingannevoli che promettono ai cittadini un "rimborso" che tecnicamente non potrà mai avvenire e rischiano di bloccare un sistema di gestione che invece ha bisogno di certezze per poter svolgere la propria attività e effettuare gli investimenti.

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