[05/12/2012] News

Raee, troppi finiscono ancora chissą dove. ReMedia: «Serve cambiamento normativo»

Provocatoriamente potremmo dire che quando passiamo di fronte ad un negozio di elettrodomestici, è come se guardassimo un mucchio di futuri (nemmeno troppo lontani causa obsolescenza programmata dei prodotti) rifiuti. Rifiuti che in gergo tecnico si chiamano Raee e che nel 2011 - si legge oggi sul Sole24Ore -  sono parti a 16,3 kg prodotti per abitante. 

Le apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato sempre nel 2011 sono state pari a 18,3 kg per abitante, quindi c'è uno scarto di due chili. I dati sono stati presentati da Ecodom, il Consorzio italiano di recupero e riciclaggio degli elettrodomestici sulla base degli studi del Centro accademico di ricerca dell'Onu in collaborazione con Ipsos e Politecnico di Milano.

Ma che cosa emerge in particolare dallo studio? Che i centri di raccolta e i distributori intercettino complessivamente 11,2 kg/abitante, ma solo il 38,3 % di questi (pari a 4,29 kg/abitante) è stato consegnato ai sistemi collettivi (come Ecodom appunto). 

Per Paolo Falcioni vicepresidente di Ecodom - si legge sempre sul Sole - «Questo studio ha evidenziato come i nuovi obiettivi fissati dall'Unione Europea saranno difficilmente raggiungibili se i singoli Stati membri non si assumeranno la responsabilità e il compito di individuare e tracciare tutti i Raee, che oggi si disperdono in molteplici flussi, alcuni spesso illegali, rappresentando una seria minaccia ambientale oltre che una significativa perdita economica». Secondo la direttiva, infatti, «ogni Paese Ue sarà chiamato, a partire dal 2019, a raccogliere l'85% dei Raee generati ogni anno, oppure il 65% dei prodotti immessi sul mercato: l'Italia rischia di non trovarsi pronta per quella data».

Va poi aggiunto che accanto al Sistema Ufficiale, composto dai Sistemi Collettivi, opera il Canale Informale, composto da operatori commerciali che si occupano della raccolta dei rifiuti tecnologici senza essere in regola con gli standard richiesti e senza garantire reporting e tracciabilità allo Stato. E secondo lo studio condotto da ReMedia "Il sistema nazionale di gestione dei Raee. Studio dei flussi e proposte per il raggiungimento dei target europei", i Raee generati in Italia nel 2011 ammontano a circa 880.000 tonnellate, pari a 14,6 kg/abitante. Circa 5 kg/abitante vengono gestiti dal Canale Informale, altri 5 kg/abitante vanno a comporre il "disperso" (rifiuti non intercettati).

Ne risulta che 10 kg/abitante non seguono il flusso ufficiale generando un grave danno a livello ambientale, economico e della salute dei cittadini. In particolare, non è certo che i RAEE gestiti dagli operatori al di fuori del Sistema Ufficiale utilizzino impianti tecnologicamente adatti e seguano le corrette procedure di smaltimento. Inoltre, non dovendo sostenere i costi per la messa a norma delle strutture, gli operatori informali ne risultano economicamente avvantaggiati da una situazione di concorrenza sleale.

«I dati e l'analisi dei flussi del settore sono un elemento fondamentale per evidenziare le problematiche della filiera dei Raee, considerando le evoluzioni future e i nuovi obiettivi imposti dall'Ue - spiega Danilo Bonato, Direttore Generale di ReMedia -. Alla luce della situazione che emerge dallo studio, è chiaro che serve un cambiamento a livello normativo che impedisca agli operatori non ufficiali di sottrarre una parte consistente di rifiuti tecnologici causando danni di grande rilevanza. Inoltre, occorre lavorare per ottimizzare i modelli di raccolta, grazie ad un forte l'impegno degli Enti Locali e della distribuzione, consentendo allo stesso tempo ai Produttori di poter contare sulla visible fee, strumento essenziale per assicurare trasparenza ed equilibrio finanziario al sistema».

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