[03/12/2012] News

White economy, le potenzialitą dell'efficienza energetica nell'industria energy intensive

Le potenzialità dell'Italia nel settore della cosiddetta white economy (l'efficienza energetica) sono state illustrate nel corso del workshop "Efficienza energetica nei processi industriali e green economy" che si è tenuto a Brescia. Turboden, azienda italiana che si occupa della realizzazione di turbogeneratori basati sul Ciclo Rankine Organico (ORC) per la generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili e recupero di calore, ha presentato i risultati del progetto H-REII, finanziato dal programma LIFE+ 2008 che aveva l'obiettivo di promuovere azioni di policy e di governance a sostegno di soluzioni innovative per il recupero e la valorizzazione energetica degli effluenti da processo nelle industrie altamente energivore (produzione di acciaio, cemento e vetro, etc.) che emettono calore e anidride carbonica (CO2) nell'ambiente.

Il potenziale massimo stimato per i soli quattro settori investigati (cemento, vetro, acciaio e Oil&Gas - gas compressor station) è pari a oltre 2 TWh di energia elettrica prodotta annualmente per l'Italia, corrispondente a circa 798 kton di CO2 potenzialmente non emessa in atmosfera.

«Notevoli sono i vantaggi ambientali in termini di efficienza energetica - ha dichiarato Marco Baresi, responsabile Affari istituzionali di Turboden - Recuperando energia dagli effluenti di processo nei settori energy intensive, si rende più efficiente e competitivo il processo industriale e con l'introduzione di un sistema di recupero calore con ORC si ottiene un aumento della marginalità dal 3% al 14% a seconda dei settori, come recentemente emerso dal rapporto del Politecnico di Milano».

Sono molteplici i benefici emersi, legati a tematiche ambientali, industriali e di innovazione, che, grazie allo sviluppo del progetto, permettono di identificare il recupero di calore da processi industriali cosiddetti energy intensive: un'opportunità per una maggiore sostenibilità ambientale ed energetica dei processi industriali con risvolti in termini di maggiore competitività; uno strumento efficace per il raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica e di tutela ambientale a livello nazionale; un'occasione per sviluppare strumenti di politica industriale che rilancino investimenti nei settori produttivi, in grado di coinvolgere differenti attori della filiera industriale; la possibilità di promuovere specifiche azioni di ricerca e sviluppo atte a consolidare una posizione di leadership nazionale, con notevoli potenzialità di export.

«I benefici industriali che emergono da quest'indagine sono tutt'altro che marginali, si sta configurando una nuova filiera industriale dove l'Italia è posizionata come eccellenza - ha aggiunto Baresi - Le stime di Energy & Strategy del Politenico parlano di 1,5 miliardi di euro di potenziali investimenti nel settore industriale solo in Italia. Se poi consideriamo l'export si possono menzionare almeno 8 miliardi di euro potenziali con due effetti positivi: sviluppo di tecnologia e investimenti nel settore industriale per migliorare una competitività che continua a languire».

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