[30/11/2012] News toscana

30 novembre, festa della Toscana e della civiltà contro una crisi di barbarie

30 novembre del 1786. Ad opera del Granduca Pietro Leopoldo e della sua riforma penale, la Toscana divenne il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte: lanciando la nostra Regione una volta di più ai vertici del progresso umano. A partire dall'anno 2000, ogni 30 novembre viene celebrata la festa della Toscana, a memoria di quel glorioso giorno del 1786.

Un monito per i nostri giorni, quando il perdurare di una dura crisi economica rischia di mettere in disparte i valori umani che - tale loro appellativo non è un caso - dovrebbero essere la bandiera della nostra specie. Sul rapporto tra valori ed economia si è concentrato oggi proprio il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi (nella foto), durante il suo intervento nella seduta solenne del Consiglio regionale. Ne riportiamo qui di seguito un ampio e significativo stralcio, convinti che nell'ampliamento di tali valori, estesi alla globalità del genere umano, e nel rispetto dell'ecosistema che è rappresenta la casa che lo ospita, sia nascosta la chiave per un nuovo modello di sviluppo, e l'unica luce possibile alla fine di questo tunnel che è la crisi di civiltà che tutti stiamo vivendo.

«La crisi dell'economia e della finanza globale, con il suo carico di impoverimento, disgregazione dei legami sociali, insicurezza, disoccupazione dilagante, marginalità, mette in tragica evidenza però come l'aver spinto l'acceleratore su una economia irresponsabile e illusoria, che produce denaro con denaro, abbia arricchito pochi e impoverito molti.  Questo ci ha fatto perdere di vista l'importanza e la centralità del mondo produttivo e del lavoro come creatore di ricchezza, anche perché dobbiamo affrontare l'emergenza della disuguaglianza che mi pare la questione fondamentale di questo inizio di secolo, insieme a quella delle prospettive della pace.

Ci sono circa 33 mondi finanziari sopra il mondo reale, ci dice l'economista Luciano Gallino. Infatti, le stime realistiche delle dimensioni della finanza globale dice che essa vale 2.600 mila miliardi di dollari, mentre il PIL mondiale è di 79 mila miliardi: la finanza vale 33 volte la produzione dell'uomo. Il controvalore dei derivati scambiati nel mercato over the counter è di circa 648 mila miliardi di dollari: cioè 8,2 volte il valore del Pil mondiale. L'economia reale, quella prodotta dalle trasformazioni che l'uomo opera, attraverso il lavoro, sulle materie prime è ormai un'appendice minuscola rispetto all'economia drogata dei mercati finanziari, che toglie spazio a lavoro e a imprese. Forse anche questo spiega perché il lavoro è così squalificato, marginalizzato, concepito come un peso di cui ridurre le dimensioni e il costo. E spiega anche perché è così gravato di prelievi fiscali per compensare i danni del mercato finanziario: Eurostat ci ha detto recentemente che il lavoro italiano è quello più tassato in Europa, ben oltre il 47%, in crescita rispetto all'anno precedente. Tutto questo alla lunga sta diventando  insostenibile.

Purtroppo, però, da quando nel 2008 è scoppiata la grande bolla dei mercati finanziari, non si è visto un solo serio tentativo di cogliere l'occasione della crisi per cambiare i meccanismi della finanza. Ma questa impresa tanto titanica quanto urgente non è avulsa dalla ricorrenza che celebriamo oggi: i governanti illuminati della Toscana intuirono che un governo vendicativo, inumano, punitivo nei confronti dei cittadini avrebbe finito per far crescere la paura, l'insofferenza, la disgregazione sociale. Occorreva un gesto di benevolenza, di attenzione verso i cittadini per rafforzare la coesione sociale, il benessere e, infine, anche le capacità produttive del Granducato. Ecco, occorrerebbe anche oggi un po' di quella lungimiranza e benevolenza verso i cittadini.

E' indispensabile una visione positiva dello sviluppo finalizzato al benessere umano che accolga ciò che le forze produttive sono riuscite a mettere in campo, ripristinando il primato della politica e quindi della democrazia.

Indubbiamente la crisi ed ancor prima questa fase della globalizzazione ci impongono di cambiare. Ma è un cambiamento che dobbiamo governare ed indirizzare per impedire l'esito finale di una riduzione dei diritti e delle opportunità nel campo del lavoro e non solo. L'alternativa perciò non è tra cambiare o resistere ma tra un cambiamento progressivo ed uno regressivo, con tutto ciò che significa. E questa necessità di cambiamento vale anche e soprattutto per la Toscana, che certamente ha subito i colpi della crisi, ne soffre ma non si è piegata, grazie alla sua stessa identità e composizione sociale e produttiva. La Toscana  ha un bisogno vitale di cambiare, trovando nella propria storia gli strumenti per adeguarsi alla nuova realtà del mondo.

Il punto è con quali valori, in quale direzione. Penso che una indicazione forte sia venuta dall'enciclica Caritas in veritate: "L'economia ha bisogno dell'etica per il suo corretto funzionamento", vi ha scritto il Papa; e "non di un'etica qualsiasi, bensì di un'etica amica della persona". Un concetto ben espresso anche nell'articolo 3 della nostra Costituzione, dove si afferma che "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana". Questa centralità della persona ha avuto uno sviluppo complicato e contraddittorio nella storia, ma ha trovato un punto di svolta nella abolizione della pena di morte. E la Toscana ha dato a questa svolta un contributo decisivo. "Parmi un assurdo - scriveva Beccaria - che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettono uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio».    

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