[28/11/2012] News

Tromba d'aria sull’Ilva: a Taranto il "clima" è pessimo, in tutti i sensi

La Cgil ipotizza una «partecipazione diretta» del governo nella gestione dell'Ilva

Anche il maltempo si accanisce contro l'Ilva di Taranto: una tromba d'aria e un fulmine si sono abbattuti questa mattina sul sito industriale provocando crolli e una ventina di feriti. Ma come noto a preoccupare la città pugliese e tutto il paese non sono certo gli effetti degli eventi climatici seppur di rilievo, ma la notizia del blocco di produzione e chiusura dello stabilimento.

«La chiusura dell'Ilva di Taranto ha effetti sociali enormi: è da irresponsabili, in questo momento, lasciare senza reddito 20.000 famiglie, per la maggior parte nel sud d'Italia - ha dichiarato il ministro Corrado Clini in Aula a Montecitorio nell'informativa del governo sulla questione Ilva - Il provvedimento al quale si sta lavorando dovrebbe consentire all'Ilva di mettere in pratica le indicazioni dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) superando il blocco che si è venuto a creare dopo il sequestro degli impianti dell'area a freddo di due giorni fa».

Il ministro spiega poi quali conseguenze potrebbero derivare dalla chiusura del sito industriale situato in terra pugliese. «Se l'Ilva di Taranto viene chiusa, quello stabilimento viene abbandonato: i vantaggi per l'ambiente sono zero mentre i rischi per la salute sono altissimi. Come indica chiaramente l'Unione europea la strategia di risanamento ambientale degli impianti industriali avviene attraverso il loro risanamento non la chiusura». Secondo Clini «la strada maestra è rendere possibile interventi che l'Ilva deve effettuare per rispettare le prescrizioni dell'Aia del 26 ottobre scorso, che fanno riferimento alle migliori tecnologie oggi disponibili, indicate dall'Ue. Tali tecnologie dovrebbero essere impiegate a partire dal 2016 ma nell'Aia si dice che devono partire subito, anticipando di 4 anni il termine, al fine di garantire la protezione dell'ambiente e della salute». Poi il ministro accenna al "querelle" tra i diversi poteri dello Stato che si è venuta a creare sulla vicenda Ilva.  «Non ho mai attaccato i magistrati e dal marzo 2012 quando ho riaperto la procedura per l'Aia ho sempre richiamato il rispetto della legge che prevede che sia il ministro dell'Ambiente a stabilire le modalità con le quali un impianto industriale debba essere esercito in modo tale da salvaguardare la salute e l'ambiente».

Dopo l'annuncio della chiusura dello stabilimento di Taranto la tensione è salita alle stelle anche negli altri siti industriali del gruppo, come Genova e Novi ligure con operai che sono in assemblea permanente, hanno occupato le fabbriche e annunciato la loro presenza domani a Roma, per partecipare alla manifestazione che si svolgerà in concomitanza con l'incontro sindacati-governo, in cui si parlerà dell'ipotesi di decreto "salva Ilva".

«Se siamo arrivati a questo punto penso ci siano grandi responsabilità dell'azienda - ha dichiarato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso - In altri paesi la stessa proprietà ha degli stabilimenti che sono giudicati dai governi e dalle leggi di quei paesi come stabilimenti che non inquinano. C'è una grande responsabilità che si è prodotta nel tempo, scegliendo di non investire rispetto a un impianto con quelle caratteristiche. E penso anche che l'azienda abbia usato una forma di paternalismo per governare la situazione che si sta riproducendo in queste ore. Avremmo preferito dei comportamenti lineari e non antagonisti alle decisioni del Governo da un lato e della magistratura dall'altro». La leader Cgil ha parlato anche ipotizzato un eventuale «partecipazione diretta»  da parte del governo  nella gestione dell'azienda, se non si trovassero altre soluzioni: un commissariamento probabilmente opportuno, di cui si comincia quantomeno a ventilare.  

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