[27/11/2012] News

La bonifica dei terreni inquinati? La fanno i fiori

Prodotte anche nanoparticelle di platino e arsenico, utili per trattamenti contro il cancro

Un consorzio di ricerca britannico guidato dal Warwick Manufacturing group (Wmg) dell'università di Warwick ha avviato un programma da 3 milioni di sterline chiamato "Cleaning land for wealth" (Cl4W), "Pulire la terra per il benessere" che utilizzerà delle specie di fiori comuni per bonificare i terreni inquinati e per produrre nanoparticelle di platino ed arsenico da utilizzare nei convertitori catalitici, nei trattamenti per il cancro e in una serie di altre applicazioni.

Questo "Sandpit exercise" voluto dall'Engineering and physical sciences research council (Epsrc) mette insieme ricercatori del Wmg e dell'università di Newcastle, Birmingham, Cranfield ed Edimburgo che condividono tecnologie e competenze per elaborare un innovativo progetto di ricerca multidisciplinare che potrebbe contribuire a risolvere le sfide tecnologiche e ambientali delle bonifiche dei siti contaminati.

La "Phytoremediation" (fito-bonifica) è un procedimento che utilizza le piante di assorbire i veleni e metalli pesanti dal terreno e per imprigionarli nella parte aerea della pianta. Per questo già da tempo alcune specie vegetali vengono impiegate spesso nelle strategie di bonifica, tra queste ci sono anche gli alyssum, specie di origine europea composta da piante erbacee annuali e perenni o piccoli arbusti che hanno foglie ovali e fiori bianchi e gialli

Il consorzio metterà in atto le diverse ricerche che puntano ad utilizzare le piante e batteri per assorbire particolari elementi e sostanze chimiche e metterà in atto le tecniche necessarie a raccogliere ed utilizzare i materiali. Per dimostrare la fattibilità della bonifica naturale dei siti è già stato messo a punto un metodo che sembra molto promettente e che utilizza specie comuni di fiori e piante come l'alyssum per rimuovere sostanze chimiche tossiche come l'arsenico e il platino dai terreni e corsi d'acqua inquinati, permettendo potenzialmente di recuperare e riutilizzare il terreno bonificato.

Già da solo questo sarebbe un risultato importante, ma mentre la sperimentazione andava avanti i ricercatori hanno scoperto di aver trovato qualcosa che permetterebbe di ottenere molto di più di una semplice bonifica dei suoli. Il responsabile del progetto, Kerry Kirwan, del Wgm, spiega che «I processi che sono in via di sviluppo non solo rimuovono veleni come l'arsenico e il platino dai terreni e corsi d'acqua contaminati, siamo anche sicuri di poter sviluppare processi biologici e bioraffinazione (o biofactories) che possano determinare le forme e le dimensioni delle nanoparticelle dei metalli che producono. Questo darebbe ai produttori di convertitori catalitici, sviluppatori di trattamenti contro il cancro e di altre tecnologie, i materiali necessari esattamente delle giuste forme, dimensioni e funzionalità di cui hanno bisogno, senza un successivo affinamento. Durante lo tesso processo di bioraffinazione ci attendiamo anche di recuperare dalle coltivazioni altri materiali ad alto valore aggiunto, utilizzabili come prodotti della chimica fine, prodotti farmaceutici, anti-ossidanti, eccetera».

 

Torna all'archivio