[23/11/2012] News

I cittadini per il bene comune

E' questo il sottotitolo dell'ultimo libro di Salvatore Settis (Nella foto), ‘Azione popolare', da cui vorrei partire per riprendere una riflessione avviata in particolare dopo il discorso di Giorgio Napolitano agli Stati Generali della Cultura all'Eliseo.

Il libro ha il merito di approfondire le ragioni e motivazioni di una presenza oramai diffusa e massiccia di associazioni, movimenti, comitati, gruppi che si ritiene riguardino 20-30.000 soggetti in vario modo riconducibili all'ambiente e ai beni comuni e -appunto- a quella azione popolare da cui oggi può venire uno stimolo fondamentale perché il paese riesca finalmente a cambiare rotta.

Scrive Settis ‘L'addensarsi di questo nuovo associazionismo rivela che le sensibilità individuali si stanno convogliando in motivazioni collettive, cercano uno spazio di denuncia e di azione civile. La mancanza di coordinamento è la loro debolezza, ma anche la loro forza; ne dimostra la natura spontanea e totale, la vocazione a rappresentare antiche istanze con una voce nuova'. A frenare l'impulso a federarsi  è l'accusa di ‘antipolitica' o addirittura a somigliare a un nuovo partito'. Tentazione peraltro che ogni tanto torna a fare capolino anche se poi generalmente e fortunatamente rientra.

In  questo affollato e variegatissimo panorama in cui convivono soggetti ‘storici' e tanti altri nuovi arrivati, non è facile -diciamo così- classificarli in base alle questioni di cui si interessano e alla dimensione dell'area in cui operano. Moltissimi appaiono mossi da obiettivi legittimi ma quanto mai ‘specifici'; la discarica, il bruciatore, l'antenna, il capannone e così via. Altri specie ‘nazionali' dal FAI al CAI a Italia Nostra, il WWF, Legambiente, LIPU si muovono in una dimensione nazionale ed anche -spesso-comunitaria. Difficilmente però -anche in questo caso- riescono a raccordare e raccordarsi al complesso di temi e aspetti di cui Settis ricostruisce i molteplici nessi dal punto di vista delle ‘materie' anche sotto il profilo costituzionale, giuridico e normativo, insomma di governo. Passa da qui quella linea di confine dove l'azione organizzata dei cittadini incontra le istituzioni e quindi la rappresentanza politica. Una rappresentanza oggi in fortissima crisi la cui gestione ha provocato danni incalcolabili all'ambiente e ai beni comuni che è alla base anche di questa crescita associazionistica. Da qui oggi l'esigenza -vedi il referendum sull'acqua- che le due parti si incontrino; le associazioni per riuscire a far recepire le loro proposte, le istituzioni e la politica perché possa finalmente far sue sollecitazioni e stimoli senza i quali non si riuscirà a cambiare rotta. Nulla è meno antipolitico di questo sbocco in cui entrambi hanno solo da guadagnare perché i primi si legittimano solo se riescono a portare a casa risultati apprezzabili e i secondi solo se sanno aprirsi a quelle nuove esigenze che fin qui sono state messe sotto i piedi tra condoni e traffici.

Anche il nostro Gruppo di San Rossore per il rilancio dei parchi che ha però presto incontrato il paesaggio, il suolo, la biodiversità e quindi le istituzioni locali, regionali e nazionali è confluito in questo  mare magnum, però con una sua specificità non trascurabile. Che è questa: noi abbiamo cercato di associare personalità della ricerca, delle istituzioni, dell'associazionismo, delle aree protette come dei bacini idrografici e delle sopraintendenze. Potremmo definirlo un ruolo di cerniera che intendiamo arricchire già nel prossimo futuro con il concorso di Università e istituzioni, di parchi e di gestori del suolo, per promuovere iniziative ed eventi culturali perché è innegabile che alla base della crisi  politica e istituzionale delle politiche ambientali c'è una  caduta culturale. Noi nel nostro piccolo miriamo a questo come abbiamo potuto toccare con mano nell'incontro del 21 settembre in San Rossore.

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