[14/11/2012] News

Il Tevere č esondato a Roma. 552,66 gli ettari a “rischio idrogeologico molto elevato”

Il Tevere è esondato oggi in due diversi punti alle porte della Capitale. A Torrita Tiberina, vicino Fiano Romano, l'acqua ha inondato cinque ettari di terreni agricoli, mentre in località Pantano, a Monterotondo, si è allagato un canile. A Roma città il fiume, che ha superato il livello dei dodici metri, ha causato allagamenti in via dei Prati Fiscali, via Salaria e via di Tor di Quinto. Esondazioni anche dell'Aniene.

Per quanto riguarda i danni, gli storici e prestigiosi circoli sportivi che sorgono sulle sponde del Tevere, a Roma Nord, sono per la maggior parte allagati ed inagibili; sono andati distrutti alcuni barconi e ci sono stati forti disagi per la circolazione con alcune linee del bus deviate. Comunque, assicurano dalla Regione Lazio, che «Il passaggio della piena sarà graduale con una durata anche di diversi giorni, ma in condizioni di sicurezza a Roma garantita dai muraglioni».

Per fortuna sono pochi quindi i danni registrati nella capitale, anche se la paura è stata tanta. Legambiente però ribadisce che è necessario cambiare il modello di governo e gestione del territorio visto che questi eventi climatici così intensi avranno frequenze sempre più ricorrenti. Del resto i dati dell'ultimo Rapporto "Il rischio idrogeologico in Italia" del ministero dell'Ambiente forniscono un quadro decisamente critico per la Capitale e per il Lazio.  Nel comune di Roma sono 552,66 gli ettari classificati a "rischio idrogeologico molto elevato" R4 ricadenti nel bacino del Tevere, un territorio fragile tra Ponte Milvio, le aree dell'Aniene e la foce del fiume .

Nel Lazio il 98,4% dei comuni presenta fattori di rischio idrogeologico, sono ben 372 su 378 ad avere aree a rischio frane o alluvioni. Il 7,6% del territorio regionale è ad alta criticità idrogeologica, si tratta di 1.309,1 ettari nel complesso, dei quali 452,5 (2,6% del totale) sono in aree alluvionabili e 856,6 (5,0%) in aree franabili. Sul totale delle aree critiche, il 65% sono aree a rischio frane, mentre il 35% è costituito da aree a rischio alluvioni.

«A Roma e nel Lazio per battere il rischio frane e alluvioni serve prevenzione, bisogna rendere operativi i piani di bacino approvati trovando le risorse per la manutenzione del territorio, una grande utile opera pubblica da realizzare per evitare drammi e sciagure che stanno aumentando con i cambiamenti climatici, fermando invece opere dannose come il nuovo porto di Fiumicino in aree a rischio molto elevato alla foce del Tevere - ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio - Non possiamo continuamente assistere a tragedie o anche solo rischiarle, il clima è cambiato e nelle diverse stagioni si inaspriscono piogge e siccità, serve una nuova attenzione per questi temi.

Questa è una delle politiche per le quali è fondamentale che la Regione Lazio torni ad avere un governo al più presto. Come è stato fatto anni fa per il catasto degli incendi- ha aggiunto Parlati- va messa in campo un'azione coordinata per attuare gli interventi previsti nei piani delle Autorità di bacino. Le case e le aree produttive nelle zone di esondazione vanno delocalizzate, così come vanno fermati assurdi nuovi progetti in aree a rischio molto elevato, uno su tutti il Porto della Concordia a Fiumicino».

 Secondo i dati in possesso dell'associazione, sarebbero stati stanziati solo 60 milioni di 1,7 miliardi di Euro stimati dall'Autorità di bacino del Tevere nel Piano di assetto idrogeologico (Pai). Solo il 4% del totale degli investimenti per il Pai è stato reperito, per gli interventi da attuare per le aree a rischio frana, a rischio idraulico, per la manutenzione ordinaria e contro i dissesti di basso rischio per il reticolo minore. «Basta gridare all'emergenza dopo i disastri, per l'attuazione dei piani contro il dissesto idrogeologico sono state reperite risorse per poche decine di milioni di euro mentre solo per il Tevere il fabbisogno è di 1,7 miliardi - ha affermato Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio- Bisogna tornare a rispettare le zone di espansione naturale dei corsi d'acqua, evitare arginature e interventi sui corsi d'acqua che tendano ad ampliare le zone edificabili, battere il consumo di territorio e la cementificazione selvaggia che sono i veri nemici del rischio idrogeologico. Per questo, proponiamo sin dagli anni '90 la creazione del parco inter-regionale del Tevere, uno strumento di tutela e valorizzazione degli ambiti fluviali ed un'occasione di sviluppo e pianificazione sostenibile del territorio intorno al fiume».

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