[08/11/2012] News

Obama vince, ma negli Usa sconfitti i referendum "verdi"

Ma il Colorado vota contro il fracking

Gli Stati Uniti d'America a volte sono un Paese davvero complicato e incomprensibile: mentre alcuni Stati danno il via libera alla marjuana ricreativa ed ai matrimoni gay,  lo stesso giorno la California progressista ha respinto due referendum proposti dai gruppi ambientalisti. Gli elettori californiani hanno detto no con il 57,3% dei voto alla Proposition 37 per l'etichettatura di tutti gli alimenti contenenti organismi geneticamente modificati.  Solo 5 settimane fa tutti i sondaggi davano in forte vantaggio il fronte anti-Ogm sostenuto dagli agricoltori biologici e da gruppi di consumatori, ma il consenso è diminuito costantemente dopo una raffica di spot televisivi, una campagna pro-Ogm finanziata con più di 44 milioni di dollari dall'industria alimentare biotech e che ha visto in prima fila il gigante degli Ogm Monsanto. Mentre gli ambientalisti e gli agricoltori biologici dicevano che anche i consumatori americani hanno il diritto di sapere cosa c'è nel loro cibo, la Monsanto e la lobby pro Ogm hanno vinto dicendo che l'etichettatura sarebbe costata alle famiglie ogni anno centinaia di dollari per i costi degli alimentari più elevati. 

Sempre in California, a San Francisco, la stragrande maggioranza degli elettori ha respinto la Proposition F, un'iniziativa che avrebbe prosciugato la Hetch Hetchy Reservoir, un vasto bacino artificiale che dal 1923 fornisce acqua a 2,6 milioni di persone nella Bay Area. Gli ambientalisti sostenevano che il prosciugamento della diga sarebbe stato un passo importante verso il ripristino della Hetch Hetchy Valley nello Yosemite National Park, ma il fronte del no ha ribattuto che  sarebbe stato impossibile sostituire questa fonte di acqua e che il ripristino miliardario della valle sarebbe stato troppo costoso.

Brutte notizie per il fronte ambientalista anche dal Michigan, dove è stato respinto con il 64% dei voti un referendum che avrebbe costretto le compagnie elettriche a produrre, entro il 2025,  il 25% della loro energia da fonti rinnovabili. Anche qui la campagna del fronte del no è stata imponente ed ha visto impegnate anche le grandi compagnie dello Stato.

E' andata decisamente meglio a Longmont dove gli elettori hanno approvato il divieto di fratturazione e dello smaltimento dei rifiuti prodotti dal fracking nel territorio cittadino. Potrebbe sembrare poco visto che si tratta di 22 miglia quadrate in uno Stato, il Colorado,  che ha oltre 100.000 miglia quadrate appetibili per il fracking, ma questa piccola città è  così importante perché è al centro dell'area dello shale gas e dispone già delle infrastrutture necessarie per l'industria gasiera e petrolifera: strade, elettricità, acquache rendono la fratturazione idraulica più  economica che in altri posti in cui mancano questi elementi essenziali per sviluppare il fracking.

Ma i cittadini di Longmont non vogliono vedere il loro paesaggio occupato da pozzi, pompe e serbatoi, essere asfissiati dal traffico dei camion e sentire il puzzo dei materiali utilizzati per il fracking, ma soprattutto non vogliono che la loro qualità della vita ed il valore immobiliare delle proprietà nei dintorni vengano erosi  dalla presenza dei pozzi. Il no al fracking ha vinto al grido di «Basta con l'avidità» ma anche a quello più minimalista di «Trivellate nelle altre 100 miglia quadrate e lasciateci in pace». Insomma, anche in Colorado e per il fracking va forte  il "non nel mio cortile".

Nella piccola Longmont però non sono serviti i 507.500 dollari spesi ufficialmente dall'industria petrolifera e gasiera in spot televisivi ingannevoli e minacciosi, intere pagine di giornali e una martellante spedizione porta a porta, per convincere gli elettori e la Question 300 anti-Fracking ha vinto con quasi il 60% dei voti. La campagna pro-fracking, durata 6 mesi e con la partecipazione di politici del Colorado (compreso il governatore John Hickenlooper) schierati con la lobby degli idrocarburi, non è riuscita a sconfiggere l'attivismo cittadino ed ora associazioni come Our Health, Our Future, Our Longmont dicono: «Abbiamo dimostrato che il denaro delle Big Oil non sempre vincere che il nostro diritto costituzionalmente garantito alla salute, alla sicurezza ed alla tutela della proprietà non è in vendita. Abbiamo dimostrato che i cittadini comuni, con pochi soldi ma molta determinazione, intelligenza, e passione possono prevalere».

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