[06/11/2012] News

Da cave e miniere a parchi naturali?

Secondo Aitec e Legambiente si puņ fare

Associazione italiana tecnico economica e cemento (Aitec) di Confindustria e Legambiente domani, 7 novembre, presentano ad Ecomondo a Rimini le linee guida per la gestione sostenibile delle aree estrattive e sottolineano che «La ricchezza naturale del nostro territorio è da sempre utilizzata dall'uomo per le materie prime che offre (minerali, argille, metalli, calcari, marna, sabbie e ghiaie, ecc), indispensabili ad alcuni settori dell'industria, segnatamente quello delle costruzioni. L'attività estrattiva può avere impatti rilevanti e dunque occorre porre la massima attenzione in tutte le fasi di progettazione, gestione e recupero delle aree interessate».

Legambiente, che monitora lo stato delle cave ed ex-cave in tutta Italia, sottolinea che «La normativa da sola non basta, poiché occorre diffondere anche in questo ambito la cultura della sostenibilità», per questo ha lanciato una singolare partnership con Aitec, che rappresenta i produttori di cemento e che vanta una lunga esperienza nel campo e numerosi casi di eccellenza. «Dalla collaborazione tra le due organizzazioni  - spiegano gli ambientalisti - nascono le "Linee Guida su progettazione, gestione e recupero delle aree estrattive", con le quali si dimostra come sia possibile conciliare l'attività di escavazione con la tutela del territorio».

La vita media di una cava è di 30 anni, ma seguendo le indicazioni delle Linee Guida è possibile restituire il territorio alla collettività in tempi molto più brevi, iniziando gli interventi di recupero ambientale contestualmente alla lavorazione dei terreni. L'Aitec nella prefazione delle Linee Guida afferma: «Siamo consapevoli di come l'attività estrattiva causi inevitabilmente un cambiamento dello stato dei luoghi generando impatti sull'ambiente. Vogliamo mettere in campo tutte le azioni che possano non solo mitigare gli impatti, ma rendere possibile un recupero ambientale tale da creare nuovo valore naturalistico, apportare benefici alla biodiversità e agli ecosistemi, offrire nuovi spazi fruibili alla collettività».

Secondo il Cigno Verde «Non è fermando le cave in Italia, magari delocalizzando le attività, che si darà risposta ai problemi. Le attività estrattive sono un tema importante per guardare al futuro del nostro Paese e l'impostazione che proponiamo con Aitec guarda da subito a come quell'area tornerà alla comunità. Perché sarà inevitabilmente diversa ma non degradata, anzi valorizzata da un punto di vista delle potenzialità ecologiche».

Aitec e Legambiente presentano anche «Casi virtuosi di cave e miniere dismesse che sono state già trasformate in aree protette, parchi naturali, percorsi turistici e didattici, osservatori panoramici e dedicati al birdwatching. Molti ex cantieri per l'estrazione di materie prime, sottoposti a recupero ambientale, hanno infatti riacquistato valore e ora contribuiscono alla conservazione della biodiversità locale».

Le linee guida individuano le misure da adottare, nelle fasi di progettazione, gestione e recupero, per la riduzione degli impatti su:  atmosfera. Per limitare l'emissione di polveri, si orientano i fronti di scavo in funzione della direzione dei venti, si bagnano piste e piazzali percorsi dai mezzi da cava, si sospendono le operazioni nei giorni troppo ventosi, ecc.; ambiente idrico. Per tutelare le acque si realizzano apposite canalette, si controllano gli scarichi di acque su corsi d'acqua superficiali, si effettua periodica manutenzione dei mezzi in aree attrezzate per evitare sversamenti di sostanze inquinanti, ecc.; suolo e sottosuolo. Progettando lo scavo in modo che la modificazione della morfologia risulti compatibile con l'assetto dei luoghi, conservando il suolo asportato in fase di scopertura per le opere di recupero ambientale, ecc.; rumore e vibrazioni. Utilizzando macchinari nuovi che producano emissioni ridotte e pannelli fonoassorbenti per gli impianti, ecc.; paesaggio e intervisibilità. Privilegiando la coltivazione dall'alto verso il basso con cantieri "schermati", prevedendo soluzioni per minimizzare l'impatto morfologico degli scavi, ecc.; flora e fauna. Valutando l'alterazione dell'habitat, l'eventuale riduzione del patrimonio forestale, la modifica degli elementi che costituiscono l'ecosistema.

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