[06/11/2012] News

Tutto pronto per gli Stati Generali della Green Economy e che il riciclo sia in primo piano

Poche ore ancora e si alzerà finalmente il sipario sugli Stati Generali della Green Economy. Dopo otto mesi di preparazione e discussioni - di cui greenreport.it ha dato ampi resoconti - in questa due giorni all'interno della fiera di Ecomondo di Rimini si analizzerà la piattaforma di 70 proposte raccolte per affrontare la crisi dell'Italia con un nuovo sviluppo in chiave green.

«Dobbiamo scegliere - ha osservato il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini - la direzione verso la quale indirizzare l'economia italiana e la green economy si presenta all'appuntamento di Ecomondo come modello decisivo. Nel mercato globale la domanda di tecnologie è sopratutto orientata a ridurre i consumi di risorse, energia, territorio. Anche in Italia gli investimenti in tecnologie e sistemi per la sostenibilità sono strategici per dare alla nostra economia un ruolo competitivo nel più ampio quadro mondiale. Il mercato interno offre scarse opportunità di sviluppo e sperimentazione delle nuove tecnologie "green" e dei sistemi innovativi di gestione efficiente delle risorse. Per questo motivo il Governo, pur nei limiti delle politiche di bilancio, ha aperto "finestre" per avviare questo processo virtuoso e sostenibile».

«La green economy - è il punto di vista di Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile - è ormai un processo internazionale in corso. In Italia dispone di buoni potenziali di sviluppo: numerose imprese stanno facendo dell'ecoinnovazione una chiave di rilancio e anche di sviluppo sui mercati esteri, buona parte del made in Italy si muove già in una direzione green per caratteristiche di qualità e di bellezza; paghiamo però una bolletta energetica molto salata per i costi crescenti delle fonti energetiche fossili che importiamo, abbiamo quindi un interesse strategico al risparmio energetico e allo sviluppo delle fonti rinnovabili; le materie prime sono sempre più care, la nostra industria manifatturiera ha grande bisogno di materiali ricavati dal riciclo dei rifiuti, sviluppo del riciclo indispensabile anche per risolvere la crisi dei rifiuti in diverse Regioni; le nostre filiere agricole sono già di buona qualità e possono migliorare valorizzando anche la tutela del territorio e le agro energie; nuovi mezzi a bassissime emissioni e misure per una mobilità più sostenibile sono scelte che potrebbero contribuire anche a farci uscire dalla crisi dell'auto».

E proprio Edo Ronchi tocca uno dei punti per noi nodali della questione, ovvero il rilancio della manifattura nazionale in chiave sostenibile. E per questo vale la pena presentare le proposte, che noi condividiamo, sul riciclo dei rifiuti. Contrariamente a quanto forse qualcuno pensa, il riciclo effettivo dei materiali raccolti in modo differenziato ha una serie di problemi che ne ostacolano a dir poco lo sviluppo. Cosa che, forse questo aspetto è ancor meno chiaro, rischia di vanificare tutti gli sforzi adoperati per migliorare la raccolta stessa. A partire dalle norme che si devono rispettare ed è per questo che ai primi posti della proposta c'è quella di armonizzare e semplificare il quadro normativo. Poi orientare il mercato del riciclo dei rifiuti con strumenti fiscali ed incentivi, quindi sviluppare indicatori di performance ambientale. Non sono tutte le regole emerse nel corso dell'Assemblea programmatica "Sviluppo dell'ecoefficienza, della rinnovabilità dei materiali e del riciclo dei rifiuti", ma sicuramente tra le più importanti.

«La sempre maggiore scarsità di risorse naturali e, nello stesso tempo, la disponibilità di nuove tecnologie - ha osservato Walter Facciotto, Direttore del Conai e coordinatore del gruppo di lavoro sui rifiuti - offrono l'opportunità di gestire in un'ottica green i rifiuti. Investire nel mercato dei rifiuti consente di generare molteplici benefici economici ed ambientali e il settore del riciclo crea un maggior numero di posti di lavoro rispetto a quanti ne sostituisca, in Europa in particolare gli occupati in questa eco-industria crescono ad un tasso dell'11% annuo. Non bisogna dimenticare, inoltre, che il commercio mondiale di materie seconde è cresciuto a tassi superiori a quelli dell'insieme dei beni e dei servizi, trainato da Cina ed economie emergenti».

In Italia, giova ricordarlo, nonostante sia un paese strutturalmente povero di materie prime, l'uso di materie seconde e l'industria basata sull'uso di queste materie ha consentito di conseguire importanti risultati economici e benefici ambientali, ma, nel 2010, l'Italia si presenta ancora come uno dei pochi paesi europei importatori di materie seconde.

Ecco quindi le 7 regole per sviluppare l'industria del riciclo che verranno discusse (e speriamo poi promosse) nella due giorni riminese:

1) Armonizzazione della normativa in vigore e aggiornamento della regolamentazione e della normazione tecnica. Un ruolo fondamentale lo giocano la standardizzazione dei materiali derivati dai rifiuti, la definizione ed applicazione dei criteri comunitari sull'End of Waste, il coordinamento degli stessi con la normativa italiana sulle Materie Prime secondarie (MPS) e la diffusione della certificazione a garanzia di qualità.

2) Promuovere gli acquisti verdi. È ormai assodato che le materie ed i prodotti riciclati a parità di qualità prestazionali consentono un significativo "risparmio di sistema", considerando il ciclo d'uso e i mancati costi di smaltimento.

3) Sostenere il mercato con strumenti fiscali. Prevedere sistemi di detassazione "razionale" su MPS, sottoprodotti, prodotti riciclati, sistemi di detassazione e facilitazione al credito per gli investimenti in ricerca e sviluppo. Incentivi e disincentivi economici possono essere utilizzati a favore dell'efficienza ed il recupero energetico, introducendo meccanismi premiali per il materiale riciclato sulla falsa riga dei certificati bianchi.

4) Rendere maggiormente competitivo l'intero comparto attraverso la semplificazione e snellimento degli oneri amministrativi, la trasparenza e la corretta informazione verso i cittadini e la maggior concertazione con la Pubblica amministrazione (Accordi di Programma).

5) Introdurre a livello nazionale disincentivi per evitare che lo smaltimento in discarica sia ancora economicamente conveniente rispetto al conferimento agli impianti di valorizzazione dei rifiuti, con l'impegno di utilizzare tali risorse sia per lo sviluppo ed il mantenimento delle infrastrutture del riciclo sia per supportare le aree in ritardo.

6) Creare veri e propri "poli industriali". Ciò significa favorire la creazione di "siti impiantistici" moderni ed ecoeffcienti con capacità di riciclo/recupero "idonei", in grado cioè di rispondere alle esigenze del contesto territoriale a servizio delle Regioni/bacini.

7) Sviluppare Indicatori di performance ambientali, gestionali ed economici. Sono necessari, ad esempio, indicatori che misurino le performance anche in termini di qualità ed effettivo avvio a recupero.

Promossi dal Ministero dell'Ambiente e da un Comitato organizzatore formato da 39 organizzazioni di imprese green, con il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, gli Stati Generali della Green Economy si svolgernno a Rimini da domani all'8 novembre nell'ambito di Ecomondo - Key Energy. Nel corso di questo "summit" dell'economia verde italiana, aperto dal Ministro dell'Ambiente, Corrado Clini e concluso dal Ministrio dello Sviluppo economico, Corrado Passera, si svilupperà un confronto con esponenti dei diversi livelli istituzionali, rappresentanti della Commissione Europea, dell'OCSE e dell'UNEP, delle imprese e dei sindacati, del mondo politico e parlamentare, delle associazioni ambientaliste. Verrà inoltre presentato dal Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi, il Rapporto "Green Economy per uscire dalle due crisi", realizzato dalla Fondazione stessa, in collaborazione con l'Enea, che fornisce una prima analisi internazionale della green economy e sviluppa approfondimenti sui potenziali di alcuni settori strategici in Italia.

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