[26/10/2012] News

Nucleare: la Cina riparte pianissimo e taglia le nuove centrali nelle aree interne

Come abbiamo già scritto, la Cina ha tolto la moratoria di fatto sulla costruzione di nuove
centrali nucleari scattata nel 2011 dopo il disastro nucleare di Fukushima Daiichi. Il governo ha
promesso maggiori controlli sulla sicurezza e la radioattività e forti investimenti per mettere a norma
le spesso obsolete centrali esistenti. Ma le grida di giubilo della lobby nucleare che cominciavano a
levarsi in tutto il mondo sono calate quando Pechino ha annunciato che avrebbe approvato solo i
progetti proposti per le zone costiere.

Dopo la riunione del Consiglio di Stato (il governo
centrale cinese) del 24 ottobre sugli entusiasmi nuclearisti è arrivata un'altra doccia fredda: «Un
piccolo numero di centrali nucleari costiere sarà consentito prima del 2015», si legge nel comunicato
ufficiale in una delle ultime riunioni del governo prima del cambio della dirigenza del Partito
comunista cinese e quindi dei vertici della Repubblica popolare.

Il primo ministro cinese
Wen Jiabao ha detto che la Cina vuole «Tornare ad una costruzione normale e costante di nuove
centrali nucleari, sulla base di un progresso in modo ordinato», ma Il Consiglio di Stato,
probabilmente molto preoccupato perché tutti gli indici economici e di consumo sono in ribasso, ha
anche rivisto gli obiettivi della quota di energia fornita dal nucleare e, nell'evidente tentativo di
fugare i timori sulla sicurezza, ha assicurato che tutti i nuovi impianti nucleari «Saranno costruiti
secondo le norme e gli standard di sicurezza di terza generazione che si applicano alla più recente
generazione di reattori nucleari». 

Ma così sorge un gigantesco problema: i reattori Epr e
AP1000, importati dalla Cina, sono considerati di terza generazione, ma il progetto Cpr-1000,
sviluppato da precedenti importazioni francesi, è considerato di seconda generazione o Generazione-
II+. I piani nucleari cinesi pre-Fukushima puntavano su reattori 50 CPR-1000 in diversi progetti e
due sono già in esercizio e 15 in costruzione. Inoltre nessuno capisce come sarà possibile  applicare
queste nuove norme ai ferrivecchi nucleari "sovietici" ed autoctoni che sono stati costruiti spesso in
aree a rischio.

World Nuclear News scrive: «Senza entrare nei dettagli, Wen ha anche detto
che la Cina aumenterà la sicurezza nucleare aumentando la ricerca e lo sviluppo, accelerando
l'imposizione di nuovi standard di  regolamentazione, oltre a migliorare la gestione delle emergenze
e la risposta. La Cina prevede di aumentare la cooperazione internazionale e di rafforzare la
sicurezza nucleare attraverso il "controllo sociale e la supervisione da parte dell'opinione pubblica"».

Gli altri problemi sono quelli della sicurezza antisismica e contro le catastrofi naturali ed il
consumo di risorse idriche delle centrali nucleari (ma forse anche dei possibili attentati dei gruppi
indipendentisti) che hanno fatto prendere al governo centrale di Pechino la decisione di bloccare la
costruzione di centrali e nuovi reattori all'interno del Paese. Un divieto che probabilmente bloccherà i
tre progetti di Pengze nella provincia dello Jiangxi, l'impianto di Dafan nell'Hubei e la centrale di
Taohuajiang nell'Hunan, per i quali era previsto l'avvio dei lavori prima del 2015. Ogni sito avrebbe
dovuto ospitare 4 reattori AP1000. La centrale di Pengze era già stata messa in discussione a
febbraio perché i governi locali della vicina provincia dell'Anhui avevano denunciato che la centrale
sarebbe stata costruita in una zona sismica, dove si sono già verificati forti terremoti, e che questo
metterebbe in pericolo molta gente. 

Nonostante il Consiglio di Stato si affanni a dire di
aver fatto fare «Ispezioni di sicurezza complete ... che hanno dimostrato che la sicurezza nucleare è
garantita in Cina», l'ultimo rapporto presentato pochi giorni fa ha fatto dire al ministro cinese per la
protezione ambientale che «La situazione della sicurezza nucleare del Paese non è ottima» e che
l'utilizzo di troppi modelli di impianti e reattori rende l'energia nucleare cinese «Difficile da gestire».

Attualmente la Cina ha 15 reattori nucleari civili operativi e, secondo la World nuclear
association, vuole costruirne altri 27 vicino alle aree costiere, dove si concentra l'economia del
Paese. Ma l'ultimo piano presentato dal regime riduce l'obiettivo totale di produzione di produzione di
 energia nucleare a 40 gigawatt entro il 2015, meno dei 50 gigawatt previsti dal piano
quinquennale. Ufficialmente per il periodo 2011-15, il «12esimo Piano quinquennale richiederà un
piccolo numero dei progetti nucleari da approvare ogni anno, dopo una discussione
approfondita». Una bella marcia indietro rispetto al tasso precedente del progresso del nucleare in
Cina, con i lavori di costruzione di 9  reattori a partire dal 2009 e di 10 nel 2010.

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