[25/10/2012] News
Il professor Settis, su La Repubblica di domenica scorsa, ha rilanciato l'allarme in relazione all'introduzione del silenzio - assenso nelle pratiche edilizie anche in relazione alle procedure paesaggistiche.
Giuste preoccupazioni, ma la vis polemica, può essere fuorviante, perché nella procedura dell'autorizzazione paesaggistica non c'è silenzio -assenso, la commissione comunale per il paesaggio si esprime sempre (capace o incapace che sia) e la Soprintendenza già prima aveva 60 giorni per esprimersi, dopo di che, in assenza di parere, rimaneva valido il parere della commissione comunale per il paesaggio. Si capisce però che Settis vuole richiamare l'attenzione di cittadini e istituzioni circa la necessità assoluta di tutela del paesaggio, ovvero del territorio, vuole esprimere preoccupazione circa malaffari attorno all'edilizia ed all'urbanistica, anche se corre il rischio di fare di ogni erba un fascio. Certamente malcostume, insufficienza culturale e talvolta malaffare hanno attanagliato la politica ed il governo del territorio, ma se questa denuncia è slegata da una riflessione e proposta su strumenti e politiche di governo si rischia di fare semplice testimonianza, per quanto importante.
Allora sarà bene ricordare:
Ovvero, sarà bene puntualizzare che se è giusto esprimere preoccupazione, se non si vuole solo fare testimonianza, è indispensabile ricercare anche riscontri sociali e politici per trasformarla in positivo, in politiche attive, quindi, chiedere ai partiti, nell'imminenza della scadenza elettorale del 2013 che interessa il parlamento , ma anche comuni e province e qualche regione, che cosa vogliono fare e proporre le forze politiche in campo, i loro candidati, non bastando ovviamente banali enunciazioni di principio, essendo ormai necessario, per esempio, stabilire per legge che le aree agricole non possono essere trasformate se non per realizzare infrastrutture pubbliche, che non si costruisce nel demanio marittimo al di fuori delle aree urbane e per determinate fattispecie, che è fatto obbligo di redigere piani di recupero degli insediamenti esistenti, che si stabilisce una nuova legge in materia di regime dei suoli e degli espropri che senza comprimere il mercato non scarichi sul pubblico gli interessi speculativi, e così oltre.
La risposta non spetta a Settis è evidente, speriamo che la comunichino le forze politiche.