[24/10/2012] News

Passi avanti per fermare la perdita di biodiversità del bestiame

Le razze indigene, decisive per la sicurezza alimentare

La Conferenza del Gruppo di lavoro tecnico sulle risorse genetiche animali per l'alimentazione e l'agricoltura della Fao iniziata oggi a Roma ha sottolineato che «nonostante molti Paesi abbiano iniziato ad attuare programmi per fermare l'allarmante calo nel numero delle razze di bestiame indigene,  cruciali per la sicurezza alimentare, ancora molto resta da fare per arginare la perdita di diversità genetica».

Fino al 26 ottobre, i  rappresentanti di circa 100 Paesi discuteranno dei progressi fatti nell'attuazione del "Piano d'azione mondiale per le risorse zoogenetiche", adottato nel 2007 con l'obiettivo specifico di migliorare la gestione della biodiversità zoogenetica mondiale. Germania, Norvegia e Svizzera hanno contribuito con oltre un milione di dollari al Fondo fiduciario della Fao per la realizzazione del Piano Globale d'azione e la Fao ha lanciato i primi 8 progetti per la gestione delle risorse genetiche animali, che coinvolgono 22 Paesi.

Secondo Irene Hoffmann, responsabile del servizio risorse zoogenetiche della Fao, «la buona notizia è che i circa 80 paesi che hanno presentato relazioni hanno iniziato a realizzare circa metà di quanto concordato nell'ambito del Piano d'azione mondiale: da programmi per la salvaguardia delle specie, ad indagini statistiche sul numero del patrimonio zootecnico esistente, allo sviluppo di politiche e di un quadro giuridico che affronti il problema della biodiversità animale.  I progressi tuttavia sono stati più visibili nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo.  Molti paesi africani, latino-americani e del Vicino oriente sono ancora molto in ritardo».

I Paesi della Ex- Jugoslavia si uniranno all'Albania ed alla Bulgaria per preservare la Busha, una  razza bovina minacciata.  L'Etiopia, il Kenya e l'Uganda collaboreranno per migliorare la gestione delle loro razze avicole indigene. La Bolivia e il Perù lavoreranno insieme per attuare progetti di difesa dei lama. Nel  Pacifico sudoccidentale, un progetto istituirà centri di conservazione per il pollame e i suini delle Isole Cook, Fiji e Niue. L'Algeria e il Marocco collaboreranno alla conservazione della specie ovina locale Béni Guil. Un progetto che coinvolge  Gambia, Guinea, Mali e Senegal studierà l'impatto del bestiame nomade sulla gestione della diversità genetica. Oltre a questi vi sono due progetti a livello di singolo Paese, uno in Mozambico ed uno nel Togo, rispettivamente sulle locali risorse genetiche bovine ed avicole.

In agricoltura le razze indigene sono importanti perché si sono adattate a condizioni locali spesso difficili, contengono materiale genetico unico al mondo, importante per i programmi di riproduzione genetica e rappresentano spesso per le famiglie povere una fonte insostituibile di sopravvivenza perché più facili da allevare rispetto alle specie introdotte dall'estero.  In un mondo minacciato dal cambiamento climatico, le specie resistenti alla siccità, al caldo estremo o alle malattie tropicali sono di vitale importanza.

Il Vicino Oriente è considerato una delle culle della diversità zootecnica: «E' stato qui - spiega la Fao - che molte varietà di bovini, di ovini, di capre, di dromedari e di cammelli sono state addomesticate per la prima volta.  L'Africa con il suo diversificato ambiente tropicale e sub-tropicale, è un'altra importante area di biodiversità».

Circa il 22% delle varietà zootecniche mondiali sono a rischio d'estinzione, ma è difficile valutare le reali dimensioni del fenomeno perché spesso i dati sul bestiame non sono aggiornati o segnalati. Anche se, in generale, nei Paesi in via di sviluppo i passi avanti sono stati piuttosto limitati, però dalle relazioni presentate a Roma dai Paesi partecipanti emergono anche esempi positivi  in ogni regione: «In Asia molti paesi sono relativamente avanti nella formulazione di programmi di conservazione delle proprie razze minacciate.  In Africa ed in America Latina vi sono esempi di successi a livello nazionale in quasi tutte le aree prioritarie enunciate nel Piano d'Azione Mondiale» e la Hoffmann ha sottolineato che «ci sono circa 45 paesi che stanno preparando o hanno già approntato, strategie nazionali e piani d'azione per le proprie risorse genetiche animali, e metà di essi son paesi in via di sviluppo». 

 

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