[22/10/2012] News

Tutto quello che volevate sapere sulla nuova Strategia Energetica Nazionale

Penalizzate le rinnovabili. A dir poco preoccupante l'enfasi data alle fonti fossili

Il documento di Strategia Energetica Nazionale (SEN) è stato finalmente pubblicato dal Ministero dello Sviluppo economico, dopo l'approvazione in Consiglio dei Ministri, e attualmente è in fase di consultazione pubblica sul portale del MiSE (c'è tempo fino al 30 novembre per presentare osservazioni, il documento è disponibile a questo link).

La notizia, va ribadito, è doppiamente positiva. Innanzitutto il nostro Paese potrebbe dotarsi, finalmente, di uno strumento di pianificazione atteso da anni, di importanza strategica in un momento di profondi cambiamenti nel campo energetico e in quello economico, anche se con tutta probabilità toccherà al nuovo governo tradurre in atti concreti la SEN. Il secondo aspetto positivo è che lo fa attraverso una procedura di consultazione pubblica, che dovrebbe permettere il coinvolgimento diretto degli stakeholder.

Detto questo però, il documento, al di là di qualche altro aspetto positivo, ha limiti abbastanza evidenti, che lo rendono uno strumento di programmazione troppo poco lungimirante.

Gli obiettivi della SEN

Secondo il documento di Strategia Energetica Nazionale gli sforzi del nostro paese in campo energetico devono essere orientati verso la ripresa di una crescita sostenibile, attraverso un "miglioramento sostanziale della competitività del sistema economico italiano". Un miglioramento della competitività che però deve andare "a braccetto" con la sostenibilità ambientale. A tal fine, il documento individua quattro obiettivi principali: ridurre il costo dell'energia, superare gli obiettivi ambientali definiti dal Pacchetto europeo Clima-Energia 2020 (il cosiddetto "20-20-20"), diminuire la dipendenza dell'approvvigionamento energetico dall'estero, favorire lo sviluppo di una filiera industriale dell'energia. I risultati attesi al 2020 sono molto ambiziosi:

  1. Allineamento dei prezzi dell'energia ai livelli europei
  2. - 14 miliardi di euro/anno di fattura energetica estera (rispetto ai 62 miliardi attuali, e -19 rispetto alle importazioni tendenziali 2020), con la riduzione dall'84 al 67% della dipendenza dall'estero.
  3. 180 miliardi di euro di investimenti da qui al 2020, sia nella green e white economy (rinnovabili e efficienza energetica), sia nei settori tradizionali (reti elettriche e gas, rigassificatori, stoccaggi, sviluppo idrocarburi).
  4. - 19% di emissioni di gas serra, superando gli obiettivi europei per l‟Italia pari al 18% di riduzione rispetto alle emissioni del 2005.
  5. 20% di incidenza dell'energia rinnovabile sui consumi finali lordi (rispetto al circa 10% del 2010). Sui consumi primari energetici l'incidenza equivale al 23%, mentre si ha una riduzione dall'86 al 76% dei combustibili fossili. Inoltre, ci si attende che le rinnovabili diventino la prima fonte nel settore elettrico, al pari o superando leggermente il gas, rappresentando il circa 36-38% dei consumi (rispetto al 23% del 2010).
  6. - 24% dei consumi primari rispetto all'andamento inerziale al 2020 (ovvero, -4% rispetto al 2010), superando gli obiettivi europei di -20%, principalmente grazie alle azioni di efficienza energetica.

Un orizzonte temporale troppo breve

Ma lo studio del documento, però, fa emergere quello che è il suo limite maggiormente evidenziato dagli analisti: l'orizzonte temporale molto limitato. Colpisce infatti la mancanza di una prospettiva di lungo periodo, come invece ci si dovrebbe aspettare da una pianificazione, per l'appunto, strategica. La SEN, infatti, pur "condividendo lo spirito della Roadmap 2050 di sostanziale decarbonizzazione dell'economia", si limita a definire obiettivi con un orizzonte temporale poco più che settennale (il 2020).

Il motivo sta, secondo gli autori stessi della SEN, nella difficoltà di "prevedere l'evoluzione tecnologica e dei mercati, soprattutto su orizzonti temporali di lungo/lunghissimo termine" per cui "formulare strategie precise con addirittura 40 anni di orizzonte appare difficile e sconsigliabile". Peccato che altri stati europei, come la Germania, la Gran Bretagna o la Danimarca si siano invece dotati di strumenti di pianificazione ambiziosi con prospettive di lunghissimo termine (2050).

Efficienza energetica: un ruolo chiave ma strumenti insufficienti

La SEN enfatizza molto il ruolo dell'efficienza energetica per centrare gli obiettivi del 2020 e questa senza ombra di dubbio è una nota molto positiva. Grazie all'efficienza si potranno centrare, secondo la SEN, obiettivi molto importanti: risparmiare ulteriori 20 Mtep di energia primaria, e 15 Mtep di energia finale, raggiungendo al 2020 un livello di consumi circa il 25% inferiore rispetto allo scenario di riferimento europeo; evitare l'emissione di circa 55 milioni di tonnellate di CO2 all'anno; risparmiare circa 8 miliardi di euro l'anno di importazioni di combustibili fossili.

Per conseguire questi obiettivi la SEN elenca, in ordine: il rafforzamento di standard minimi e normative, l'estensione nel tempo di detrazioni fiscali, il "Conto Termico" per le pubbliche amministrazioni (cioè il Conto energia per le rinnovabili termiche, che dovrebbe premiare quei soggetti che, come gli enti pubblici, non possono godere delle detrazioni fiscali) e il rafforzamento del meccanismo dei Certificati Bianchi. Ma questi strumenti rischiano di non essere sufficienti se non verranno resi stabili e sicuri in un ottica di lungo termine (si pensi in particolar modo alle incertezze, ai ripensamenti e alla confusione che hanno accompagnato meccanismi di incentivazione come le detrazioni e i certificati bianchi). Manca infine un riferimento alle potenzialità dell'efficienza in edilizia, vero punto chiave in un'ottica di risparmio energetico e di rilancio dell'economia, considerando le scarse prestazioni energetiche della stragrande maggioranza del patrimonio edilizio italiano.

Fonti rinnovabili: tanta attenzione ai costi, poca alle opportunità

Anche per le fonti rinnovabili la SEN definisce obiettivi ambiziosi, proponendo di raggiungere il 20% dei consumi finali lordi al 2020 (quindi meglio dell'obiettivo europeo del 17%). Per quanto riguarda il settore elettrico l'obiettivo è di sviluppare le rinnovabili fino al 36-38% dei consumi finali al 2020 (facendole divenire la prima fonte assieme al gas) e, contemporaneamente,  contenere i costi in bolletta per i consumatori (a disposizione 12,5 miliardi di euro l'anno). Per quanto riguarda il settore termico: raggiungere il 20% dei consumi finali al 2020 (dal 17% dell'obiettivo 20-20-20), incrementare la produzione da caldaie a biomassa, introdurre il Conto energia per il termico (con a disposizione 1 miliardo di €/anno). Infine, per i trasposti si pone l'obiettivo al 2020 del 10% dei consumi, si punta sui biocarburanti di seconda generazione, mettendo a disposizione del settore circa 1 miliardo di euro l'anno.

Anche in questo caso, le risorse a disposizione appaiono troppo limitate per conseguire risultati attesi così ambiziosi. Inoltre troppa attenzione sembra concentrarsi sul tema del contenimento dei costi.

Il contributo delle fonti fossili

La SEN pone molta attenzione all'apporto delle fonti convenzionali al mix energetico nazionale, dando un ruolo chiave al gas e puntando decisamente sul contributo degli idrocarburi nazionali (gas e petrolio). Per quanto riguarda il gas, l'idea di far divenire il nostro paese un vero e proprio "hub del sud Europa" è finalizzata a ridurre i prezzi e aumentare la sicurezza dell'approvvigionamento. Questa strategia ha senso se si ipotizza una domanda in crescita del gas in Europa, ma è la stessa SEN ad ammettere che c'è una forte incertezza in merito (anche se la progressiva decarbonizzazione dei paesi europei con la conseguente sostituzione di carbone e petrolio dovrebbe far salire la domanda nel lungo periodo). Quindi, in assenza di una strategia chiara e definita, c'è il rischio di trovarsi con un eccesso di rigassificatori sul suolo italiano, non necessari alle reali esigenze del Paese e dell'Europa.

Altro aspetto fondamentale della SEN è l'enfasi riguardo alla "produzione sostenibile di idrocarburi nazionali", sia per quanto riguarda il gas che per il petrolio. Gli obiettivi sono di: incrementare l'attuale produzione di circa 24 milioni di boe/anno (barili di olio equivalente) di gas e 57 di olio, portando dal ~7 al ~14% il contributo al fabbisogno energetico totale; e di mobilitare investimenti per ~15 miliardi di euro e circa 25.000 posti di lavoro, consentendo un risparmio sulla fattura energetica di circa 5 miliardi di euro l'anno. Come raggiungere questi obiettivi? In pratica attraverso uno snellimento degli iter autorizzativi e rimodulando i limiti di tutela offshore "per valorizzare le nostre riserve in mare", in modo da poter dare il via libera a nuove attività estrattive.

Ma a fronte di un beneficio energetico relativamente ridotto e di una ricaduta in termini occupazionali che potrebbe essere invece innescata con migliori risultati nell'ambito dell'efficienza energetica e delle rinnovabili (si pensi alle ristrutturazioni edilizie), c'è il rischio di pagare un fortissimo dazio in termini ambientali.

Infine, va segnalato che la SEN resta troppo vaga in merito al ruolo del carbone, il più inquinante degli idrocarburi. Nel mix energetico nazionale il suo apporto viene mantenuto sostanzialmente stabile da qui al 2020 (intorno all'8-9%), ma non si fa menzione dei contestati progetti di nuove centrali previsti sul territorio nazionale.

Conclusioni

La Sen è un documento corposo (quasi 120 pagine), a tratti anche eccessivamente prolisso, la cui lunghezza è inversamente proporzionale alla sua incisività. Esso troppo spesso si riduce a fotografare l'esistente e a prendere atto delle tendenze attuali, limitandosi a proiettarle in un orizzonte temporale di breve periodo e rinunciando a delineare un'ipotesi di pianificazione energetica di ampio respiro per il nostro Paese. Ma ciò che è peggio è che gli esigui strumenti previsti dal documento non sembrano in grado di garantire gli importanti obiettivi in materia di efficienza energetica e fonti rinnovabili.

*Centro nazionale per le rinnovabili di Legambiente per greenreport.it

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