[18/10/2012] News

La tassa sulle transazioni finanziarie sgonfierà i mercati? Chissà. Ma c’è già chi si preoccupa

Riporta oggi il Sole24Ore che «al comma 23 della Relazione tecnica alla legge di Stabilità, l'Esecutivo stima una riduzione del mercato  azionario del 30% e dell'80% per gli strumenti derivati». Alleluja, verrebbe da dire, se non fosse che l'intero articolo si presenta sul giornale di Confindustria titolando un asettico "La Tobin Tax «asciuga» i mercati": scorrendo il testo, a risaltare è una vena di allarmismo, più che di giubilio.

«L'impatto previsto della Tobin Tax italiana è a dir poco rilevante - inzia il Sole -  E l'Esecutivo lo mette nero su bianco nella Relazione tecnica del disegno di legge stabilità». Ma cosa si nasconde dietro questi numeri? Greenreport lo ha chiesto agli esperti della Campagna 005 - di cui anche il nostro quotidiano è partner - per la tassa sulle transazioni finanziarie. «Le cifre 30% e 80% sono stime e secondo me fanno solo terrorismo - è la prima reazione a caldo - Sarebbe da capire bene i modelli usati per ottenerle: ce li dessero,  
in grande trasparenza».

Soprattutto, stupisce che il Sole24Ore tenga a sottolineare come «l'applicazione dell'imposta di bollo pari allo 0,05% sul valore degli strumenti finanziari che passano di mano colpirà duramente i mercati finanziari, riducendo di circa un terzo quello azionario e di quattro quinti quello dei derivati. A farne le spese high-frequency trader, gli istituzionali che investono nei mercati azionari (fondi comuni, fondi pensione, fondazioni, casse previdenziali) e le tesorerie delle imprese che utilizzano ad esempio i derivati non a fini speculativi ma a copertura di tassi o valute. E tutti i soggetti utilizzatori dei loro servizi finanziari, fino al piccolo risparmiatore».

Far pagare finalmente almeno qualche briciola dei costi della crisi al mondo della finanza - dal quale, ricordiamo, la crisi è partita - è proprio l'obiettivo per cui la tassa sulle transazioni finanziarie è stata progettata. Anzi, la previsione di un gettito pari ad una stima di circa 20 miliardi di euro (a livello europeo) suggerisce come, semmai, non si stia facendo abbastanza. E poi, confidano dalla Campagna,«è un mito la storia delle piccole e medie imprese che usano derivati. Semmai, per sostenere le imprese dell'economia reale parliamo di quali strumenti di politica industriale e non necessariamente finanziari possono aiutare a stabilizzare il loro business nel lungo termine. Le vere critiche alla tassa provengono dal  settore finanziario: le imprese hanno altri motivi per incavolarsi col governo».

Una tassa di così basso profilo rimane studiata per cerare di tamponare gli effetti dilaganti della speculazione, non per affossare i piccoli risparmiatori o le aziende che affondano le proprio radici nell'economia reale.

Alle cifre "mirabolanti" annunciate dall'esecutivo, prese col beneficio del dubbio, rispondiamo dunque con un'unica considerazione: «Se le stime del 30 e 80 per cento del governo sono giuste, questo sarebbe soltanto un gran successo». Rallegriamocene.

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