[18/10/2012] News

La (in)sicurezza nucleare della Cina

Il governo: ĞL'attuale situazione della sicurezza nucleare non è ottimağ

Dopo le frammentarie e paludate informazioni date dall'agenzia ufficiale Xinhua, il piano sulla sicurezza nazionale, la prevenzione ed il trattamento della contaminazione radioattiva per il periodo del 12esimo Piano quinquennale (2011-2015), così come una pianificazione a lungo termine per il  2020 e approvato dal Consiglio degli affari di Stato (il governo centrale cinese), comincia ad emergere il quadro della sicurezza nucleare cinese, e gli stessi dati ufficiali dimostrano che si tratta di una situazione forse ancora più preoccupante di quanto scrivevamo ieri su greenreport.it riportando le nostre prime impressioni e valutazioni su quanto scrivevano le fonti ufficiali sul sito internet del ministero per la protezione dell'ambiente.

Il nuovo rapporto del governo cinese che dispone un Piano per migliorare la sicurezza dei suoi reattori nucleari nei prossimi dieci anni, è di fatto la ripresa del progetto di ampliamento dell'industria nucleare interrotto dopo il disastro nucleare di Fukushima Daiichi del marzo 2011.

Secondo il ministero per la protezione dell'ambiente, entro il 2015 saranno necessari circa 80 miliardi di yuan (12,75 miliardi di dollari) per adeguare agli standard internazionali i controlli della contaminazione radioattiva negli impianti nucleari della Cina. Ma dal rapporto emerge un quadro molto preoccupante del nucleare civile cinese (strettamente legato a quello militare, sul quale il segreto è assoluto). Il  Consiglio degli affari di Stato ammette che la situazione è resa ancora più complicata dalla improvvisata politica nucleare degli anni passati: «La Cina ha più tipi di reattori nucleari, con molteplici tecnologie e standard di sicurezza, il che li rende difficili da gestire. Il funzionamento e la costruzione di reattori nucleari devono migliorare». Parafrasando involontariamente Mao Tse-tung, il governo comunista di Pechino scrive: «L'attuale situazione della sicurezza [nucleare] non è ottima». Per il regime cinese "non ottima", vuole spesso dire molto preoccupante, infatti il rapporto raccomanda la graduale eliminazione dei vecchi reattori nucleari e una maggiore attenzione per la ricerca e sviluppo in materia di sicurezza nucleare e la gestione delle scorie radioattive.  Cose che evidentemente fino ad ora sono state trascurate.

Il preoccupante stato della sua sicurezza nucleare non fa però recedere la Cina dalle sue ambizioni atomiche: il rapporto, pur non specificando una timeline per i nuovi reattori nucleari, ipotizza che  la Repubblica popolare riavvii presto il processo di approvazione per le nuove centrali sospeso nel 2011 dopo la crisi nucleare in Giappone.

La Cina aveva approvato un gigantesco piano per costruire fino a 100 reattori nei prossimi 20 anni, ma la tragedia di Fukushima Daiichi l'ha costretta ad eseguire controlli si suoi 41 impianti atomici civili e i risultati sembrano ben diversi da quelli della propaganda del nucleare cinese supersicuro: gli standard di sicurezza internazionali sono un miraggio, bisogna disfarsi dei vecchi e pericolosi reattori "sovietici" e "autoctoni" e intanto condividere e migliorare l'accesso alle informazioni, migliorando la ricerca e lo sviluppo della sicurezza nucleare e la gestione delle scorie radioattive.

Le speranze della lobby nucleare che la Cina se ne infischiasse della sicurezza e continuasse a trainare l'industria nucleare mondiale devono fare i conti con quanto scritto (e probabilmente ancora di più con quanto non scritto) nel rapporto del governo comunista cinese che non specifica nemmeno quando autorizzerà la costruzione di nuove centrali nucleari e con quali obiettivi di produzione di energia elettrica. Intanto però la Cina continua ad essere molto attiva nel mercato e nelle miniere di uranio. 

L'unico dato "certo" diffuso dai media governativi cinesi è che la Repubblica popolare ha 12,57 gigawatt di nucleare installati e che probabilmente il suo obiettivo per il 2020 scenderà a 60-70 Gwt di energia atomica rispetto alle precedenti previsioni di 80 GW. L'obiettivo ufficiale di Pechino per il 2020 è attualmente di 40 GW, meno del 5% della sua attuale produzione energetica totale, ma quanto basterebbe a soddisfare il fabbisogno energetico della Spagna.

 

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