[17/10/2012] News

Scomparsi il 90% degli scimpanzé della Costa d’Avorio

Rilanciato il manifesto per la salvaguardia della grandi scimmie e della natura

La direttrice per l'Africa della Wild chimpanzee foundation (Wcf), Emmanuelle Normon, ha detto durante un'iniziativa ad Abidjan che «in Costa, più del 90% della popolazione di scimpanzé è scomparsa tra il 1990 e il 2007».

La Normon, che si è intrattenuta con i giornalisti a conclusione della celebrazione dei 33 anni di ricerca e di salvaguardia degli scimpanzé  nel Parc national de Taï, nella Costa d'Avorio occidentale, ha sottolineato che «è urgente far fronte alla diminuzione allarmante dio scimpanzé minacciati dal bracconaggio e dalla deforestazione. E' un appello solenne a rispettare la foresta tropicale».

La Wcf sta organizzando una rete panafricana di foreste per cercare di aumentare la protezione delle popolazioni di scimpanzé sempre più in pericolo per la perdita di habitat, la caccia, i conflitti con gli esseri umani ed anche le guerre, come accaduto proprio in Costa d'Avorio. Ma la Normon ha detto che «la protezione e la conservazione degli scimpanzé selvatici costituiscono una preoccupazione per le autorità ambientali ivoriane che contano sul sostegno delle organizzazioni nazionali ed internazionali, tra le quali la struttura di Wild chimpanzee foundation».

Wcf International , che è presente in diversi Paesi africani ed ha sedi in Francia e Germania, ha rilanciato ad Abidjan il "Manifesto per la salvaguardia della grandi scimmie e della natura" che evidenzia: «le foreste tropicali stanno scomparendo a ritmo sfrenato e con esse le ultime popolazioni di primati. Tutti gli specialisti sono unanimi : se non intraprenderemo nulla, i gorilla, gli scimpanzé e i bonobo saranno scomparsi da qui alla metà del 21esimo secolo. Per gli orango-tango la situazione è ancora più drammatica ; tra vent'anni, essi potrebbero esistere soltanto negli zoo. Mai come oggi è di importanza fondamentale mobilizzarsi per fermare questa strage ecologica! Salvare i primati significa salvare le foreste tropicali, le quali sono un ecosistema essenziale per il pianeta. La massiccia scomparsa di queste foreste - risultato di uno sfruttamento sfrenato e senza limite alcuno - mette in pericolo non soltanto la sopravvivenza di questo ecosistema e della sua biodiversità associata, ma anche quella dei popoli indigeni che ne sono dipendenti e pone gravissimi problemi all'ambiente. La deforestazione è oggi una delle maggiori cause di emissione di gas a effetto serra e quindi del riscaldamento climatico. La scomparsa delle foreste tropicali annuncerà immancabilmente l'inizio di quella dell' Homo sapiens sapiens, l'uomo moderno. E' di gran lunga arrivato il tempo di reagire e agire... prima che sia troppo tardi!»

L'appello si conclude con 6 proposte: «noi, cittadini del Mondo, chiediamo ai nostri governi e alle Istituzioni Internazionali di accettare, come dovere supremo, di salvaguardare e proteggere i primati e di fare tutto ciò che è in loro potere per: 1. Esigere una gestione duratura e rispettosa dell'ambiente delle foreste tropicali, che sono l'habitat dei primati. 2. Proibire qualsiasi importazione di legname tropicale che non sia riconosciuta come proveniente da un commercio rispettoso dell'ambiente e rispondente ai criteri stabiliti dalla certificazione Fsc. 3. Contribuire alla messa in opera di luoghi di sfruttamento delle risorse minerarie (oro, petrolio, diamanti, coltan, ferro...) rispettosi dell'ambiente e delle popolazioni locali. 4. Far cessare il bracconaggio delle grandi scimmie ed il traffico della cosiddetta «carne della brousse» e dei giovani primati venduti come "animali da compagnia". 5. Effettuare controlli severi per far sì che i punti 2,3, e 4 del presente manifesto vengano scrupolosamente rispettati dalle imprese che lavorano nelle zone tropicali, in particolare per quelle la cui sede sociale è stabilita nei rispettivi paesi occidentali. 6. Stanziare mezzi finanziari importanti per la messa in opera e l'applicazione delle clausole da 1 a 5, sviluppando dei progetti di gestione duratura con le popolazioni locali».

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