[15/10/2012] News

Il Nobel della Pace all'Ue? «Un pesce d’aprile in ritardo» secondo ecoscettici, Correa ed i russi

Il presidente dell'Ecuador, Rafael Correa ha definito «Assurda» l'attribuzione del Premio Nobel per la pace all'Unione europea. «Ci sono delle buone cose nell'Ue, - ha detto il presidente socialista dell'Ecuador - me mi sembra assurdo concedere il premio Nobel a questa istituzione burocratica (...) ma conosciamo i giochi di potere che hanno luogo a tale livello. Rispetto molto la decisione, ma non la condivido assolutamente» e poi rivolto ai Paesi europei che intervengono militarmente all'estero (come il nostro) ha chiesto polemicamente: «Quale sarà il prossimo Paese che bombarderanno?». L'Ecuador se l'è presa particolarmente perché tra i candidati al Nobel c'era anche il suo vicepresidente Lenin Moreno, che secondo Correa «Meritava duecento volte di più il premio dell'Unione europea. Per noi è Premio Nobel della pace e molto di più. Moreno è un orgoglio per l'Ecuador, per il governo che lo aveva candidato molto meritatamente a  Premio Nobel della pace, dobbiamo essere molto orgogliosi del nostro vicepresidente».

Dall'altra parte dello spettro politico, Vaclav Klaus, il presidente ecoscettico e di destra della Repubblica Ceca (che pure fa parte dell'Unione Europea)  ha definito la concessione del Nobel per la pace all'Ue «Un errore tragico. All'inizio avevo pensato che si trattasse di uno scherzo, di un pesce d'aprile in ritardo. Il Premio Nobel della pace non ha senso se non è concesso ad una persona concreta che abbia apportato un contributo eccezionale all'opera di pace. Attribuire questo premio ad un'istituzione e, a maggior ragione, ad un'istituzione burocratica, rende questa ricompensa futile». 

A spiegare politicamente il duro giudizio di Klaus ci ha pensato il conservatore britannico Martin Callanan, leader del gruppo European conservatives and reformistes (Ecr) del Parlamento europeo, che comprende anche l'Občanská demokratická strana (Ods), il partito del presidente ceco,  il partito nazionalconservatore polacco Prawo i Sprawiedliwość ed un gruppetto di deputati della destra conservatrice e cattolica ecoscettica europea. Ance secondo  Callanan «E' un po' tardi perché il Comitato per il Nobel  faccia uno scherzo d'aprile. Venti anni fa una il  premio sarebbe stato servile ma forse più giustificato Oggi è addirittura fuori dal mondo».  Poi l'iperliberista  conservatore britannico per sostenere la sua polemica un filino demagogica si butta a sinistra «Presumibilmente questo premio è per la pace e l'armonia per le strade di Atene e Madrid. E politiche dell'Ue hanno aggravato le conseguenze della crisi finanziaria ed hanno portato a disordini sociali che non vedevamo da generazioni», ma il populismo del neoconservatore Callan ritorna subito a destra in chiave elettorale americana: «Il Nobel per la Pace è stato svalutato quando è stato dato al neo-eletto Barack Obama. Dando il premio all'Unione europea la commissione del Nobel ha minato l'ottimo lavoro degli altri vincitori meritevoli di questo premio».

Il gruppo neoconservatore europeo ha subito avuto l'appoggio di un altro famoso anti-europeista britannico, Nigel Farage, capo indiscusso dell'UK indipendence party (Ukip): «Non bisogna essere particolarmente perspicaci per constatare che il progetto di moneta unica europea ha provocato ira e divisione all'interno alla comunità europea. La spagna è sul bordo del fallimento. In Grecia il popolo non mangia ed ha fame, non passa settimana senza nuove manifestazioni di protesta nelle capitali europee contro la "troïka": Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale».

Ma l'attacco al Premio Nobel all'Ue forse più azzardato viene da Alexeïi Puchkov, il presidente della Commissione affari internazionali della Duma (la Camera russa)  che ha spiegato: «La sua attribuzione punta ad apportare un sostegno politico all'Ue che attraversa un periodo difficile della sua storia». Poi Puchkov davanti ai giornalisti si è lanciato in una spericolata ricostruzione storico-politica: «In effetti, se ancora molto recentemente l'Unione europea offriva l'esempio di un'unificazione di stati su principi di pace e di cooperazione, oggi non sembra più un vincitore convincente».

Secondo il parlamentare russo, che vive in un Paese dove i neonazisti e la xenofobia verso le altre etnie del Paese più grande del mondo diventano ogni giorno più forti, «Negli ultimi tre anni, delle tendenze razziste e xenofobe si sono intensificate in Europa per raggiungere il punto culminante con il massacro di circa 80 giovani norvegesi da parte del fanatico radicale  Anders Breivik (ma la Norvegia non fa parte dell'U, ndr).  I partiti nazionalisti intensificano le loro attività sul continente, gli europei vedono i loro diritti sociali  violati dalle autorità. I baltici si prodigano in elogi ai complici dei criminali di guerra nazisti. Ecco perché l'attribuzione di questo premio all'Unione europea suscita, a mio avviso, degli interrogativi»,. Tutto vero, ma Puchkov farebbe bene a guardarsi in casa propria visto che quello che succede nell'Ue è uno scherzo rispetto a quel che accade nella Russia di Putin che accolse calorosamente la candidatura al Nobel per la Pace di un notissimo statista pacifista che inviava truppe in Iraq ed Afghanistan: Silvio Berlusconi. Sarà pensando a lui che Puchkov oggi dice: «Il  premio che ricompensa gli sforzi in materia di  difesa della pace deve essere dato a delle personalità pubbliche che hanno dato prova di coraggio o compiuto delle azioni eccezionali durante la regolazione di grandi problemi internazionali».

Venendo alle cose serie, Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, ha detto:  «Il Nobel della pace 2012 è un premio in soccorso dell'Unione Europea. O meglio, di quello che resta dell'Europa e del sogno europeo di Spinelli. Di certo non è un premio all'Europa dei nostri giorni, quella che si accanisce contro i greci, quella che ha trascinato 116 milioni di persone a rischio di povertà, quella che lascia 25 milioni di persone senza un lavoro, quella che azzera i fondi dell'Erasmus dei giovani, quella che continua ad essere dominata dai nazionalismi e dai cosiddetti "interessi nazionali", quella che resta ostaggio degli speculatori, quella che non vuole darsi un governo politico democratico, che si ostina a non parlare nel mondo con una voce sola, che si divide di fronte ad ogni crisi internazionale, che balbetta in Medio Oriente come nel Mediterraneo. Prendiamo per buono quel che di buono c'è nella scelta dell'accademia di Oslo. Abbiamo un disperato bisogno di Europa. E se non ci diamo da fare rischiamo di perdere anche quello che abbiamo. Abbiamo bisogno di difendere il meglio di questa Europa nata dopo due guerre per impedirne altre, la sua cultura, i suoi valori, il suo modello di stato sociale e anche quello che c'è di buono e di non burocratico delle sue istituzioni. Ma abbiamo anche molto bisogno di cambiare. L'Europa da Nobel è quella che ancora non c'è, quella che dobbiamo e vogliamo costruire. Un'Europa fondata sulla dignità e sui diritti umani, sui valori della libertà, della democrazia, dell'eguaglianza, della giustizia e della solidarietà. Un'Europa dei cittadini, solidale, aperta e nonviolenta. In nome di questa Europa e del nostro impegno a costruirla, alla fine di ottobre porteremo la Marcia Perugia-Assisi in Israele e Palestina, là dove la "pace" appare ogni giorno che passa più difficile e necessaria».

Torna all'archivio