[12/10/2012] News

Gli studenti e il riscatto dell’Italia: «Ci scusiamo per il disagio, stiamo scioperando per voi»

Proprio quando dal Pirellone a Reggio Calabria il fantasma della politica getta fango sul buon nome della signora Italia, ci pensano i suoi figli più giovani e bistrattati a scendere in piazza per riscattarne l'orgoglio. Gli studenti e i lavoratori della conoscenza italiani riempiono 90 piazze con la speranza che qualcosa cambi, e alla svelta, perché in questa Italia non riescono a vedere per loro un futuro: e se non lo vedono loro, l'intero Paese è al buio. Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo, un italiano, accese la luce sul Nuovo Mondo, sbarcando in America. Più modestamente, tanti esploratori del domani scendono oggi in piazza per provare ad accendere un lumino sul proprio futuro e su quello della nazione.

Molto più che l'operazione "cieli bui", di cui abbiamo parlato più volte nei giorni scorsi, preoccupa l'opacità con la quale il governo Monti sta portando avanti una sua politica - se c'è - di investimenti in istruzione. Talvolta, la strana sensazione è quella di trovarsi di fronte a giocatori delle tre carte. Prima il ministro Profumo indice il "concorsone" che dovrebbe creare ulteriori posti in cattedra per 11.542 posti, almeno tamponando la cronica presenza di insegnanti precari. Gli stessi precari però bocciano prontamente "l'opportunità", archiviandola come «truffa». Adesso, per non smentirsi, a corredo della legge di stabilità lo stesso ministro propone di allungare l'orario di lavoro per gli insegnanti, portandolo da 18 a 24 ore settimanali. Bene, si dirà: c'è bisogno di una maggiore presenza degli insegnanti. Anche tralasciando il particolare che non vede un corrispettivo aumento in busta paga, questa scelta si dimostra subito una perdita secca per la scuola, e per le aspirazioni dei precari. Aumentando gli orari di lavoro ad un insegnante, si taglieranno le gambe ad un altro, ormai in sovrappiù.

Stessa, magra sorte sembra attendere gli istituti di ricerca, che saranno soppressi e riunificati sotto un unico cappello, un nuovo Cnr (Centro nazionale di ricerche). Tutto ancora fumoso, ma ce ne è abbastanza per mettere in allarme Fernando Ferroni, il presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, che afferma: «Per quelle che sono le informazioni circolate, questo provvedimento non ha senso. Credo che sia evidente che ci sia bisogno di un progetto di riorganizzazione, ma sono convinto che in questo si debbano coinvolgere tutti gli attori interessati. La mia speranza è che ci sia qualche margine di discussione».

E se a Roma gli organizzatori contano più di 10mila partecipanti alla manifestazione, a Milano gli studenti hanno raggiunto il Pirellone, sede della giunta regionale capeggiata da Formigoni che ha recentemente e così bene dato scandalo di sé, della politica tutta e dei cittadini che per loro hanno votato. Gridando la loro rabbia, gli studente hanno invitato il governatore Roberto Formigoni alle dimissioni, scandendo lo slogan «fuori la mafia dalla Regione».

Nei giorni scorsi il ministro Profumo ha candidamente confidato di pensare che «il Paese dobbiamo un po' allenarlo, dobbiamo usare un po' di bastone e un po' di carota. Qualche volta dobbiamo utilizzare un po' di più il bastone e un po' meno la carota, altre volte viceversa ma non troppa carota». Gli studenti italiani pensano che, forse, a loro il bastone è già toccato anche troppo. Gli studenti sfilano con le carote in mano, e ne hanno scaricati pacchi sotto la sede del Miur, a Torino: tengono a far sapere al ministro che le sue carote, ma soprattutto i bastoni, se li può tenere.

Con ortaggi e bastonate non si va oltre la buffonata, di sicuro non si costruisce il futuro di un Paese, benché meno sostenibile. Non c'è lungimiranza, non c'è progettualità in un Paese che pensa che l'istruzione sia un lusso. Manca non solo l'auspicata riconversione ecologica dell'economia, manca la base stessa di un'economia e di una società sana nella strategia italiana per la scuola: un cittadino formato, che abbia i mezzi per capire cosa gli accade intorno e agire di conseguenza. Speriamo davvero che gli studenti italiani l'abbiano capito, e decidano di portare avanti sul serio la loro battaglia. Magari il resto del Paese si sveglierà dal torpore e deciderà di seguirli, e non saremo - chissà! - nemmeno più costretti a vedere i Formigoni e i Fiorito innalzati sugli scranni della politica che ci rappresenta. Hanno ragione i manifestanti di Bologna, che col loro striscione fanno capire il significato più intimo di questa giornata di protesta: «Ci scusiamo per il disagio, stiamo scioperando per voi».

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