[10/10/2012] News

Primi segnali di ripresa per il tonno rosso. Wwf: «Ottimo segnale ma rimane l’incertezza sugli stock»

L’Iccat mantenga le regole attuali e non annacqui un piano di recupero che sta dando i primi risultati

Come avevano già anticipato i pescatori da quel che riscontravano in mare, anche secondo l'International commission for the conservation of atlantic tunas (Iccat), ci sarebbero i primi e significativi segnali di ripresa dello stock di Tonno rosso dell'Atlantico orientale e del Mediterraneo. La notizia è arrivata mentre ad Hyderabad, in India, e iniziava l'11esima Conferenza delle parti della Convention on biological diversity (Cbd) che si concluderà il 19 ottobre ed è stata accolta con grande soddisfazione dal Wwf che sottolinea: «Questo importantissimo risultato è stato comunicato dall'Iccat, la commissione internazionale per la conservazione dei tunnidi dell'Atlantico e del Mediterraneo, in seguito ad una attenta analisi dei dati a disposizione da parte del suo comitato scientifico».

Per il Wwf, «Se tutto ciò verrà confermato a novembre durante il meeting annuale dell'Iccat, assisteremmo ad una svolta epocale, la ripresa dello stock di tonno dopo anni di sovra sfruttamento. Questo dipenderà dalle decisioni che verranno prese ad Agadir (in Marocco)il prossimo novembre, quando l'Iccat dovrà prendere delle decisioni importanti per il futuro della specie. Si spera che i decisori non vadano contro i risultati suggeriti dal loro stesso comitato scientifico, e mantengano misure di gestione ancora ferree e restrittive fintanto che la ripresa dello stock non sarà robusta ed evidente. Ciò sarà necessario per consentire allo stock di tonno rosso di consolidarsi nei prossimi tre anni».

La pesca del tonno rosso nel Mediterraneo ha avuto una drammatica crisi nell'ultimo decennio del xx secolo, quando si è sviluppata senza alcun controllo la nuova pratica di allevamento tonni catturati allo stato selvatico, precedentemente sconosciuta nel Mediterraneo. Secondo gli ambientalisti, «Questo ha generato una spirale perversa di pesca eccessiva, dovuta ad un enorme sviluppo delle flotte industriali  mediterranee con reti da circuizione e la loro conseguente espansione in tutte le acque del Mediterraneo, dove il tonno rosso va a riprodursi».

Il Wwf dal 2001 ha condotto una campagna internazionale per evitare il collasso della popolazione di tonno rosso per garantire la sua sopravvivenza ed una attività di pesca razionale e sostenibile. Su questo fronte sono state particolarmente attive anche altre organizzazioni ambientaliste internazionali come Greenpeace ed Oceana.

Marco Costantini, responsabile del programma mare del Wwf Italia, ricorda che «Sono esattamente 12 anni che lavoriamo per salvare il tonno rosso dal collasso. Vediamo oggi dei primi risultati e un trend soddisfacente. E' un'ottima notizia per i tonni, per noi e per tutti i cittadini che amano il mare, la nostra economia e la nostra storia. Non possiamo abbassare la guardia, gli sforzi di gestione devono essere mantenuti e anche rafforzati. Non c'è dubbio che i primi segnali positivi di crescita stock di tonno rosso derivano da una migliore gestione delle attività di pesca. Tuttavia, c'è ancora preoccupazione per la pesca illegale del tonno rosso nel Mediterraneo a causa di lacune nei controlli, e per eccesso di capacità: abbiamo ancora troppe barche. Come Wwf abbiamo presentato ancora casi di pesca illegale all'Iccat. Il Wwf invita l'ICCAT a continuare lungo la strada cominciata inalterando il piano di recupero che inizia ora a dare i suoi primi risultati. Questo è un ottimo segnale, ma gli scienziati dell'Iccat avvertono della elevata incertezza che circonda la recente valutazione dello stock. E' necessario che l'Iccat a novembre mantenga le regole attuali e non annacqui un piano di recupero dello stock che sta dando i primi risultati. Il totale ammissibile di catture (Tac) deve rimanere di 12.900 tonnellate»

Il Panda ha avviato anche una petizione online per chiedere all'Unione europea una riforma della Politica della pesca di «una buona notizia dal Consiglio dei Ministri: la parola fine al Ponte sullo Stretto di Messina. Con lo stanziamento di 300 milioni per pagare le penalità derivanti dalla mancata realizzazione e dai mancati contratti del Ponte sullo Stretto, questa opera si avvia ad uscire definitivamente di scena. Costoso e inutile, il Ponte sullo Stretto non è mai stata una priorità del Paese, né tantomeno un'opera per lo sviluppo del Mezzogiorno, che ancora soffre di una drammatica e cronica mancanza di infrastrutture basilari come strade e ferrovie e non ha certo bisogno di faraoniche e dispendiose megastrutture».

 

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