[10/10/2012] News

Il Ponte sullo Stretto? Finalmente archiviato

Legambiente: «Ben fatto. Si sciolga ora la societą Stretto di Messina»

Il governo Monti ha finalmente deciso di mettere la parola fine alla farsa del Ponte sullo Stretto di Messina, un sogno (o un incubo) che ha sprecato milioni di ero e miliardi di lire, una delle tante, ma forse la più grossa, mega-opere pubbliche italiane da tirare fuori in campagna elettorale e da tenere in caldo per garantire la sopravvivenza dei tanti "ingegner Cane", il progettista pazzo del Ponte della Gialappas Band.

Come ha detto il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, «finalmente archiviato il faraonico quanto inutile (e dannoso) progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Bene ha fatto il Governo a mettere la parola fine a questa farsa che non è servita ad altro che a sperperare i soldi pubblici. Per bloccare questo sperpero, vista anche la penale di 300 milioni di euro da pagare per aver cancellato il progetto, si sciolga immediatamente la società Stretto di Messina, che pesa ancora sulle nostre tasche perché in attesa di scioglimento sin dal governo Prodi, e che altrimenti rischiamo di dover finanziare anche in futuro».

Dopo le scosse di terremoto nella notte tra il 28 e 29 settembre vicino a Scilla il Wwf aveva lanciato un appello  all'esecutivo: «Forse è giunto il momento  che il Governo dei tecnici colga l'occasione per porre  fine alla scandalosa "avventura" del ponte sullo Stretto di Messina, utilizzando gli 8,5 miliardi di euro previsti per la sua costruzione per l'adeguamento antisismico delle aree metropolitane di Reggio Calabria e Messina e la messa in sicurezza del gravissimo dissesto idrogeologico, aggravato da un'estate di fuoco devastante».

Il Panda ricordava che era in dubbio «la stessa realizzabilità tecnica di un ponte sospeso di 3,3 chilometri di lunghezza, a doppio impalcato stradale e ferroviario (ad oggi non esistono ad unica campata con impalcato sia ferroviario che stradale ponti sospesi più lunghi di 1.118 metri: il Minami Bisan-Seto in Giappone) sorretto da torri alte circa 400 metri e sostenuto da oltre 5 chilometri di cavi di 1,2 metri di diametro, in una delle aree a più elevato rischio sismico del Mediterraneo, dove vi sono stati ben 6 i terremoti catastrofici (definiti Big One) in meno di 2 secoli. L'ultimo dei quali (1908),  che distrusse Reggio Calabria e Messina,  si ipotizza che fu di Magnitudo 7,1 Richter, la stessa che si è utilizzata come riferimento per la resistenza del ponte in caso di sisma, ma nulla può sostenere che il prossimo non superi questa magnitudo. I terremoti sono imprevedibili: si può sapere il dove, ma non il quando e continuare a lasciare questo territorio privo di verifica sulla sicurezza in caso di sisma, senza intervenire laddove è necessario, foraggiando al contempo l'opera ponte che  aggraverebbe anche la viabilità di fuga in caso di sisma, è da irresponsabili». 

Gravi i dubbi anche sulla fattibilità dell'opera: «La Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato nella Relazione allegata alla Delibera 24/2009/G del 29/12/2009 concernente gli "Esiti dei finanziamenti per il ponte sullo Stretto di Messina" segnalava nelle sue "Considerazioni conclusive" alle Amministrazioni coinvolte nel progetto che si dovesse procedere a una verifica sugli aspetti di fattibilità, che appaiono strettamente connessi, come evidente, anche allo sviluppo tecnologico conseguito al 2003 sino a oggi (...). La Corte evidenzia che la fattibilità assume maggiore interesse, poiché il modello progettuale infrange ogni primato sinora esistente (lunghezza dell'impalcato, larghezza della sede stradale e ferroviaria, altezza elle torri e diametro dei cavi)». 

Alla fine il governo tecnico (nonostante la passione per le grandi opere di qualche ministro) ha fatto i conti e valutato i rischi ed ha emesso l'inevitabile condanna per un'opera che stava in piedi solo nelle fantasie di qualche politico e nella lucrosa burocrazia che si era creata.

Anche per Ermete Realacci, responsabile Green economy del Pd, si tratta di «una buona notizia dal Consiglio dei Ministri: la parola fine al Ponte sullo Stretto di Messina. Con lo stanziamento di 300 milioni per pagare le penalità derivanti dalla mancata realizzazione e dai mancati contratti del Ponte sullo Stretto, questa opera si avvia ad uscire definitivamente di scena. Costoso e inutile, il Ponte sullo Stretto non è mai stata una priorità del Paese, né tantomeno un'opera per lo sviluppo del Mezzogiorno, che ancora soffre di una drammatica e cronica mancanza di infrastrutture basilari come strade e ferrovie e non ha certo bisogno di faraoniche e dispendiose megastrutture».

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