[10/10/2012] News

Luci e ombre della legge di stabilità: un'operazione da "cieli bui" nell’inverno dell'Italia

Non l'ha presa bene il leader Cgil, Susanna Camusso. E molti altri con lei. Se alla fine dei giochi la legge di stabilità approvata ieri dal Consiglio dei ministri non darà risposte su reddito e lavoro «l'ipotesi dello sciopero resta in piedi». La manovra da quasi 12 miliardi sfornata dall'esecutivo dovrà adesso passare al vaglio parlamentare, ma - com'era prevedibile - ha già suscitato una gran quantità di mal di pancia: lo stesso ministro della Salute, Renato Balduzzi, sarebbe insorto contro i tagli sbottando: «Non mi ha obbligato nessuno a fare il ministro».

Da parte Pd il senatore Ignazio Marino rincara la dose, affermando che «tagliare alla sanità per 1 miliardo e mezzo, dopo i 21 già definiti, vuol dire portare il settore al tracollo definitivo. Quella norma non si può votare: negli ospedali pubblici mancano il sapone e l'acqua potabile, e nei casi più gravi si mandano a casa i pazienti che soffrono di tumore perché non ci sono i farmaci chemioterapici».

Soprattutto, non convince la ripartizione di tagli e concessioni di risorse. Mentre la sanità perde un ulteriore miliardo e mezzo, gli enti locali altri 2,2 miliardi, anche il pericolo più sbandierato dall'esecutivo - l'aumento dell'Iva - a non è stato del tutto sventato: da luglio 2013 l'Iva salirà di un punto percentuale, anziché due: dal 10 all'11% e dal 21 al 22%. Sarà solo in parte compensato da una leggera sforbiciata alla due aliquote più basse dell'Irpef (rispettivamente, dal 23 al 22% e dal 27 al 26%).

Di fronte a questi ennesimi sacrifici che vengono richiesti ai cittadini italiani, di fronte alla spesa inutile ma necessaria di 300 milioni per fermare il progetto del ponte sullo Stretto di Messina non c'era modo migliore di investire i quasi 800 milioni di euro stanziati in tre anni per la Tav Torino-Lione? Sono pari alla metà degli interi fondi concessi al trasporto pubblico locale, pari a 1,6 miliardi di euro. Da finanziarsi tramite il gettito sui carburanti, questa attenzione al Tpl rimane comunque una delle rare luci positive contenute dalla legge di stabilità.

Legge che punta invece a spegnere proprio le luci delle città italiane, con l'operazione già soprannominata "cieli bui". È già molto che un provvedimento volto al risparmio energetico sia contenuto all'interno della manovra, ma dovremo vedere quanto si deciderà di puntare sulla  «razionalizzazione e ammodernamento delle fonti di illuminazione in ambienti pubblici» piuttosto che sullo sbrigativo spegnimento di punti luci, col rischio di spopolare e rendere ancora più insicuro il volto notturno delle nostre città. 

In generale, anche quando compare una traccia di sostenibilità (ecologica ed economica, più che sociale) nelle carte che incideranno comunque con profondità nel futuro di questo nostro Paese, la sensazione rimane quella di provvedimenti raffazzonati alla bell'e meglio. Pressato da una parte dal tempo che sfugge tra le dita e verso le prossime elezioni, dall'altra da un'impostazione sclerotica che insiste nel cercare la strada per lo sviluppo a colpi di austerità, il governo non riesce ad impostare una progettualità solida e condivisa, ma dettata dall'emergenza.

A rimarcare la possibilità di un'altra via per provare a districarsi nella costante della crisi rimane per il momento l'allarme ribadito da Bersani: «È ora di dire all'Europa che di manovra in manovra rischiamo di affondare tutti». Sperando in un ritorno di una politica dei tempi lunghi dopo quest'inverno alla porte, col ritorno della luce primaverile e delle elezioni nel 2013.

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